Skip to main content

Ferrara film corto festival

Ferrara film corto festival


Festival Internazionale 2024 a Ferrara. Una bella avventura.

 Anche a Ferrara, dove abito dal 1988, come a Venezia, dove ho trascorso i dieci anni precedenti, un evento più di altri rappresenta il mio ‘abbraccio’ con la città che mi ospita. A Venezia era la Mostra del Cinema, fantastico momento che coincideva col ritorno dalle vacanze estive, il ritrovare gli amici, la ripresa ‘dolce’ dell’anno scolastico che mi avrebbe vista impegnata nei mesi successivi.

Il Lido di Venezia splendeva di incontri, film, luci e colori e, nei momenti liberi dagli spettacoli, mi offriva il calore e la luce delle sue spiagge settembrine. Le proiezioni poi si ripetevano in serata in Campo Sant’Anzolo e lì mi sentivo ‘a casa’.

Dal 2007 l’inizio di ottobre è ricco, vivace e stimolante, a Ferrara, grazie al Festival di Internazionale. Mi ritrovo, conservato in una cartella, l’articolo che scrissi, sempre per Periscopio, a commento del primo evento dell’edizione del 2022 e mi tornano sensazioni che, dopo un anno in cui altri impegni mi hanno tenuta lontana da Ferrara nel weekend del Festival, mi hanno avvolta pure in questa diciottesima edizione, nel muovermi e osservare per le vie e le piazze il “popolo di Internazionale”: giovani e meno giovani, ferraresi e non, con in mano o nelle tasche di giacche o zaini, il “libretto giallo”.

Quest’anno il valore aggiunto, per me, è stato aver ricevuto, dal ‘mio’ giornale, l’accredito-stampa, che mi ha permesso, previa prenotazione degli ingressi, di accedere agli eventi saltando le file, così che potessi trovare quasi sempre un buon posto a sedere, indispensabile per la mia necessità di prendere appunti con matita e quadernetto.

In realtà, quando vivo il festival da semplice appassionata mi piace pure fare le file, perfino quelle per i tagliandi, condite dal rischio di sentirsi dire che quell’evento a cui tenevi tanto era tutto esaurito. Le file a Internazionale sono spesso occasione di begli incontri, di scambio di riflessioni, pensieri, commenti e chiacchiere stimolanti.

E veniamo ad una sintesi, spero ragionata ed interessante, degli eventi significativi che ho seguito nei tre giorni. Spinta dagli stimoli ricevuti due giorni prima all’interno di un incontro organizzato dal gruppo Ferrara, le donne e la città (di cui ha parlato l’amica Roberta Barbieri nel suo articolo Vite di carta. Il gelso di Gerusalemme e l’ecocidio, pubblicato su Periscopio mercoledì 9 ottobre) e dal mio interesse pluriennale, anche di docente, per la città, ho scelto venerdì 4 ottobre l’intervento del sociologo Alfredo Allietti e dell’urbanista Romeo Farinella dal titolo Contro la città autoritaria.

Ero andata a colpo sicuro nella scelta del primo evento, prima ancora di consultare l’intero programma, sia per il tema che per la stima certa nei confronti dei due relatori, di cui già avevo letto e ascoltato interventi interessanti e coinvolgenti.

Poi Marco Bresadola di UniFe introduce l’incontro e lo inserisce in un ciclo di tre, tutti dedicati alla città e tutti organizzati in collaborazione con Agenda 17 – Web magazine del Laboratorio Design of Science – che non conoscevo e che all’istante mi incuriosisce.

E così si delineano, a partire da questi sicuri appuntamenti, le mie tre giornate di Internazionale! Sabato 5 ottobre tornerò qui In aula, facoltà di Economia, a sentir parlare il fisico Donato Vincenzi di Sostenibilità a domicilio e domenica 6 ottobre ascolterò le filosofe del diritto Maria Giulia Bernardini e Orsetta Giolo ragionare di Abitare i diritti.

L’incontro di venerdì è coordinato da Michele Fabbri, direttore, con il già citato Marco Bresadola, di Agenda 17, che si fa portatrice dei 17 obiettivi ONU della città sostenibile (sconfiggere la povertà- sconfiggere la fame – salute e benessere – istruzione di qualità – uguaglianza di genere – acqua pulita e igiene – energia pulita e accessibile – lavoro dignitoso e crescita economica – industria, innovazione e infrastrutture – ridurre le disuguaglianze – città e comunità sostenibili – consumo e produzione sostenibili – agire per il clima – la vita sott’acqua – la vita sulla terra – pace giustizia e istituzioni forti – partnership per gli obiettivi) e che contiene, tra gli altri significativi materiali, il Manifesto contro la città autoritaria redatto proprio da Allietti e Farinella.

Il punto di vista del sociologo è stato coniugato da Allietti in un percorso che, delineando i diversi momenti di vissuto dentro e fuori delle città tra gli anni ’70 e l’oggi, si è concentrato sull’importante tema della ‘crisi della ragione democratica’ e connesso ‘infantilismo della politica’ con conseguente ‘egemonia dell’economico’ che crea disumanizzazione: da ciò la città autoritaria, in cui profitto e rendita portano a forme di riduzione di diritti e di spazi di democrazia.

Festival Internazionale 2024 – Farinella-Fabbri-Allietti

La visione dell’urbanista è stata articolata da Farinella a partire dal collegamento con il riferimento, verso la conclusione dell’intervento di Alfredo Allietti, ai guasti del neoliberismo che, sostiene Farinella, non è in crisi anzi è in crescita: esso, nei paesi autoritari, si materializza nei molti esempi di rigenerazione urbana e nella invenzione di nuove città e nei paesi democratici determina situazioni più complesse, giacché spesso la ricerca del bello da parte dell’uomo consumatore produce sfruttamento di risorse, di migranti; si crea il fenomeno della gentrificazione, si realizzano città smart che rispecchiano il paradigma della nuova realtà urbana che non tiene conto delle condizioni di vita dei lavoratori.

L’analisi completa dei due relatori e il successivo dibattito non possono essere ridotti in queste poche righe, per cui rimando chi fosse interessato alla lettura dei molti interventi su questo e altri temi legati ai 17 obiettivi ONU presenti nelle molte ricche pagine online di Agenda 17.

Ulteriori spunti sul versante dei consumi energetici ha offerto il giorno seguente l’intervento, dall’emblematico titolo Sostenibilità a domicilio, del fisico Donato Vincenzi, che, a partire da definizioni e dati relativi alle fonti energetiche, rinnovabili e non (nucleare, solare, geotermica, combustibili fossili), ci conduce a definire la necessità di ripensare le città in chiave sostenibile, ipotizzando un modello nuovo che tenga conto del dato importante secondo cui la transizione ecologica è per il 22 % realizzabile in ambito residenziale: è opportuno quindi definire il ruolo degli edifici accanto a quello del settore industriale e quello dei trasporti.

L’obiettivo, relativamente agli edifici, dovrebbe essere espresso nella formula Nearly ZERO energy building, energia degli edifici vicina allo zero. Per cui, dopo aver illustrato aspetti e benefici del fotovoltaico, Vincenzi si è concentrato sul tema, di cui in tempi recenti ho sentito spasso parlare esperti e non; soprattutto mi hanno attratto gli svariati esempi di concreta realizzazione da parte di conoscenti: le Comunità Energetiche Rinnovabili. Si tratta, ci spiega, di un “soggetto giuridico formato da clienti finali e/o produttori che si aggregano in una forma di società” regolamentato da una Direttiva Europea RED II del 2018 e, in Italia, dal D. Lgs. 199/2023.

I punti forti della CER, riassumibili nell’importante risultato del “creare valore”, si concretizzano nel procurare lavoro, flussi di cassa e garantire investimenti a baso rischio. Il sistema che sta alla base delle CER prevede un sapiente intreccio delle fasi di: costituzione della squadra, progettazione, replicazione, realizzazione, gestione e governance e questo intreccio non è sempre di facile attuazione, ma è bene sapere che se riusciamo a superare gli ostacoli il futuro è già qui.

Il tema insopprimibile dei diritti è stato affrontato in termini filosofici e giuridici domenica 6 ottobre da Maria Giulia Bernardini e Orsetta Giolo nell’incontro moderato da Marco Bresadola, che ha introdotto, inquadrandolo in una visione di città che tenga conto, anzi che deve tener conto, dei principi fondativi della πόλις greca, da cui derivano le nostre comunità cittadine.

Festival Internazionale 2024 – Bresadola-Bernardini-Giolo

Abitare i diritti è il significativo titolo dell’incontro, che Orsetta Giolo apre con una potente quanto drammatica dichiarazione, rapportata alla esplicativa immagine di una città bombardata: LA GUERRA COME NEGAZIONE DEL DIRITTO. La relatrice afferma, l’unico orizzonte valido per la concreta realizzazione dei diritti è la città in pace.

L’applauso caldo che accoglie queste parole si offre quasi come ‘tappeto sonoro’ ai discorsi che seguiranno. Dopo una premessa tesa ad illustrare le principali caratteristiche delle teorie critiche del diritto, cui le due relatrici rapportano i loro studi, Maria Giulia Bernardini ci porta nel concreto degli spazi, visto che il diritto, afferma, ha bisogno di un “dove applicativo”, e occorre riflettere sul modo in cui gli spazi sono regolati; è la città il nuovo centro di analisi e riflessione in tema di diritti.

I diritti umani sono, devono essere universali, aggiunge Orsetta Giolo giacché appartengono a tutte le persone, nessuno escluso; se, ragionando alla luce del nesso tra soggetti, diritti e spazi urbani, si osserva che nella città contemporanea i diritti vengono rapportati a singoli territori, essi si depotenziano e si trasformano in privilegi. La città come spazio del potere precarizza i diritti, non rileva lo status di persona; si creano gerarchie dell’umano, si assiste alla frammentazione del godimento dei diritti.

La tensione tra diritti e città è oggi fortissima. Si accentuano, fa notare Bernardini, le forme di marginalizzazione di quello che lei chiama “soggetto a-vitruviano”, che perde perfino il “diritto a esserci” (fa gli esempi dei disabili e degli anziani e di altri soggetti, che non si adattano alla città e che vengono ‘confinati’ in istituzioni totali o collocati in luoghi lontani dalla città).

Elenca termini e problemi già evidenziati da altri relatori e di frequente stigmatizzati: gentrificazione, abbandono (espulsione?) dei centri cittadini, barriere architettoniche, forme di “architettura ostile”. La soluzione sta nel ripartire dai diritti e “costruire” la libertà di abitare.

Una prospettiva, suggerisce Orsetta Giolo in conclusione, capace di offrire uno sguardo sapiente sulla progettazione e gestione delle città è quella femminista, che propone soluzioni pratiche e riflessioni teoriche a partire dalla teoria critica alla neutralità… e qui un cerchio si chiude, giacché proprio di città femminista si è parlato a lungo nel Convegno di giovedì 3 ottobre che ho citato in precedenza come motore di mie scelte ed interessi vecchi e nuovi.

Ma la mia ‘storia bella’ con Internazionale non è finita qui: non mi potevo perdere un “incontro galeotto” degli studenti e studentesse del Liceo Ariosto, rappresentanti dell’ormai noto, fra gli scrittori, progetto Galeotto fu il libro: sabato 5 ottobre al Ridotto del Teatro ho seguito l’interessante e perfino divertente dialogo a più voci con il climatologo e meteorologo Giulio Betti sui temi e problemi che lui affronta nel saggio Ha sempre fatto caldo.

E, regalone conclusivo, il pomeriggio di domenica 6 ottobre, seduta in prima fila nella platea dello splendente Teatro intitolato a Claudio Abbado, uno stimolante viaggio lungo le “Strade” tracciate dalla giornalista di Internazionale Giulia Zoli nell’intervista a due voci, tra ironia e poesia, a Alice Rohrwacher e Zerocalcare.

Alice Rohrwacher
Zerocalcare

Cover: Giulia Zoli con Alice Rohrwacher e Zerocalcare – Festival Internazionale, 6 ottobre 2024

Immagini realizzate dall’autrice

Per leggere gli articoli di Maria Calabrese su Periscopio clicca sul nome dell’autrice

Ferrara film corto festival

Iscrivi il tuo film su ferrarafilmcorto.it

dal 23 al 26 ottobre 2024
Quattro giorni di eventi internazionali dedicati al cinema indipendente, alle opere prime, all’innovazione e ai corti a tematica ambientale.

tag:

Maria Calabrese

Pugliese di Foggia, trapiantata a Venezia, poi a Ferrara, il che dimostra che amo le città belle. Amo altresì i libri, i quadri, i dischi, l’archeologia. Ho studiato letteratura e lingue classiche e le ho insegnate per molti anni con grande passione. Canto in un coro, studio la fisarmonica di papà. Amo scrivere ma ancor più leggere, anzi nel leggere e nell’incontrare scrittori mi capita di trovare linfa per il mio scrivere.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it