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Ferrara film corto festival

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Se il PD e la Sinistra continuano a sbagliare.  Ferrara: appunti del dopo elezioni

Il 30 settembre scorso “Pluralismo e dissenso” mi ha invitato a partecipare a una discussione pubblica sulla sconfitta elettorale del centro-sinistra alle ultime elezioni comunali di Ferrara. “Periscopio” mi ha proposto di scrivere quelle mie personali considerazioni. Ringrazio Mario Zamorani e Francesco Monini per questa opportunità di riflettere sulle vicende, non solo locali, della politica del centro-sinistra, cui appartengo anche se ormai (solo) da spettatore. Andrò per punti, scusandomi per la sintesi forse eccessiva con cui tratto alcuni temi che meriterebbero una ben più ampia discussione. Una discussione che spero si apra, prima che sia troppo tardi.

1 : Quando ho partecipato, nel 2007 a Mirafiori, alla nascita del Partito Democratico ero convinto che, dopo 60 anni di contrapposizione, si stessero finalmente unificando il meglio della cultura riformista del PCI con il meglio di quella cattolica-sociale della DC. Dopo 17 anni la mia opinione è che si siano invece unificate le due prassi di gestione partitocratica fatte di correnti personali, poca dialettica interna sui contenuti (molta sulle poltrone) e distacco dai problemi dei territori e della gente

2 : Sia a livello nazionale che a livello locale è prevalsa l’idea che il PD avesse (ed abbia) una rendita di posizione che garantisca, malgrado la distrazione, il consenso elettorale. Per cui, una volta decisi internamente i candidati, il voto sarebbe comunque giunto in continuità con le dinamiche politiche del secolo scorso.

3 : Non è accaduto così alle elezioni nazionali del 2013 e nemmeno a quelle locali del 2019 e 2024. Le elezioni politiche del 2023 hanno dimostrato che vince chi rappresenta una innovazione e non una continuità: chi parla ai cittadini (anche se alla loro pancia piuttosto che non alla loro testa) e non chi si misura solo con le élite intellettuali, istituzionali, amministrative e partitiche.

4 : Se questo è vero, credo sia necessario “rifondare” il PD, prima che non abborracciare delle alleanze senza una identità culturale e programmatica condivisa. Per dirla in fretta, occorre costruire un campo largo sociale prima di improvvisarne uno politico che, da solo, non sta in piedi. Ho votato Schlein nella speranza che rigenerasse il PD: spero ancora ci possa riuscire.

5 : In caso contrario continuerà a crescere il partito delle astensioni: primo partito in Italia in quanto a numero di non votanti. E questo faciliterà il successo del centro-destra.

6 : Per venire a noi: è il centro-destra che ha vinto a Ferrara o il centro-sinistra che ha perso? La mia personale opinione è che nel 2019 (stando ai numeri assoluti, non alle percentuali dei voti) sia stato il centro sinistra a perdere. Nel 2024, invece, dati gli spostamenti dei voti (anche del PD) tra le elezioni europee e quelle comunali, sia stato il centro-destra ad attrarre più voti e quindi a vincere. Non essendo il centro-sinistra stato in grado di allargare nemmeno il numero dei cittadini votanti (non solo dei propri consensi).

7 : Questo un punto che a me pare fondamentale. Se si va alle elezioni fidando sulla propria “rendita” e quindi individuando “un solo capitano” da imporre a tutte le forze, indipendentemente dalla capacità di allargare i consensi degli elettori è molto probabile che si perda.

8 : Altra cosa sarebbe stata se il “tavolo” del centro-sinistra avesse deciso esplicitamente e in trasparenza di condividere alcune priorità programmatiche e dar vita, come sempre si è fatto, a diverse liste che poi sarebbero confluite sul nome del più votato tra i candidati. Invece l’accordo si è fatto, “a prescindere” (come diceva Totò) su un nome, addirittura impedendo da Roma l’uso di altri simboli politici se in dissenso da quel nome. Un’assurdità che nemmeno negli anni 50 si è mai vista.

9 : Se si parla solo di nomi, c’è il rischio che le alleanze si facciano a prescindere dai contenuti e dalle culture politiche di ciascuno e che allo stesso “tavolo” si presentino forze politiche anche molto distanti da una cultura di centro-sinistra (come è accaduto nell’ultima tornata elettorale).

10 : Non so di chi siano le responsabilità personali e dirette di queste scelte sbagliate (e nemmeno mi interessa saperlo). Se vogliamo ricostituire una cultura politica del PD e del centro-sinistra credo si debba partire prima di tutto dall’ascolto dei cittadini (i giovani, le donne e gli anziani) e dei loro bisogni: nei quartieri e nei territori extraurbani e da lì costruire un programma politico partecipato e condiviso. Un campo largo sociale prima che politico, appunto. Altrimenti altro che campo, l’orto resta piccolo e partitico: una tattica di sopravvivenza e non di rigenerazione del centro-sinistra.

 

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Gaetano Sateriale

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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