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Gaza, oltre 6mila palestinesi dispersi a causa degli attacchi israeliani

Articolo originale su Valigia blu del 16 luglio 2024

Ogni giorno, Abu Ali Zahir si avventura tra le macerie della sua abitazione nella speranza di ritrovare vivi alcuni dei 23 parenti rimasti seppelliti dopo un attacco delle forze israeliane. “Vado tra le macerie e urlo i loro nomi, sperando che qualcuno mi risponda”, dice al Guardian. Finora, a 60 giorni di distanza dal bombardamento, sono stati estratti 16 corpi dei suoi familiari. Gli altri sette risultano ancora dispersi.

Secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), sono circa 6.400 i palestinesi ritenuti dispersi dallo scoppio della guerra tra Israele e Hamas il 7 ottobre, in gran parte rimasti intrappolati tra le macerie, come i parenti di Abu Ali Zahir, oppure sepolti senza essere stati identificati o detenuti da Israele, scrivono Lorenzo Tondo e Sufian Taha in un articolo sul Guardian.

“Ogni settimana possiamo ricevere tra le 500 e le 2.500 segnalazioni”, afferma Sarah Davies, portavoce del CICR. “Ci sono innumerevoli ragioni per cui le persone vengono separate in una zona di guerra. Se ci sono esplosioni nelle vicinanze, le persone sono in preda al panico, fuggono e si perdono. A volte è buio ed è pure difficile vedere. Oppure, in queste situazioni caotiche, può capitare di perdere i propri telefoni, le connessioni possono essere interrotte, le schede sim vengono cambiate”. In molti non sono in grado di sapere neanche in quali ospedali i propri familiari feriti vengono trasportati.

Le limitazioni per l’accesso di esperti forensi e dei diritti umani e gli attacchi sugli ospedali complicano ulteriormente gli sforzi di documentare le vittime e identificare i deceduti. “L’intensità degli attacchi aerei israeliani e delle ostilità tra le parti – così come le bombe inesplose e i missili tra le macerie – rende troppo pericoloso per le famiglie, i primi soccorritori e gli operatori umanitari cercare le persone disperse tra le macerie”, afferma Save The Children in un recente rapporto.

Finora, dal 7 ottobre, il CICR ha segnalato più di 8.700 palestinesi scomparsi a Gaza. Di questi, 2.300 persone sono state individuate: questo significa che le famiglie sono riuscite a trovare i parenti dispersi, vivi o morti. Ma, spiega il CICR, il numero effettivo di palestinesi dispersi è probabilmente notevolmente più alto, in parte perché non tutte le famiglie sanno di poter contattare la Croce Rossa, in parte perché in alcuni casi sono state uccise intere famiglie e nessuno può dunque denunciare la loro scomparsa.

Nei giorni scorsi gli attacchi non hanno risparmiato né scuole né zone che dovrebbero essere al riparo da attacchi. Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha dichiarato che 141 palestinesi sono stati uccisi e 400 persone sono rimaste ferite da attacchi aerei israeliani da sabato scorso.

Un bombardamento ha colpito la zona di Al Mawasi, dove sono rifugiate moltissime persone rimaste senza casa. Al Mawasi era stata definita una “zona umanitaria sicura” dall’esercito israelianio. E invece le forze israeliane hanno ugualmente attaccato l’area, densamente popolata, a loro dire per colpire un leader di Hamas, Mohammed Deif. Tuttavia, né l’esercito né il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu hanno potuto confermare che nel bombardamento sia stato ucciso Deif. Quel che è certa è l’uccisione di centinaia di persone rifugiate in un’area che ritenevano sicura. Secondo un’analisi delle immagini aeree del bombardamento da parte del New York Times , nell’attacco sarebbero state usate bombe da 2mila libbre (circa 900 chilogrammi) che vengono usate raramente in aree densamente popolate da civili per il loro effetto devastante.

Nelle scorse settimane altri attacchi hanno colpito diversi edifici scolastici. “Quattro scuole sono state colpite negli ultimi quattro giorni. Dall’inizio della guerra, due terzi delle scuole UNRWA a Gaza sono state colpite, alcune sono state bombardate, molte sono state gravemente danneggiate”, ha dichiarato il Commissario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (UNRWA), Philippe Lazzarini, in un post su X.

Il 9 luglio, almeno 25 persone sono state uccise dopo un attacco israeliano vicino a un edificio scolastico che ospitava sfollati gazesi nella parte orientale di Khan Younis, nel sud di Gaza. Alcuni giorni prima, il 6 luglio, un altro attacco aveva causato almeno 16 morti in una scuola dell’UNRWA a Nuseirat, nel centro di Gaza, a cui hanno fatto seguito il 14 luglio altri bombardamenti su una scuola di Gaza City che ospitava centinaia di rifugiati e che hanno causato la morte di 22 persone.

“Quanti bambini, medici, donne, anziani e semplici residenti uccisi a Gaza vale Mohammed Deif? Quanto sangue deve essere versato per l’appetito dei vertici militari e politici? Quante persone potrà uccidere Israele fino a quando tutto questo non sarà considerato un crimine ai suoi stessi occhi? Dove si ferma il massacro?”, si chiede il giornalista israeliano Gideon Levy su Hareetz. “La risposta è preconfezionata: ‘Quanti sono necessari’. In altre parole: non c’è un limite”.

In copertina: Gaza bombardata – frame video Channel 4 News via YouTube

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