Parole a Capo
Francesco D’Angiò: Alcune poesie da “L’equilibrio degli scarti”
Tempo di lettura: 4 minuti
“C’è grande povertà nel mondo: quella delle persone che non sono mai contente di nulla, quella di chi non sa né ridere né piangere, quella di coloro che non sanno dare nulla di sé agli altri. Poi c’è la povertà ancora più gelida: quella dovuta alla mancanza d’amore.”
(Romano Battaglia)
come la radice del silenzio
e la mano sul sogno sversato,
con il tempo che sfigura
nelle ferite sconosciute,
chiuse nei fori della pioggia
e mai venute fuori
neanche nei giorni
delle foglie concave.
L’anima è a disagio
quando la promessa
della cattiva sorte
giunge puntuale,
nella buona c’è una folla
di sconosciuti in festa
fino a quando la memoria torna
per il riconoscimento di ognuno.
A volte, il nome sui vetri brinati
è privo delle ultime lettere
che ci frugano il rimpianto,
poco prima che l’alba inciampi.
ma erano trascorse già
diverse tiepide lune
quando ancora rimuovevo
dalle macerie
lo sporco in superficie,
in compagnia della vana gloria
di lamine di cielo
a ricoprire ciò che restava
delle lacrime tinteggiate
di rauco lamento,
si stava costruendo il ricordo
di vernice fresca,
la tragedia da soffiarci su
un volo di gabbiani al tramonto,
vicino anche il mare rotto
a guscio d’uovo
per fare miglior figura.
Infine, l’inchino del dispiacere
due volte fece il giro dell’isolato.
Se fossi il tuo ventre in attesa,
aspetterei la piegatura delle primule
prima di attraversare il deserto,
e c’è stato un tempo dove le madri
alla ruota, facevano la preghiera
con i piedi bagnati nel sangue rotto,
ora però la vista si è affievolita
e di notte cerca forza nei pezzi di ferro
poggiati sul cuscino, e non farci caso
se ti sei già perso tra queste parole,
a volte la notte più lunga passa
come il viaggio da fermo
con il posto davanti al finestrino.
Pensa, c’è chi ha visto la ruggine
ballare con il ferro più esperto,
e noi al di fuori nel silenzio
viviamo l’equilibrio degli scarti.
Oggi non scriverò nulla
e non dovrai riconoscermi.
GLI INCOMPLETI DI PENA
Non si può dimenticare
chi non si conosce,
ma voi che siete così bravi
ad apprezzare chi afferma
di sapere come soffre la parola
quando si sveste tra altri corpi nudi
che sono nudi da tanta pelle,
ditemi in quale margine
si sta bene al centro
così da replicare la distrazione
dovuta agli incompleti di pena,
e ditemi anche come si può spiegare
la mimesi del bene a chi
deve abituarsi ai prestiti del tepore
di breve durata.
E ditemi ancora come ci si può
dolere di un’altra speranza,
nell’attesa che un livido di luce
venga a cercarmi.
LA QUINTA STAGIONE
La carne salta i giorni,
e in un vassoio le muffe
distraggono la leggerezza
delle letture lasciate a metà,
la rivista servita a raccogliere
le mele in offerta.
Il disordine va oltre le pareti
e non viene più nessuno da tempo,
quando si muore a scaglie
è da molto prima
che ci si deve allontanare.
Se ricordi una frase, scrivila in fretta
prima che le tasche proiettino
la trama dei pezzi di cibo
caduti di nascosto,
una vergogna simile alla quinta stagione.
Farà ancora giorno
e d’intonaco cadrà il cielo,
qualcuno porterà via le ultime cose.
L’ORA D’ARIA
L’attesa deturpata del volto dei belli
è come la lingua muta dei poeti,
sempre sulla soglia
tra il presente e il nulla,
paziente nel forgiare l’alba
di un universo sbrigativo
nelle sue pendenze.
Tra noi e la recita c’è un pessimo impresario
con poca gratitudine quando ci mordiamo
i dispiaceri con consumata maestria.
Basterebbe spogliarsi dall’asfissia
del già tutto previsto,
ignoto come la regola del retro delle cose,
e frequentare poco il bel giardino
orlato di sterpi
per guarire ammalandosi di comprensione,
per aspettare maggio e la sua piaga
del buono per diletto, solitario nostro
a specchio d’acqua che sembrano liquami,
ma sono solo secchi rami di compagnia
all’ora d’aria,
la prigione è fuori.
A due anni dalla precedente uscita della raccolta poetica “Verranno a perderci in trionfo“, Francesco D’Angiò dà alle stampe la sua terza raccolta di poesie “L’equilibrio degli scarti”, G.C.L. Edizioni, marzo 2024, con una preziosa nota di lettura di Alfonso Guida. Tra le tante liriche di pregio e profonde, ne ho scelte alcune, ripromettendomi di ritornarci sopra quanto prima.
Sostieni periscopio!
Pierluigi Guerrini
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
Lascia un commento