Daniele Lugli: manifestazioni, controllo, repressione. Quale formazione per le forze di polizia?
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Daniele Lugli: manifestazioni, controllo, repressione. Quale formazione per le forze di polizia?
(pubblicato su Azione Nonviolenta)
L’intervento delle forze dell’ordine, nelle manifestazioni o in altre situazioni critiche, può avere segno diverso in relazione a tanti fattori. Tra questi, il mandato e la formazione impartita agli agenti. Ne parla Daniele Lugli [vedi qui un ricordo di un ricordo di Pasquale Pugliese] in questa intervista condotta da Elena Buccoliero nel 2015. In quel momento Daniele era Difensore civico della Regione Emilia-Romagna e si era interessato anche di questi temi in seguito a episodi specifici. Non rientravano esattamente nei suoi compiti (tra le materie di competenza di un difensore civico non c’è il lavoro delle forze di polizia), ma lui si era attivato ugualmente contando sulla leale collaborazione tra le istituzioni che, a onor del vero, ha sempre ricevuto.
In un pensiero nonviolento, sarebbe possibile una società senza polizia?
Gandhi la collocava in un futuro che non riusciva a vedere, anche se attribuiva questa miopia alla insufficienza della sua persuasione nonviolenta. Capitini ha parlato della necessità di forme di collaborazione con la polizia dandone quindi per scontata la presenza, anche se esperta nell’uso di strumenti non letali. Credo si possa prendere sul serio un’affermazione di Gandhi secondo la quale proprio gli agenti per la sicurezza pubblica dovrebbero essere “riformatori”, le avanguardie in un certo senso di una profonda trasformazione della società verso la nonviolenza, proprio perché a loro è affidata la possibilità di usare il massimo della repressione e della coercizione, sempre nel quadro di una democrazia che ha per sovrano il popolo, non il generale o il capo della polizia, o il Presidente della Repubblica, o il capo del Governo. Il loro comportamento concreto ci dice a quale livello di incivilimento perveniamo. Una formazione aperta, direbbe Capitini, e nel senso che ho cercato un po’ di indicare, mi pare potrebbe mettere su una buona strada.
Cover: La polizia a Pisa immobilizza a terra due studenti, Pisa 23 febbraio 2024 – foto strisciarossa
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Elena Buccoliero
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
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