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Favole africane a Flora Cult

Un’antica favola africana racconta del giorno in cui scoppiò un grande incendio nella foresta. Tutti gli animali abbandonarono le loro tane e fuggirono spaventati. Mentre fuggiva veloce come un lampo, il leone vide un colibrì che stava volando nella direzione opposta. “Dove credi di andare?”, chiese il Re della foresta. “C’è un incendio, dobbiamo scappare!”. Il colibrì rispose: “vado al lago per raccogliere acqua nel becco da buttare sull’incendio”. Il leone sbottò: “sei impazzito? Non crederai di poter spegnere un incendio con quattro gocce d’acqua!?” Il colibrì rispose: “io faccio la mia parte”.

A ognuno, dunque, la sua parte, per quanto piccola, una parte che può contare e fare la differenza, goccia dopo goccia (per restare al colibrì e al mio motto gutta cavat lapidem).

Partendo da questa bellissima favola (d’altronde, adoriamo le favole), incontriamo, alla manifestazione romana Flora Cult (che si tiene a I Casali del Pino dal 24 al 28 aprile), chi, questa parte ha deciso di farla. Con determinazione.

È Simonetta Di Cori, fondatrice del progetto DiCoBruMa. Accoglie i visitatori da un discreto, piccolo ma coloratissimo banchetto che parla di Africa e di quelle tonalità intense che chi ha bazzicato per questo meraviglioso continente ha negli occhi e nell’anima.

Non sono solo i colori dei pittori congolesi di strada ma, oggi, sono quelli delle stoffe, di quei pagnes dai toni accesi che finiscono in opere di sartoria confezionate da mani femminili. Cosa non comune, in Africa, dove i sarti appartenenti al genere maschile sono la regola maggioritaria. In Mali, il mio preferito era Mamadou.

Le stoffe di oggi sono storie di rivalsa, di rinascita, di riscatto, di capacità di uscire dall’ombra in cui malattia, povertà e discriminazione lasciano molte donne svantaggiate.

Il progetto DiCoBruMa, che deve il suo nome ai genitori della fondatrice (Bruno e Mariella Di Cori), nasce nel dicembre 2020, in collaborazione con Bambini nel Deserto onlus, con l’obiettivo di sostenere la produzione dell’artigianato africano femminile attraverso la diffusione in Italia dei prodotti provenienti, inizialmente, da Kenya, Mozambico, Senegal, Sudan e Tanzania. A questi si sono aggiunti, nel tempo, Etiopia, Mali, Togo, Chad e Gambia. Altri ne arriveranno.

Ecco allora bellissime sgargianti tovaglie double face, realizzate in Kenya con molta cura dall’artigiana Evelyne, un’imprenditrice illuminata, una self made woman. E poi ci sono le creazioni di Epheta, dalla Tanzania, stessa determinazione. DiCoBruMa l’ha aiutata a rifare la sua casa. Con la stessa determinazione.

Altre confezioni sartoriali, come borse, zainetti, astucci e grembiuli da cucina provengono dalla collaborazione con Tuinuke na Tuendelee Mbele, “Alziamoci e Andiamo Avanti”, un’associazione di donne sieropositive che, dal 2005, si sono unite in un gruppo di mutuo aiuto, per loro stesse e altre giovani dello slum di Korogocho, a Nairobi, in Kenya.

Rosemary, foto Alberto Favero, AICS

Tuinuke nasce con Rosemary, cresciuta nella stessa Korogocho, dove, incinta, ha scoperto di essere HIV positiva, iniziando così un lungo percorso fatto di dolore fisico, a causa della malattia, ma soprattutto psicologico, perché la discriminazione, l’emarginazione e lo stigma legato al pregiudizio fanno male, quasi quanto la malattia.

Nel momento della diagnosi, la sola certezza pare la morte. Già madre di tre figli, viene esclusa da parenti e amici, isolata, al punto che pure l’accesso al bagno pubblico della baraccopoli le è precluso. Ma la forza di vivere è più forte. Ed ecco la svolta, Tuinuke.

Si uniscono a lei, Lucy ed Esther, quest’ultima oggi contabile dell’associazione, con la stessa volontà di prendere in mano il proprio destino e di non fermarsi davanti a quel muro di indifferenza e violenza sottile che la vita nello slum, se sei sieropositiva, ti mette davanti. Hanno iniziato, nelle proprie case, cucendo tessuti e realizzando collane di perline e piccolo artigianato, per stare insieme e condividere il tempo e la loro condizione. Ma hanno poi iniziato a vendere i loro prodotti e questo infonde fiducia, determinazione e voglia di fare, per cui decidono di insegnare l’arte del cucito anche ad altre ragazze e donne sieropositive, per offrire loro la stessa opportunità.

Prodotti DiCoBruMa

Oggi l’associazione è cresciuta e, oltre a produrre manufatti di cucito e oggettistica con carta riciclata, ha una sede e un laboratorio dove le donne possono incontrarsi, lavorare e progettare le attività future, una piccola realtà che, anche con il supporto della Cooperazione Italiana (AICS) e dell’ONG “No One out”, è diventata un esempio di inclusione socioeconomica e di storia di successo per l’imprenditoria femminile. L’artigianato di Tuinuke è uscito dai confini dello slum ed è arrivato a Nairobi e oltreoceano, con l’aiuto di partner e sostenitori. Perché nulla è impossibile.

Fra vocii di bambini accanto al laboratorio, passi sul marciapiedi e rumore del traffico, il suono delle operose macchine da cucire si apre al cielo e concilia calma e serenità.

Una piccola mostra degli oggetti prodotti è allestita all’entrata del laboratorio. Tutto sa di buono. Storie di donne protagoniste che osano, storie di coraggio e di rivalsa, da condividere e da raccontare. E, soprattutto, da sostenere. Facendo la nostra piccola parte.

Simonetta Di Cori, dal 1983, lavora all’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). È responsabile dei progetti di cooperazione a favore dei Paesi in Via di Sviluppo nel settore statistico, ICT e modernizzazione della pubblica amministrazione. Lavora prevalentemente per i paesi africani. Ha partecipato, quale membro della delegazione ufficiale italiana a diverse Conferenze internazionali organizzate dalle Nazioni Unite. Dal 2004, è la responsabile dell’iniziativa CinemArena che porta il cinema in piazza allo scopo di informare ed educare la popolazione su temi di drammatica attualità: la prevenzione e diffusione delle principali malattie che colpiscono il continente africano, i diritti di donne e bambini. Una nuova modalità di cooperazione e una diversa funzione del film, che diventa strumento di informazione sociale e divulgazione. Dal 2020, porta il progetto DiCoBruMa in varie manifestazioni. Prima di Flora Cult è arrivato, fra gli altri, alla Biblioteca Interculturale Cittadini del Mondo, alla Casa Internazionale delle Donne e al Casale dei Cedrati di Roma. Il ricavato della vendita dei prodotti viene interamente inviato nei paesi africani ed è utilizzato per l’acquisto di nuove macchine da cucire, per la costruzione di nuove strutture (tettoie, bagni), per stampare materiale informativo e pagare costi di funzionamento. Solidarietà senza confini.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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