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da: ufficio stampa Cciaa di Ferrara

Rimboccarsi le maniche e cimentarsi in qualsiasi mestiere. E’ la parola d’ordine delle 88 nuove capitane d’impresa che, nel 2014, sono andate ad ingrossare l’esercito di oltre 7.400 donne imprenditrici ferraresi. Il bilancio dell’Osservatorio dell’economia della Camera di Commercio si conferma, anche nel 3° trimestre 2014, positivo: +1,2 % il tasso di crescita dell’universo delle imprese guidate da donne rispetto al 3° trimestre 2013. Oltre alla crescita consistente registrata tra le attività di alloggio e ristorazione, occorre segnalare l’aumento significativo di iniziative femminili anche in comparti ad appannaggio soprattutto della componente maschile, come ad esempio quello delle Attività immobiliari, che comprende anche il noleggio, l’informatica e la ricerca.
In provincia di Ferrara un’impresa su 4 oggi può essere definita rosa: sono infatti più di 7.400 le imprese femminili attive, con una rappresentatività nel mondo imprenditoriale locale superiore alla media regionale (22,4% contro il 20,4% dell’Emilia-Romagna) e prima provincia in regione per tasso di imprenditorialità femminile. Dopo Ferrara le quote più alte si registrano a Piacenza e Rimini, mentre le altre province della regione rilevano valori che non si discostano molto tra loro, fatta eccezione per Reggio Emilia, dove l’indicatore vale solo il 17,6%, quasi cinque punti in meno rispetto a Ferrara. Le imprese femminili ferraresi costituiscono così l’8,8% del totale regionale. Da sottolineare che rispetto al 3° trimestre 2013, Ferrara è risultata l’unica provincia della Regione Emilia Romagna con segno positivo, mentre il dato complessivo regionale ha registrato un calo delle imprese femminili pari al – 5,7% , più contenuto comunque ala contrazione avvenuta a livello nazionale (-9,1%).
Altro dato significativo è quello degli addetti nelle imprese femminili: solo in provincia di Ferrara si registra un incremento di addetti rispetto al 3° trimestre 2013 superiore al 5% contro il decremento regionale del -9%. Le imprese in rosa aumentano nel segno della maturità imprenditoriale: nei dodici mesi analizzati, infatti, a fronte delle oltre 9 ditte individuali in meno, si sono rilevate 53 nuove società di capitali che, aggiunte alle 41 società di persone e alle 2 cooperative in più, hanno determinato il saldo positivo del periodo. In trasformazione anche il profilo settoriale in cui scelgono di operare le capitane d’impresa: alla continua – ormai da alcuni anni – riduzione del loro numero in agricoltura e nel commercio si accompagna ora anche un calo nelle attività manifatturiere (27 in meno tra il 2013 ed il 2014), A queste contrazioni corrisponde però un aumento consistente nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione +68 in dodici mesi, così come crescono le attività tra i servizi alla persona (+41) ed alle imprese (+22). E’ proprio nel settore servizi alla persona, nel quale vengono considerate anche le attività legate al benessere e alla cura della persona, allo sport, allo spettacolo, ai servizi di pulizia, che si registra il tasso di presenza femminile più alto tra tutti i settori della nostra economia: il 60%, praticamente tre impresa ogni cinque. Seguono il settore della sanità (40,5%) e quello degli alberghi e ristoranti (37,6%).
A livello assoluto, sono invece prevalenti tra le attività femminili ancora il commercio (2.025 imprese femminili), l’agricoltura (1.506), quindi le attività dei servizi (966), quelle immobiliari, noleggio e ricerca (953), di alloggio e ristorazione (837) ed infine le attività manifatturiere (489 imprese). La presenza di imprese straniere tra le femminili è in linea con quanto si rileva per la totalità delle imprese, la quota è pari al 7,7%, che cresce al 9% tra le imprese individuali. Con questa forma giuridica le imprese femminili straniere sono aumentate rispetto al 2010 del 41%, ma a crescere sono soprattutto quelle di provenienza extra comunitaria. E se tra le donne non europee che vengono a fare impresa a Ferrara primeggiano le cinesi (una ditta su tre tra quelle con titolare extracomunitaria), seguite dalle nigeriane, le marocchine e le ucraine, una imprenditrice comunitaria su due è rumena (46%, quota in decisa crescita).

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