4 marzo 2005. Il Caso Nicola Calipari: intrighi, depistaggi, l’omicidio
C’è chi oggi, 4 marzo, parlerà della canzone di Lucio Dalla, di quando fu censurata e di tutte le censure nel campo della musica e soprattutto dei film.
Quello che però successe il 4 marzo 2005 non è ne una canzone ne un film.
Giuliana Sgrena, giornalista de Il Manifesto, era stata appena liberata dopo essere stata sequestrata da terroristi in Iraq.
Le polemiche sulla sua liberazione, anzi sul fatto che fosse li, durante una guerra da inviata, non tardano ad arrivare, soprattutto da destra. “Milioni spesi per liberarla”, “se è stata violentata se l’è cercata”, anzi no, insomma alla fine si parlerà di un riscatto di 5 milioni.
“Perché il governo ha dovuto pagare? Lei è andata di sua iniziativa”.
Questo il livello di empatia della destra su una connazionale li per fare il proprio lavoro. Un lavoro rischioso si, ma importante, senza il quale non avremo coscienza degli orrori delle guerre.
Ma il 4 marzo è l’uccisione del funzionario del SISMI Nicola Calipari che aveva il compito di accompagnare la Sgrena in aeroporto.
Siamo in Iraq e c’è la guerra. E quello che succede in guerra viene filtrato, censurato, smentito, oscurato.
Sappiamo che l’auto su cui viaggiavano Calipari, Sgrena e altri due funzionari italiani, ad un check point americano, fu fermata e “bombardata” di proiettili di cui uno colpi il funzionario alla testa.
Alla fine si scoprirà perfino il nome del soldato americano che esplose i colpi per fermare l’auto: Mario Lozano (New York, Bronx, 1969), addetto alla mitragliatrice al posto di blocco, appartenente alla 42ª divisione della New York Army National Guard.
Non ci sono però spiegazioni ma solo illazioni. Da chi vuole credere che sia stato tutto un complotto per uccidere Calipari, chi per rubare il riscatto, chi da la colpa ad un problema di comunicazione e via dicendo: ogni teoria è buona.
Se volete c’è pure la pista malavitosa che porta ai fratelli Notargiacomo (appartenenti alla cosca di Cosenza dei Perna) e su cui Calipari ha investigato per la questura.
La verità però ad oggi (19 anni dopo) è una sola: il soldato che ha sparato non è stato giudicato in Italia perché non di competenza territoriale, nel senso che i problemi gli americani se li risolvono a casa loro (ricordate il Cermis?). Per l’omicidio Calipari nessuno soldato americano è mai stato processato quindi, nessun mafioso condannato, nessun funzionario del SISMI inquisito, nessun Sig. Ministro coinvolto, nessuna giustizia.
Nel 2011 Wikileaks ha pubblicato un cable risalente al 9 maggio 2005 in cui l’ambasciata americana a Roma conferma che “lascerà fare” nel mostrare la nostra versione (“tragico incidente”), senza fornire alcun contraddittorio. In fondo perché chiedersi come mai più di 30 auto che avevano attraversato il posto di blocco solo una è stata presa a mitragliate?
Nella foto di copertina: l’arrivo a Ciampino della salma di Nicola Calipari, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi rende omaggio (©Mauro Scrobogna / Lapresse)
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Nicola Gemignani
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