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Natale al Cafè Puškin di Mosca

Una leggenda d’altri tempi

Siamo in pieno inverno, quello che in Russia arriva presto e che da noi arriva sempre dopo. Pochi giorni al Natale, quello che tempo fa, a Mosca, era ancora sereno, quello dove trascorrevo giorni di condivisione e di profonda amicizia, in attesa di un nuovo anno che sarebbe stato migliore, senza guerre e in pace, ne eravamo certi. Oggi non più.

Si avvicina il momento del tepore, della ricerca di un luogo dove rifugiarsi che accolga con una calda cioccolata in tazza, con un thè verde dall’aroma avvolgente e intenso. Ricordi. Quanti. Il tempo cambia, l’umore e noi stessi pure. La magia si avvicina comunque.

Cafè Puškin, Simonetta Sandri
Cafè Puškin, Simonetta Sandri

Nevica, quelle candida neve leggera che, costante e paziente avvolgerà presto tutta la città, accarezzerà i suoi parchi e giardini eleganti, ammantando tetti e cortili. Un vento frizzantino sfiora alberi e guance, ancora poche ore al Natale e ci siamo, mentre luci di ogni colore avvolgono tronchi e antichi palazzi. I pensieri sono lievi e lontani. Siamo sul viale Tverskoy. Improvvisamente eccoci davanti a una cascata cristallina, quasi di puri, lucenti e trasparenti diamanti, sembra di avere davanti un castello delle favole, vi entriamo piano piano, con rispetto e timore quasi reverenziale, accolti da un educato cameriere che ci accoglie dall’alto della sua bella livrea sfolgorante color melagrana. Se fuori sembra tutto luce e fatto di sola luce, dentro ci accoglie un’illuminazione delicata e soffusa.

Cafè Puškin, Simonetta Sandri

C’è musica, in sottofondo, le note di un’arpa delicata e di un flauto leggero. Gli occhi vanno coccolati, la mente lasciata libera. L’atmosfera è incantata, ci si sente una bella e sontuosa principessa, anche in assenza del principe azzurro che ora si trova lontano. Tutto è imperioso, maestoso, elegante, sfolgorante, accogliente. Oggetti antichi che sanno di oro, come librerie, volumi, cannocchiali e mappamondi affascinano subito e riportano ad altri tempi solenni, quelli magici, quelli fastosi e letterari. Più di 50 anni fa, quando il noto chansonnier francese Gilbert Bécaud si esibì a Mosca, al suo ritorno a Parigi scrisse la canzone Nathalie, dedicata alla sua affascinante guida russa, e raccontò di una cioccolata al Cafè Puškin. Quella che mi piace tanto.

La Piazza Rossa era vuota / Davanti a me marciava Nathalie / Aveva un nome carino, la mia guida / Nathalie. La Piazza Rossa era bianca / La neve faceva un tappeto / Ed io seguivo per quella fredda domenica / Nathalie / Parlava in frasi sobrie / Della rivoluzione di ottobre / Io pensavo già / Che dopo la tomba di Lenin / Si poteva andare al Cafè Puškin / A bere una cioccolata. (…) Niente più domande su frasi sobrie / Né della rivoluzione di ottobre / Non eravamo più là / Finita la tomba di Lenin / La cioccolata da Puškin / Era già lontano. / Ora la mia vita mi sembra vuota / Ma so che un giorno a Parigi / Sarò io a servirle da guida / Nathalie

La canzone divenne popolare in Francia, ma pochi sapevano che quel caffè non esisteva, che si trattava di una fantasia poetica del cantautore. Ma sarà più tardi quella stessa canzone a ispirare Andrei Stellos, un artista e restauratore franco-russo che aprì il Cafè Puškin, il 4 giugno 1999, sul viale Tverskoy, luogo caro al poeta da cui prese il nome. All’inaugurazione, lo stesso Bécaud cantò la sua ormai famosa Nathalie. Questo luogo è ormai una leggenda, ospitato in un palazzo risalente alla fine del XVIII secolo, voluto da un nobile al servizio di Caterina la Grande, che qui si trasferì dopo interventi di architetti italiani.

Cafè Puškin da sito web

Al piano terra vi era una farmacia (che oggi ne mantiene il nome), dove i clienti, in attesa della preparazione della loro medicina o pozione miracolosa, potevano gustare bevande, the, caffè o cioccolata calda. Vi sono specchi, stucchi e soffitti, tutto delicatamente affrescato ed elegantemente dipinto. I soggetti dei soffitti arrivano dal mondo della mitologia: Leda e il cigno, Apollo e le Muse, Pegaso e Perseo, Atena e Afrodite. Ci sono orologi a pendolo, globi, microscopi, porte con griglie di bronzo, copie di statue egizie del British Museum. Il bancone della farmacia è ben conservato, alle sue spalle antiche e preziose porcellane, vasi, bottiglie dalle iscrizioni latine, che, ancora una volta, ricordano pozioni, essenze, lozioni e tinture delle favole. Anche qui sempre e solo magia. Quelle che emanano le stelle lucenti.

Cafè Puškin da sito web

Ci sono anche molti oggetti interessanti che ricordano i grandi progressi tecnologici del XX secolo, come una macchina da scrivere made in Amburgo, una teiera inglese, tazze da cioccolato o un cavatappi. Busti di grandi filosofi del passato salutano e omaggiano il visitatore curioso: sono Diderot, Seneca, Voltaire, Molière, Lomonosov, Socrate e Cicerone a dare il loro caloroso e fortunato benvenuto. Un privilegio per ogni ospite.

Al piano superiore ci accoglie la libreria e il suo mezzanino, l’ambiente più sofisticato, con oltre tremila volumi che vanno dal XVIII al XX secolo. La letteratura russa è rappresentata da Pushkin, Gogol, Belinsky, Turgenev, Saltykov-Shchedrin, Leskov, Tolstoy, Fet, Derzhavin, Zhukovsky, Chekhov e Dostoevsky, quella inglese da Shakespeare, Dickens, Scott e Moore, la francese da Rousseau, Diderot, Maupassant, Voltaire e Montesquieu, l’italiana da Dante e Petrarca, la tedesca da Goethe, Heine, Schiller e Hegel. Ci sono tutti gli ingredienti per una splendida e tranquilla serata.

Credetemi, è un ambiente davvero incantato, dove ci si perde facilmente fra le parole dei libri, la musica delicata, l’eleganza della clientela, l’incanto di un’atmosfera d’altri tempi. Ovviamente gustando cibo delicato tipicamente russo. La porta d’entrata, avvolta in cristalli di neve, annunciando magia, non ha mentito. Mai. Nulla qui vi deluderà. Parola di scout dalla memoria lunga. Allora come ora. E magari anche domani.

Cafè Puškin, Viale Tverskoy, Edificio 26-A, Mosca, http://cafe-pushkin.ru/

 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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