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Tra un libro letto e un libro presentato: Nome in codice Renata di Alessandro Carlini 

“Tra un fiore colto e l’altro/donato/l’inesprimibile nulla“: non riesco a distogliermi dalla poesia che Giuseppe Ungaretti ha intitolato Eterno, avverto prima di tutto lo spazio che si crea tra i due fiori e ciò che viene predicato della voragine che li divide. Eppure sono legati tra loro, sono entrambi un fiore.

nome in codice Renata Alessandro CarliniSento di dover procedere così, se voglio mettere a fuoco ciò che ho pensato dopo lo scorso venerdì sera, dopo avere presentato alla Biblioteca Popolare Giardino il prezioso libro di Alessandro Carlini, Nome in codice Renata, dedicato alla figura straordinaria di Paola Del Din, medaglia d’oro al valor militare per il suo operato di agente dei servizi segreti britannici fra il 1944 e il 1945.

Di questo libro ho parlato in Storia della patriota Paola Del Din, uscito su Periscopio il 16 agosto 2023, pochi giorni prima che Paola compisse cento anni.

Ne avevo fatto una prima lettura e avevo recepito il valore storico della biografia di Paola. Mi era arrivata la intensa curvatura emotiva delle storie di vita di tanti patrioti che, come lei, hanno dato vita alla Resistenza italiana.

Che bella anche la cornice narrativa: una serie di incontri tra lei e Alessandro, in cui la memoria si esercita potentemente sul nostro recente passato e si fa lucida lettura anche del presente. Intanto la solidarietà tra loro scava l’alveo di una profonda amicizia.

Ne ho fatto la seconda lettura in preparazione della serata di venerdì 3 novembre, per far sì che il libro “colto” potesse venire “donato” e diventare molto altro.

Dall’apertura dell’incontro non sono più stata solo la lettrice silente del testo, sono diventata la voce dotata di microfono che ha detto “Buonasera a tutti gli amici che sono qui per conoscere la biografia di una grande donna, ecc…”

Ho poi fatto domande ad Alessandro, seduto alla mia sinistra, cercando di sottoporgli i nodi della sua narrazione dentro il libro, ascoltando le risposte ampie e precise, le ragioni della sua scrittura tanto rigorosa.

Paola Del Din

Anche tanto carica di umanità, in una storia come questa che intreccia il suo al destino di Paola Del Din: qualcosa di esiziale che hanno provato entrambi a un certo punto della loro esistenza. A un passo dal perderla, hanno ritrovato la rinascita, a cui Alessandro assegna la propria opera di giornalista e di scrittore, mentre Paola nell’incipit del libro dice con prontezza un nome e una precisa etimologia: da combattente prende il nome del fratello Renato morto nell’aprile del 1943 durante l’assalto alla caserma repubblichina di Tolmezzo.

Avevo preparato una serie di quesiti, ma ne ho modellato ogni volta o la struttura o la formulazione, dopo avere ascoltato la risposta già data dall’autore. Spesso ho immaginato che i presenti in sala fossero idealmente in fila indiana dietro di me e ho sperato che il mio sentire fosse il loro, che andasse bene coinvolgerli nel ricordo degli anni difficili della seconda guerra, recuperati attraverso i racconti dei genitori o dei nonni che ognuno aveva in casa. Che le parole fossero cariche di echi dal passato famigliare che ognuno di noi ha ricevuto in eredità.

In realtà avrei dovuto occupare un posto a metà tra gli ascoltatori e lo scrittore, seduta tra il tavolo e la prima fila di sedie, e passare da una parte all’altra le parole e i pensieri. Emozionata dalle voci, quella di Alessandro e la mia, che trasformavano le pagine scritte da lui e le mie piene di appunti in occasione di dialogo.  Che bello poter vedere uno dei taccuini su cui  ha preso gli appunti preparatori del libro, nelle lunghe settimane in ospedale e durante gli incontri con Paola nella sua casa di Udine.

Incontri l’autore del testo che hai letto e fai nuove scoperte:  come l’opera è nata, per quali fasi è passata. Impari di più sul periodo storico, perché l’autore sente l’atmosfera partecipata dell’incontro e libera le sue conoscenze sull’ultimo anno di guerra nella regione di Paola, il Friuli, e nel resto d’Italia.

Scrivi lestamente i titoli di altri libri che segnala mentre parla, libri di valore storico e letterario. Se ti sfugge qualche parola, pensi che gli chiederai le indicazioni bibliografiche dopo la fine dell’incontro. È andata così, e i titoli sono arrivati: Il segno rosso del coraggio di Stephen Crane e Vita e destino di Vasilij Grossman.

Cerchi di allargare lo spazio attorno al testo, di aggregargli attorno altre reazioni di lettura. Citi la recensione di Eliana Di Caro uscita su Il sole 24 ore del 23 aprile 2023 e chiedi chiarimenti all’autore sul femminismo di Paola, avendo conferma che Di Caro ne ha accentuato la portata ideologica: in realtà alla domanda se ha sentito “una qualche forma di orgoglio femminile” nel suo agire Paola risponde di non essere mai stata una femminista e taglia corto: “Ho affrontato quello che ho affrontato perché andava fatto“.

Cedi la parola al pubblico e ascolti la domanda interessante che mette in relazione l’estrazione sociale di Paola, la buona borghesia friulana, con la scelta di diventare combattente della Resistenza. La risposta prende spessore andando ad attingere alla cultura e alla storia di quella regione e alla vocazione risorgimentale della famiglia Del Din, le considerazioni si allargano a includere le annose controversie legate ai confini d’Italia.

Ho chiuso l’incontro ringraziando i presenti, Alessandro e le amiche che animano la vasta attività culturale della Biblioteca Popolare Giardino. Frasi che si dicono sempre, ma questa volta sono sentite come accade di rado.

Nota bibliografica:

  • Alessandro Carlini, Nome in codice: Renata, UTET, 2023
  • Stephen Crane, Il segno rosso del coraggio, Sellerio, 2022
  • Vasilij Grossman, Vita e destino, Adelphi, 2008

In copertina: Paola Del Din “Renata” fra i compagni della missione Bighelow, Dumas Poli “Secondo” (a sinistra)Gianandrea Gropplero di Troppenburg “”Freccia”, poco prima di partire per il Friuli, 9 aprile 1945.

Per leggere gli altri articoli di Vite di carta la rubrica quindicinale di Roberta Barbieri clicca sul nome della rubrica o il nome dell’autrice

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Roberta Barbieri

Dopo la laurea in Lettere e la specializzazione in Filologia Moderna all’Università di Bologna ha insegnato nel suo liceo, l’Ariosto di Ferrara, per oltre trent’anni. Con passione e per la passione verso la letteratura e la lettura. Le ha concepite come strumento per condividere l’Immaginario con gli studenti e con i colleghi, come modo di fare scuola. E ora? Ora prova anche a scrivere

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