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di Loredana Bondi

Oggi appaiono come qualcosa di scontato, ma i Nidi per l’infanzia sono stati il frutto di dure battaglie. E’ stata Ansalda Siroli a ricordare le grandi lotte delle donne che anticiparono, fin dagli anni ’60 – con un referendum e con manifestazioni di piazza – l’approvazione della legge italiana sull’istituzione dei Nidi (la 1044/71) e l’abolizione degli Istituti di rieducazione e assistenza per l’infanzia Onmi (istituiti nel periodo fascista). Il valore educativo del Nido che non serviva solo alla donna che lavorava, ma ad un cambiamento culturale e organizzativo della società, per un’idea diversa della donna, del bambino e in particolare della responsabilità che la società si doveva assumere: insomma un cambiamento di rotta nella lettura dei ruoli sociali e di come tradurre i diritti in azioni concrete.

L’occasione per parlarne è stata la presentazione del volume “Sui nostri passi –Tracce di storia dei servizi educativi nei comuni capoluogo dell’Emilia Romagna”, a cura di Lorenzo Campioni (presidente del Gruppo nazionale infanzia ) e Franca Marchesi (pedagogista). Per Ferrara ho tracciato la storia dei servizi educativi per l’infanzia dal dopoguerra ad oggi; una storia che s’intreccia con la storia della città. L’incontro è stato organizzato nei giorni scorsi dall’Istituzione Servizi educativi, scolastici e per le famiglie del Comune di Ferrara.

Nel cammino di questa ricerca storica, sia pure relativamente vicina a noi (dal dopoguerra ad oggi), ho consultato documenti di ogni tipo e ho avuto l’onore di avere testimonianze dirette da chi questa storia l’ha vissuta e l’ha voluta interpretare. Si è trattato di un lavoro interessante che ripercorre motivazioni, scelte culturali e politiche che hanno consentito il profilarsi di una vera identità dei servizi rivolti all’infanzia e non solo. Come non ricordare l’opera di Maria Luisa Passerini, prima direttrice delle scuole d’infanzia e, negli anni ’70, anche dei Nidi, della quale abbiamo testimonianza , grazie ad una sua raccolta di scritti, pubblicata recentemente dall’Udi e dal Comune di Ferrara. Così come non si possono dimenticare, in ambito pedagogico, le tante educatrici e coordinatrici che, con grande professionalità, hanno saputo offrire servizi di qualità, puntando al coinvolgimento delle famiglie e del territorio, come esercizio continuo di democrazia: lavoro prezioso per la crescita culturale della comunità.

Alla presentazione del libro, non potevano mancare i “testimoni “ del tempo: appunto Ansalda Siroli dell’Udi, Radames Costa ex sindaco della città di Ferrara dagli anni ’70 agli anni ’80 e Daniele Lugli , già assessore alla Pubblica istruzione negli stessi anni.
Devo dire che nonostante l’incontro seminariale si sia protratto per diverse ore, le testimonianze sono state appassionanti e talora commoventi. Insomma questa nostra “storia” vissuta direttamente, ha suscitato ricordi, pensieri, emozioni.

E con tono decisamente coinvolgente, carico di quella “passione vera e credibile” di chi porta il peso di tante lotte a livello politico, Radames Costa ha voluto dare alla “sua storia” una lettura aperta dell’impegno che lo vedeva come primo cittadino, in un tempo reso difficile dal clima sociale duro e aspro degli attentati terroristici e dello scontro sociale tra “vecchia guardia” e nuovo modello di società. La spinta propulsiva per il vero avvio di un modello di servizi educativi per la prima infanzia gestito dal Comune, trovò numerosi ostacoli a livello locale: economici, ma non solo. La “diversa visione” dei ruoli della famiglia e della donna all’interno del contesto sociale, attraversa anche i partiti e da non sottovalutare è la posizione critica delle strutture ecclesiastiche che vedevano nell’avanzare di queste scelte e di questi cambiamenti, pericoli per la propria dottrina. Costa guidò la città in un momento davvero tragico, segnato a livello nazionale dalla strage di Milano (1969) e l’attentato alla stazione di Bologna (1980) e il coraggio di fare scelte difficili sul piano sociale era costoso da tutti i punti di vista. Per la sua amministrazione le scelte furono davvero straordinarie.
Daniele Lugli, già assessore alla Pubblica istruzione (ed ex Garante per l’infanzia della nostra Regione), proprio in quegli anni era, di fatto, il pieno sostenitore dell’avvio dei Nidi e di un sistema di servizi 0-6 anni che si qualifica come momento nuovo del bambino-società. Nel suo discorso al Consiglio comunale del 28 marzo 1972 appare chiaro che la proposta di abolire l’Onmi e creare strutture educative per la prima infanzia in cui le caratteristiche stesse dei processi educativi richiamano e impegnano una gestione ti tipo sociale. Questo elemento va oltre ciò che è indicato dalla stessa legge: la gestione sociale, viene collegata ai contenuti stessi delle attività del Nido, dandogli una caratterizzazione che supera decisamente l’impronta custodiale. In questo percorso fu certamente sostenuto dalla Giunta e dal Sindaco. Importante il grosso lavoro di studio e ricerca che Lugli ricorda di aver effettuato con la locale Facoltà di Magistero, collaborando con figure di grande rilevanza pedagogica come Egle Becchi, sul valore profondo della formazione continua degli insegnanti.

Che dire? E’ stata una “storia straordinaria” fatta da visioni valoriali alte, di passione civica di lotte per il riscatto delle classi popolari, per la difesa della maternità e la conciliazione fra impegni di cura e di lavoro, di assunzione di grandi e non facili responsabilità, pur di realizzare servizi per la prima infanzia e difenderli dagli attacchi che nei decenni si sono susseguiti in forme diverse.
Il perché di questa storia? Perché la crisi attuale di valori di diritti negati in tutti i campi della vita personale e sociale possa stimolarci a ripensare ai presupposti culturali ed istituzionali delle politiche sociali ed educative, ma soprattutto perché occorre una nuova legge sui servizi 0-6 anni che è tuttora in discussione al Senato: il ddl 1260.
Come Gruppo nazionale nidi e infanzia stiamo raccogliendo a livello nazionale le firme per il sostegno di questa nuova legge da tutti i cittadini per rendere ancora una volta, dopo più di 40 anni, credibile il diritto i tutti i bambini ad avere accesso ai servizi educativi fin dai primi anni di vita.

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Redazione di Periscopio



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