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E’ ripartito un nuovo anno scolastico e la campanella delle scuole ha ripreso a suonare da quasi un mese. E anche quest’anno il Ministero dell’istruzione e del Merito ha pubblicato il report statistico di inizio anno [Qui], con dati molto interessanti.

364.069 classi di scuola statale hanno accolto 7.194.400 studenti, di cui 311.201 con disabilità. Le scuole paritarie (ma i dati si riferiscono all’anno appena trascorso) sono 11.876 e gli studenti frequentanti 811.105. La scuola dell’infanzia si conferma, benché in decrescita, il settore educativo in cui si concentra il maggior numero di alunni (in valore assoluto) delle scuole paritarie: 449.819 bambini distribuiti in 8.303 scuole.

I posti istituiti per l’a.s. 2023/2024 sono complessivamente 684.592 posti comuni e 194.481 posti di sostegno. Degli oltre 684mila posti comuni, 14.142 sono “posti per l’adeguamento”, mentre, dei 194.481 posti di sostegno, 68.311 sono “posti di sostegno in deroga”.

Per chi non suona la campanella

Anche quest’anno però la campanella non suonerà per tutte e tutti. E non suonerà comunque per tutti allo stesso modo.
Non sono pochi i genitori immigrati che non riescono a trovare una scuola o che vedono rifiutata l’iscrizione del figlio. Scuolemigranti che riunisce associazioni molto varie per storia, orientamento politico, ispirazione laica o religiosa, tutte ugualmente impegnate nell’insegnamento gratuito dell’italiano, nell’estate 2021 ha istituito Discol (Dispersione scolastica) con l’obiettivo di monitorare quegli alunni che faticano a trovare posto a scuola, capire le cause che inducono le scuole a rifiutare l’iscrizione e individuare un percorso che porta a soluzione il problema.

Da luglio 2021 a aprile 2023 Discol ha gestito 264 richieste di aiuto per l’inserimento scolastico di alunni stranieri, in gran parte neoarrivati, registrando 220 casi di rifiuti dell’iscrizione nella scuola dell’obbligo, il che dimostra l’esistenza di un problema reale nell’accesso al diritto-dovere all’istruzione per i minori stranieri.
Le principali cause dei respingimenti scolastici registrare da Discol sono riconducibili essenzialmente: alla mancanza di aule e all’alto numero di alunni per classe; alla disinformazione delle famiglie e del personale scolastico; alle norme disattese ealle  prassi improprie. Qui il Report di Discol:

Ma la campana suona poco e male anche per altri alunni. La Scuola italiana continua a risultare drammaticamente impreparata ad affrontare -per esempio- la presenza di bambini con disturbo dello spettro autistico, come denuncia -tra gli altri–  l’Associazione Cimadori per la ricerca italiana sulla sindrome di Down, l’autismo e il danno cerebrale.

In una lettera inviata al ministro Valditara, l’associazione ha avanzato 4 proposte:
1.
inserire nei decreti in emissione che assegnano per il 2023 una dotazione di 200 milioni di € per i servizi di assistenza all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità, i riferimenti alla normativa specifica in favore delle persone con disturbo dello spettro autistico e integrare in accordo la “scheda di monitoraggio” con la richiesta di conferma che i servizi erogati rispettino la normativa specifica. Queste implementazioni a ‘invarianza di spesa’ – specifica l’associazione – avranno ricaduta su tutti i bandi emessi dagli enti locali per selezionare gli operatori che forniscono il servizio di assistenza all’autonomia e alla comunicazione e permetteranno di avere personale adeguatamente formato;
2.
sensibilizzare i dirigenti scolastici a “favorire l’ingresso di operatori esterni specializzati (di fiducia delle famiglie), in attesa che venga formato adeguato personale dipendente”;
3. “verificare che gli operatori degli sportelli autismo/scuole polo/CTS siano formati correttamente nelle strategie raccomandate dalla Linea Guida 21. Soddisfare il bisogno formativo – precisa l’associazione – avrebbe un impatto economico molto limitato, dato che un corso introduttivo viene già ora offerto dal privato a 200-300 € a persona e ci sarebbe la possibilità di ridurre la spesa pro capite utilizzando la formazione permanente oggi praticata e la formazione a distanza sul modello utilizzato da Eduiss per diffondere fra oltre 6.000 operatori scolastici la Comunicazione Aumentativa Alternativa senza alcun riferimento alla Linea Guida 21;
4. “pianificare l’inserimento di almeno un insegnante tutor qualificato in ognuna delle 5.338 istituzioni scolastiche del I ciclo, al fine di fornire supporto a tutto il team educativo. Tale soluzione permetterebbe di iniziare a gestire l’enorme aumento dei nuovi alunni certificati, che si verifica principalmente nelle scuole dell’infanzia e nelle primarie”. Qui il testo integrale della lettera i

Anche l‘ANFFAS Nazionale, attraverso la propria Consulta Inclusione Scolastica, ha attivato un’apposita indagine [Vedi qui]condotta a campione sull’intero territorio nazionale, evidenziando numerose criticità nelle scuole italiane di ogni ordine e grado.

Non va ovviamente eluso il grave problema della dispersione scolastica,
Nel 2021 l’Italia aveva un tasso di abbandono precoce dell’istruzione e della formazione al 12,7 %
, migliore solo di quello della Spagna (13,3) e della Romania (15,3), mentre 16 Stati membri hanno già raggiunto l’obiettivo di scendere sotto la soglia del 9 per cento, in largo anticipo rispetto al 2030.
Analizzando i dati italiani si nota una forte disparità tra regioni e uno svantaggio molto accentuato, e sempre più intollerabile, nel Mezzogiorno: in Sicilia l’abbandono scolastico si attesta al 21,1 per cento, in Puglia al 17,6 per cento, in Campania al 16,4 per cento e in Calabria al 14 cento.

Non solo, ma in Italia, secondo le rilevazioni ISTAT, i NEET (Not [engaged] in Education, Employment or Training) tra i 15 e i 34 anni sono oltre 5,7 milioni (marzo 2023),  4.252.000 quelli della fascia d’età 15-24 anni e 1.493.000 quelli tra i 25 e i 34 anni. Si tratta di un triste record, essendo il Paese in cui ci sono più NEET rispetto a tutti gli altri Stati dell’Unione Europea.

Dispersione scolastica che s’intreccia con la povertà educativa: secondo il rapporto Save the Children del 2022 sulla povertà educativa in Italia il 67,6% dei minori di 17 anni non è mai andato a teatro, il 62,8% non ha mai visitato un sito archeologico e il 49,9% non è mai entrato in un museo, il 22% non ha praticato sport e attività fisica e solo il 13,5% dei bambini e delle bambine sotto i tre anni ha frequentato un asilo nido. Povertà educativa che ovviamente è legata alla povertà economica: negli ultimi 10 anni, in Italia il tasso di minori in povertà assoluta è quasi triplicato, raggiungendo il picco del 14,2%, quasi 1,4 milioni di minori.

E non va neppure trascurato il problema del trasporto scolastico, le difficoltà che tante ragazze e tanti ragazzi hanno nel raggiungere ogni giorno la propria scuola.  Per non parlare di chi abita nelle aree cosiddette marginali del nostro Paese, come nel caso dei ragazzi stipati come sardine nei pullman per raggiungere le sedi delle scuole della provincia di Brindisi [Vedi qui]. Ma è solo un esempio fra i tanti

Così come non vanno sottaciuti i limiti dell’edilizia scolastica: Cittadinanzattiva nel suo XXI Rapporto ha evidenziato come sulle certificazioni nessun passo in avanti sia stato fatto, poiché ne resta priva circa la metà delle scuole, mentre nell’ultimo anno scolastico ci sono stati ben 61 episodi di crolli, un boom rispetto all’ultimo quinquennio. E docenti e dirigenti segnalano infiltrazioni di acqua e distacchi in un terzo delle scuole e addirittura crepe in un quarto dei casi [Vedi qui]

Quello della scuola all’inizio dell’anno scolastico 2023-2024 è ancora un quadro impietoso. C’è molto da fare per assicurare a tutte e a tutti un’istruzione gratuita e di qualità. E per far sì che la campanella suoni per tutti, senza alcuna esclusione.
Temo però che continui a mancare una diffusa consapevolezza che l’istruzione – oltre ad essere un inalienabile diritto e ad avere un ruolo cruciale come indicatore di qualità della vita di un individuo – rappresenti anche uno straordinario volano per il progresso complessivo del Paese.

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Giovanni Caprio

Giornalista pubblicista, di Mondragone (Caserta),, già dirigente a Roma di istituzioni pubbliche e di fondazioni private. Si occupa di beni comuni, partecipazione e governo del territorio.

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