Le storie di Costanza. La Cipolla d’oro
Stamattina sono andata in edicola e ho comprato Sommergibile una rivista di racconti. Poi col giornale in mano ho camminato fino alla piazza principale di Pontalba e mi sono seduta su una panchina di cemento posizionata sotto un tiglio, così le larghe foglie dell’albero riparano la vista dalla luce forte e posso leggere tranquillamente.
Leggere mi piace molto. Non sempre compro libri e riviste perché, se li ho nella borsa, non resisto alla voglia di mettermi subito a sfogliarli, col rischio di dimenticarmi che ora sia e quanto tempo libero avevo preventivato.
L’uso del tempo ha una componente di essenzialità che coinvolge tutti i rapporti che una persona intrattiene. Ciò che è essenziale ha un perimetro definitorio molto forte, ognuno ritiene essenziale qualcosa di diverso e se una persona ha, come me, una grande famiglia, l’essenzialità si moltiplica tanto quanto si moltiplicano i cuori e i cervelli.
A mia madre non piace molto questa mia passione per la lettura, la considera una perdita di tempo che non può giustificare lo slittamento in avanti del giorno in cui si deve stirare, o il giorno in cui si spolvera il soggiorno.
Mentre mi accingo ad aprire la prima pagina di Sommergibile passa Camilla con la sua bici elettrica e mi saluta da lontano: – Ciao Carla, buona giornata! – Altrettanto! – urlo io di risposta. Camilla è un’amica mia e di Costanza, abbiamo fatto lo stesso liceo molti anni fa. Poi le nostre strade si sono separate dal punto di vista professionale, ma non da quello umano.
Le amicizie più vere sono quelle che durano da sempre, che sono cresciute con te sui banchi di scuola. Solo di persone che conosci da molto tempo e con te hanno condiviso l’infanzia e l’adolescenza ti puoi fidare davvero, di fatto non hanno nulla da nasconderti, ciò che potrebbe essere nascosto lo sai già. Questo rende trasparenti i rapporti e limpida l’amicizia.
Se poi si aggiunge che Pontalba ha 2.500 abitanti e che ci conosciamo tutti, questo spiega definitivamente come alcune amicizie si siano sedimentate e poi cementate in questo paese di pianura dove il Lungone è uno spione silente.
Il Lungone è il fiume che attraversa questo paese e che piace molto a Costanza. Quando scrive i racconti di Alba Orvietani descrive spesso il fiume e la gente che qui vive. Trova questo spazio geografico un piccolo esperimento antropologico, uno spaccato di storia contemporanea affascinante, dice che nel piccolo ci sta il grande, e che quello che succede qui è come quello che succede in tutto il cosmo.
Quando mi sono accorta che i racconti di Alba Orvietani sono in realtà di Costanza Del Re mi è quasi venuto un infarto. Lei non ha mai detto a nessuno che i racconti della Orvietani sono i suoi e sono ispirati a questo paese dove l’acqua e l’arcobaleno incarnano la bellezza e “dove il tempo dondola invece che proseguire deciso il suo cammino” (cito lei).
Ma io, che la conosco da sempre, me ne sono accorta e, un po’ alla volta, ho maturato la convinzione che non può che essere così. Quell’incredibile scrittrice che molti cercano e che ha già vinto diversi premi importanti, tra cui la Cipolla d’oro, è la mia amica Costanza.
Una volta ho provato a parlargliene, ma lei ha fatto finta di nulla. Mi ha guardato come se stessi dicendo qualche assurdità e mi ha detto: – Ma cosa stai dicendo? Hai preso una cantonata. Io scrivo su diverse riviste, ma uso sempre il mio nome. È buona cosa che uno si prenda la responsabilità di tutto quello che pensa e che firmi ciò che scrive. Ci mancherebbe.
Bel depistaggio, devo dire, degno di lei. Anche per questo non le credo. Così adesso siamo finite in una situazione strana. Io so che lei è Alba Orvietani e lei sa che io lo so, ma nessuno dice nulla sull’argomento, siamo ingessate nelle nostre convinzioni e nelle rispettive idee di ciò che è e che non è, di ciò che dovrebbe essere.
Una volta o l’altra si inventerà un personaggio che assomiglia un po’ a me, è solo una questione di tempo. Ovviamente non lo chiamerà Carla, troverà un nome diverso. Le sono sempre piaciuti i nomi che ricordano la natura, quindi mi potrei chiamare Silvana, o Aurora o Gaia. Tra questi preferisco Aurora, ma è inutile che glielo dica, sarebbe capace di rispondermi: – Peccato che non hai avuto una figlia, le avresti messo un bel nome.
Anche Giada, la compagna di Guido, che conosce Costanza perché è da sempre amica di Guido, ha scoperto che la scrittrice di racconti è proprio lei. Entrambi conoscono bene la velocità e competenza con cui Costanza scrive e sanno che il suo cervello ogni tanto produce delle vere bizzarrie capaci di generare storie interessanti e originali.
Alcuni mesi fa sono andata da Giacinto a mangiare la pizza con Donatella, Domenico e Fernando, i miei fratelli, e ho incontrato Giada che stava rientrando da uno dei suoi giri in bicicletta. Sempre bella quella ragazza quasi cinquantenne, con i capelli lunghi e biondi legati a coda di cavallo e un fisico da atleta. Bella anche con i pantaloncini da bici e una maglietta di cotone bianco che ha visto tempi migliori.
Ci siamo salutate e lei mi ha detto: – Ciao Carla, sono in preda a un tormento …quasi mi schianto con la bicicletta contro un muro della pizzeria.
– Ma cosa ti sta succedendo? – le chiedo.
– Alcuni giorni fa ero seduta su una poltrona di vimini del mio balcone, stavo aspettando Guido di ritorno da Trescia e, per ingannare il tempo, mi sono messa a leggere un racconto di Alba Orvietani sull’ultimo Sommergibile. Sono rimasta di stucco.
Il racconto inizia con la descrizione di un viale sterrato che costeggia un fiume e passa davanti a una villa. Lo sterrato descritto assomiglia molto al Viale dei Castagni di Pontalba! quello che scende dopo il cimitero, costeggia il Lungone e passa davanti ai cancelli di Villa Cenaroli. È uguale, i sassi, la discesa, gli argini del fiume, gli alberi i cancelli della villa. È incredibile, ho pensato, la Orvietani è stata qui! Per scrivere questo racconto ha descritto un pezzo di Pontalba.
Poi ho continuato a leggere il racconto e quasi mi viene un colpo. Il racconto parla di una persona che assomiglia vagamente a me! Ha i capelli biondi, va in bicicletta ed è la compagna di un professore di storia. Ho letto il racconto una volta, poi l’ho riletto e poi riletto ancora.
Più lo leggevo e più quel modo di scrivere mi sembrava familiare, come se sentissi parlare qualcuno che conoscevo, uno strano modo di fraseggiare un po’ cantilenante e vagamente surreale che non mi suonava nuovo. Una strana sensazione di familiarità.
A un certo punto ho realizzato … Costanza Del Re! È Costanza che ha un modo di parlare molto simile a come è scritto quel racconto! Anche certe sospensioni, anche la sua predilezione per l’acqua, il silenzio, le tartarughe. Mi ricordo che una volta era venuta a trovarci a casa ed era tutta entusiasta perché davanti alla pizzeria aveva visto una tartaruga.
Sono sconvolta, ma tutto torna … la descrizione del Viale dei Castagni è molto simili alla realtà perché quello che viene descritto è proprio lo sterrato dei castagni! Mamma mia che storia … non sembra vero ma secondo me è così. Noi conosciamo Alba Orvietani. –
Ho annuito con la testa senza proferire parola e ho visto Giada cambiare colore. È diventata bianca come il latte. È stata ferma un attimo come attonita e poi, quando si è ripresa, mi ha detto:
– Ma te l’ha detto lei?
– No, – le ho risposto – Lei mi ha detto che non è vero che Alba Orvietani è il suo pseudonimo e che io sono pazza. Ma secondo me è proprio lei.
– Oddio, oddio, oddio…
– Su su – le dico – mica è poi così grave. Lo sappiamo tutti che Costanza scrive bene. A un certo punto, e solo i santi sanno il perché, si è inventata Alba Orvietani e tutti i suoi racconti.
– Non ci posso credere, … in questo angolo di mondo abita una scrittrice molto brava e noi la conosciamo. Però, però … già la vita…, ogni tanto sa stupire di brutto. Per fortuna che per fare gli scrittori bisogna avere fatto tanto esperienze e aver girato il mondo. È tutto il contrario. Alba Orvietani ha sempre abitato qui!
Mi guarda con gli occhi sbarrati, come se non sapesse cosa altro dire, ferma in piedi appoggiata alla sua biciletta e con la maglietta bianca un po’ attaccata alla pelle perché fa caldo.
Poi ricomincia a parlare. – Non riesco bene a riprendermi, penso al mio lavoro e dopo qualche minuto mi viene in mente Costanza con tutte le sue idee, le sue preferenze, l’amore per il fiume e per i gatti. Ma è lei, non ci sono dubbi. Vero?
Annuisco di nuovo con la testa e poi le dico: – È meglio lasciar perdere, non ne vuole parlare, credo che sia un segreto che vuole tenere solo per sé, che non è disposta e condividere con nessuno, nemmeno con le sue amiche più care.
Giada mi guarda di nuove perplessa. È meglio che me ne vada così avrà il tempo di assimilare la notizia e di capire che, tutto sommato, non è una gran notizia. Noi abbiamo la fortuna di essere amiche di Costanza, di vederla sempre, di aver già condiviso con lei un lungo periodo della nostra vita. Che poi lei scriva racconti con lo pseudonimo di Alba Orvietani e non voglia che nessuno sappia che è lei, che cosa cambia?
Niente, alla fine non cambia proprio niente. L’amicizia è una cosa seria, i racconti di Alba Orvietani lo sono molto meno. Devo lasciare il tempo a Giada di assimilare tutto questo e di arrivare alla stessa conclusione a cui sono arrivata io.
Abbasso gli occhi, guardo il praticello davanti alla pizzeria e, non so esattamente da dove, vedo arrivare con il suo passo lento e indolente, una tartaruga.
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Costanza Del Re
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