Lettera di Davide Ferrari,
“Casa dei Pensieri”, Bologna 25 aprile 2023
Gentile Signor De Simoni, ho trovato il suo nome fra gli uccisi. Poco si parla di voi, siamo costretti ancora a parlare delle responsabilità che i politici della destra italiana vorrebbero assegnare ai partigiani, anche in questa vicenda. Comunque siano andate le cose lei è stata una delle vittime. Lei, un innocente. Lei, come Cristo. Non si usa più richiamare il titolo di nostro Signore, tantomeno l’esempio. Ma Lei era un cristiano, credeva nell’Evangelo, in tutta la Bibbia.
La Bibbia non scherza. Parla delle terribili punizioni e della giustizia del Dio degli eserciti, ma comanda che lo straniero sia accolto come uno di famiglia, sempre. Lei era nato ad Acqualagna, vicino a Pesaro e viveva a Roma. La sua strada, con un nome bellissimo e dolce, via dei ciliegi, è a Centocelle. Un giorno portò a casa tre soldati, magri, impauriti come tutti gli uomini in fuga dalla guerra. Solo in una cosa erano diversi da Lei e da me: erano inglesi. Non conosco il loro nome, non so dove li avesse incontrati. Erano stranieri. Volevano vivere. Li nascose. La gentaglia che sempre aiuta gli oppressori la denunciò. La imprigionarono. Certamente avrà avuto paura. Avrà pregato.
Ancor di più avrà pregato quando con i suoi compagni di sventura l’hanno portata alla morte. Il comando britannico, ho letto, ha mandato una lettera di encomio a sua moglie. Non è vero che solo i cristiani, i cristiani veri intendo, come Lei, hanno aiutato i fuggiaschi. Ma lei ha DOVUTO aiutarli. Non c’è una terza possibilità: o Resistenza o resa, per essere fedeli, come indicava il suo nome, Fidardo. Queste parole le scrisse Dietrich Bonhoeffer, ma lui era un Pastore eccezionale, di una cultura sconfinata, un uomo grande, non un piccolo cristiano come Lei e come me. Ma i doveri di ogni cristiano sono gli stessi, improrogabili, e tutti noi, diciamo la verità, li conosciamo. Permetti che ti dia del tu? Fratello De Simoni, nel 1935 avevi aderito ai Pentecostali. Siete una Chiesa entusiasta, vi piace cantare e incitare a voce alta il predicatore, lodando Iddio. La prima volta che ho partecipato a un culto pentecostale non sapevo nulla delle vostre celebrazioni vivaci, delle vostre frequenti esclamazioni di fede. Ne rimasi meravigliato, quasi sobbalzando alle prime voci, io, valdese, calvinista abituato alla massima sobrietà possibile.
Il fatto è, Fidardo, che tu a quelle parole di fedeltà hai creduto veramente. Per questo motivo gli assassini ti hanno rapito la vita a 45 anni. Mi chiedo cosa ci racconteresti, oggi. Le lettere di alcuni condannati a morte, in altri frangenti, ci sono giunte: qualcuna ha la bellezza di una poesia. Altre sono state scritte con parole commosse e terribili: libertà, eguaglianza, onore, amore, madre, sposa, figli. Forse a te sarebbe venuta fuori solo una parola breve, un nome che ti diceva tutto: Gesù. Non potevi girare la testa, lasciar fare, abbandonare, “Gesù non vuole”. Non avevi forse nient’altro da dire, se non l’abbraccio alla tua famiglia, la richiesta che ti perdonasse. La piccola fotografia tua che è nel fascicolo, la cartellina rosa dell’associazione dei familiari delle vittime, ingrigita, oggi anche su Internet, ti rivela un uomo del popolo, uno come tanti, ma i tuoi familiari avevano il diritto di averti sempre con loro, come tutti, come le famiglie dei filosofi e dei letterati. Chissà quante volte qualcuno avrà detto loro, usando la perfidia nascosta in tutti i luoghi comuni, che i sacrifici non servono a nulla, le testimonianze le danno i poco furbi, i poveri di spirito, perché la vita non ha mai un lungo futuro e, in fondo, non serve a nulla. E quante volte l’avranno detto a te. Immagino che non avrai risposto nemmeno, forse hai detto loro soltanto, a mezza voce: Gesù, Gesù.
Leggi le altre Lettere per la libertà su Cantiere Bologna
Sostieni periscopio!
Scelto da Periscopio
Commenti (2)
Lascia un commento Annulla risposta
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it
buonasera sig. Ferrari, ho appena letto l’articolo su Fidardo De Simoni, casualmente giratomi da una mia amica. Chi sono? mi chiamo Stefania Mascitti e sono la nipote del signor. De simoni, mia mamma, Fidelba De Simoni era (purtroppo deceduta il 3 marzo 2019 all’età di 88 anni) la sua terzogenita di 7 figli. di questi 7 figli sono in vita solo 2, mia zia Debora e mio zio Stefano anche loro ottantenni.
Io so la vera storia di come sono andate le cose quella tragica mattina dell’arresto di mio nonno, perché la mia carissima mamma (mi manca tanto) qualche mese prima di morire mi racconto’ tante cose, tra cui questo triste episodio. comunque, sono rimasta molto contenta che qualcuno ha ricordato la strage delle Fosse Ardeatine. per non dimenticare. grazie della sua bella lettera rivolta a mio nonno che non ho mai potuto conoscerlo personalmente ma solo in foto, e dai racconti di mia mamma.
cordialmente,
Stefania Mascitti
se le fa piacere contattarmi (anche per verificare la veridicità della mia persona e di quello che le ho scritto) le lascio il mio indirizzo di posta elettronica nell’apposito campo.
Salve ho letto il suo commento e provo a contattarla da qui. Insieme ad un gruppo di storici stiamo facendo delle ricerche sul quartiere Alessandrino e per il 24 aprile faremo una passeggiata storica nelle vie del quartiere ricordando le storie accadute in quartiere nel periodo dell’occupazione nazista. Chiaramente una tappa obbligata è via delle Ciliege 183, l’abitazione di Fidardo. Al momento non abbiamo molte notizie su Fidardo De Simoni e per noi sarebbe un piacere chiederle le storie che lei custodisce. Le lascio il mio contatto mauribichini@gmail.com Grazie!