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Potere sui corpi: c’è un filo rosso che unisce la discriminazione perpetuata per millenni sulle donne, sul loro sesso, sui loro corpi, sulla  loro capacità riproduttiva e la narrazione che  accompagna quanto sta accadendo oggi nelle democrazie cosiddette ‘illuminate’.  Sapere del corpo: abbiamo assistito durante la pandemia alla deumanizzazione dell’essere umano, ridotto a un corpo manipolabile, implementabile dall’esterno, curabile da remoto attraverso farmaci a tecnologie nuove che ci ha portato diritti all’ elogio dell’esaltazione della soggettività, come espressione del sé staccata completamente dal sapere dei corpi.

Nella pandemia, con una accelerazione impressionante questa narrazione si è impossessata di tutti gli ambiti dell’umano, dalla cura, alla vita comunitaria, alla vita  legislativa; la realizzazione del sé attraverso la modifica continua del proprio corpo, fino a giungere alla narrazione che la modifica del nostro sesso biologico è oggi dichiarata una forma di libertà che ci libera dalla natura cattiva che ci fa incarnare in corpi che non abbiamo scelto.

Ci ripetono come un mantra che ciò che ci sentiamo dentro vale di più di ciò che sente il nostro corpo, che non c’è relazione tra il sentire e i processi biochimici che l’invisibile processa tutti i giorni in modo straordinario nei nostri corpi, che non c’è connessione tra biologia e biografia.  Così è stato possibile  che le autorità al di sopra (patriarcato puro) prendessero la decisione che tutti, dai bambini ai  vecchi  alle donne incinte dovessero prendere lo stesso farmaco, in sfregio alle differenze dei nostri corpi e del loro sviluppo.

Con una giravolta degna dei migliori saltimbanchi, la nostra libertà di essere quello che vogliamo, di sentirci al disopra di qualsiasi limite e restrizione, viene cosìnta però assoggettata al volere dello Stato. In un cortocircuito invisibile ai più, lo Stato padrone (patriarcato puro) ha deciso cosa andava fatto sui corpi tutti, come fossero strumenti e macchine tutte uguali o più o meno tutte uguali- E in nome del diritto alla libertà, prodotto esclusivo che ti vende lo Stato,  ha imposto un siero sperimentale con tanto di tessera verde che certificava l’avvenuta consegna dei nostri corpi alle autorità esterne.

Il sentirci dentro come qualcosa di staccato dai nostri corpi  diventa un bisogno creato dall’esterno, ma anche un comportamento eterodiretto da chi dall’alto decide come dobbiamo essere, cosa dobbiamo ingerire, cosa dobbiamo accettare venga iniettato direttamente nei nostri corpi. un bisogno inderogabile che ci può fornire solo la religione tecnologica sapientemente spinta da interessi sempre più accentrati. Abbiamo dimenticato che il sentire avviene grazie all’esperienze che facciamo, che si traducono in emozioni e sentimenti e non da voli pindarici estranei alla vita che conduciamo.

Chi si domandava come avrebbe risposto il suo corpo a quel farmaco veniva tacciato come irresponsabile e malvagio.  Chi difendeva il suo sentire biologico/ biografico (bio-bio) e voleva autodeterminarsi difronte all’ingerenza statale veniva escluso dalla vita sociale.
E questo è esattamente ciò che è successo alle donne per millenni. Hanno legiferato sui nostri corpi da sempre per potere dominare la ‘Natura’. Le donne dovrebbero conoscere bene l’ intelligenza dei loro corpi che ogni mese si preparano nell’invisibile a modificarsi nel caso  il loro ovulo venga fecondato, un sapere inconscio che si ripete con una costanza puntuale per anni e anni, ma durante la pandemia la paura sembra avere, per la maggioranza di esse, cancellato questa conoscenza istintiva.

Da quando c’è il patriarcato la discriminazione che subiscono le donne è fondata sul loro sesso, che ben lungi dall’essere un’idea astratta, ha subito e continua a subire, mutilazioni genitali inaccettabili.
Noi che siamo donne al solo pensiero che ci venga tagliata o cucita la clitoride, abbiamo un sussulto di orrore. E perché? Beh perché la Clitoride, esattamente come lo è  il pene per i maschi, è l’organo per eccellenza del piacere femminile. Hanno mai pensato di cucire il glande del pene? No certo che no! mentre il nostro glande che ha ben più di 8000 terminazioni nervose è ancora oggi sotto attacco  dalla cultura morale e dalla realtà fisica.

E in una continuità inquietante, la narrazione dei corpi come macchine modificabili a piacimento prosegue oggi: l’apoteosi  sta nel racconto  della fluidità  come una conquista dell’umanità dove i corpi sono utili solo in quanto strumenti,  costantemente modificabili diventando così a pieno titolo  merce di scambio  del nuovo mercato.

Mi chiedo come nessuno si faccia delle domande sulle violenze che subiscono oggi le donne se solo si azzardano ad affermare che un uomo che si dice donna non è una donna ma è una donna trans.  Una violenza simile a quella perpetuata dai più a danno di chi non ha voluto vaccinarsi.

Il piacere, motore della vita, che passa per  la realtà fisica e non virtuale dei nostri organi sessuali,  viene conquistato dal mercato dei corpi e narrato nell’interesse di chi questo mercato conduce.
Chirurgia plastica alla vulva, chirurgia plastica per transizionare e detransizionare in continuazione ,maternità surrogata, utero artificiale, farmaci a MRNA (vaccini) … Tutti tasselli di un unico puzzle: il piacere  sta lì fuori,  lo si acquista attraverso surrogati del corpo, costruiti dalle aziende hi-tec che magnanime ci liberano finalmente dalla ‘maligna natura’ che ci inchioda a corpi imperfetti e troppo vulnerabili e a ritmi biologici narrati come limitanti. Così si apre la strada all’utero in affitto e al futuristico, neanche tanto, utero artificiale. Il vivente tutto spostato dentro ai laboratori, con l’assicurazione che i corpi saranno liberati dalla sofferenza, dalla malattia, dalla morte e perfino dalla nascita.

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Roberta Trucco

Classe 1966, genovese doc (nel senso di cittadina innamorata della sua città), femminista atipica, felicemente sposata e madre di quattro figli. Laureata in lettere e filosofia con una tesi in teatro e spettacolo. Da sempre ritengo che il lavoro di cura non si limiti all’ambito domestico, ma debba investire il discorso politico sulla città. Per questo sono impegnata in un percorso di ricerca personale e d’impegno civico, in particolare sui contributi delle donne e sui diritti di cittadinanza dei bambini. Amo l’arte, il cinema, il teatro e ogni tipo di lettura. Da alcuni anni dipingo con passione, totalmente autodidatta. Credente, definita dentro la comunità una simpatica eretica, e convinta “che niente succede per caso.” Nel 2015 Ho scritto la prefazione del libro “la teologia femminista nella storia “ di Teresa Forcades.. Ho scritto la prefazione del libro “L’uomo creatore” di Angela Volpini” (2016). Ho e curato e scritto la prefazione al libro “Siamo Tutti diversi “ di Teresa Forcades. (2016). Ho scritto la prefazione del libro “Nel Ventre di un’altra” di Laura Corradi, (2017). Nel 2019 è uscito per Marlin Editore il mio primo romanzo “ Il mio nome è Maria Maddalena”. un romanzo che tratta lo spinoso tema della maternità surrogata e dell’ambiente.

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