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E’ evidente come il governo italiano nell’assegnare il porto di Ancona alle due navi da soccorso Geo Barents e Ocean Viking volesse esporre l’equipaggio, gli armatori ed i naufraghi al pubblico ludibrio.
Nelle stanze al calduccio del Ministero degli Interni chissà con quale sadico divertimento si sono immaginati il loro elettorato deridere e farsi beffe di clandestini e zecche costretti a un viaggio tanto penoso quanto inutile. La lunga lista di commenti pieni di odio nei vari social alla notizia dell’arrivo delle navi sembrava dipingere una comunità tra l’indifferenza e l’ostilità nei confronti dei naufraghi e dei loro salvatori.

Oramai da anni il Viminale si è trasformato in una macchina di propaganda che genera odio nei confronti di migranti, profughi e richiedenti asilo. Da Minniti passando per Salvini fino a Piantedosi il modus operandi è sempre lo stesso, un enorme strumento di distrazione di massa e costruzione di false emergenze, con tanto di mass media pronti a fare da cassa di risonanza come in un gregge di pecore. Di fronte a questa potenza di fuoco la sensazione di impotenza e di incapacità di reazione sembrava pervadere un po’ tutti.

Eppure… Eppure la notizia dell’arrivo in città delle due navi ha generato un tam tam positivo tra associazioni e singoli individui, che ha avuto fin da subito la capacità di squarciare il pesante velo che la politica razzista governativa voleva stendere sul nostro Paese. Game over … la pacchia è finita, continuavano a commentare nel mondo virtuale dei social. Ma come la storia insegna la propaganda spesso fallisce ed ecco nascere in varie parti della città di Ancona assemblee vere, dal vivo, partecipate al di la di ogni più rosea previsione, tutte coordinate e decise nel dare il benvenuto alle persone soccorse e ai loro soccorritori, ma allo stesso tempo ferme a svelare l’infamia che sta dietro alla politica governativa. Il moto positivo è stato talmente strabordante da rendere impossibile una gestione sincrona di tutte le iniziative, poiché la volontà di testimoniare la vicinanza era irrefrenabile.

Questo è successo lunedì sera e sta succedendo questi giorni: centinaia di persone si sono riversate al porto per essere un’unica voce di solidarietà, in un clima meraviglioso che non si respirava da tempo, le chat di coordinamento esplodono di foto e di appuntamenti per vedersi. Qualcuno potrebbe dire che si tratta di una sola goccia; speriamo sia quella (parafrasando Orso – Lorenzo Orsetti) che innesca una tempesta.

L’ingiustizia è talmente chiara che solo una rivolta potrà porvi rimedio; non esiste un diritto al sopruso, non è possibile tollerare la violenza gratuita nei confronti di chi non si può difendere.

Carola Rakete ha agito correttamente, lo dice pure una sentenza, forzando il blocco navale per portare in salvo i naufraghi. Non ci è dato sapere chi avrà la capacità di ribaltare il tavolo ancora una volta, se sarà un equipaggio, i naufraghi stessi o qualcuno a terra in solidarietà con loro. Ancona si sta mobilitando per portare solidarietà e accoglienza e contro il decreto Piantedosi.

Ambasciata dei diritti Marche
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redazione Pressenza

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