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L’abbiamo sperimentato tutti, tante volte.  L’attesa per qualcosa che deve accadere – sia essa un incontro o la prossima vacanza – è quasi sempre più bella e ricca di quanto poi ci si ritrova a vivere realmente. Insomma il sabato, con la sua aspettativa del dì di festa, è molto meglio della domenica.

Anche per questo, la donzelletta che vien dalla campagna di leopardiana memoria, si è incamminata infinite volte con il suo fascio d’erba. Perché, come in un racconto di Borges: la reinterpretazione di un concetto vecchio quanto il mondo è capace di generare ancora poesia.

E quella che vorrei qui ricordare, mi rimanda ad un negozio di dischi sotto la torre dell’orologio a Ferrara, sul finire degli anni Settanta. Un negozio che non esiste più, come Nick Drake, l’autore di questa ennesima rilettura del Sabato del villaggio.
Quarant’anni fa mi capitò tra le mani “Five leaves left”, un rimasuglio di magazzino, invenduto, come, allora, tutti e tre i dischi di questo cantautore inglese. Ne avevo letto anni prima una entusiastica recensione su  Musak, la rivista alternativa fondata da Gaime Pintor, il figlio del più famoso Luigi Pintor. Oltretutto il vecchio long playing  era ad un prezzo scontato e per uno studente come me, la cosa non era indifferente.

Dieci stupende tracce, con quell’ultima perla “Saturday sun”, il cui testo avevo in parte colto, anche con la mia scarsa conoscenza dell’inglese.

Saturday sun came early one morning        
In a sky so clear and blue                              

Il sole del sabato è arrivato presto una mattina
in un cielo così limpido e azzurro

Fu un amore al primo ascolto. Un amore travolgente come tutte le passioni giovanili.
Volevo ascoltare altri dischi di Drake, ma in giro non si trovava nulla. Sembrava che il nostro non esistesse proprio: nessun Lp, nessuna notizia. Vuoto assoluto. Poi, per caso, citato in un articolo sui cantautori inglesi degli anni Settanta, la tragica notizia: Nick era morto, nella notte del 24 novembre 1974. Ucciso dal male oscuro. Un’overdose di antidepressivi, non si sa se assunti consapevolmente o meno, se l’era portato via.

Parecchi anni dopo, Stefano Pistolini, noto critico musicale, ne aveva scritto. Un libro a metà tra l’indagine e l’autobiografia: Le provenienze dell’amore. Vita, morte e post-mortem di un cantautore inglese misconosciuto, molto sexy, rieditato, con un nuovo capitolo, qualche anno fa.
Leggendolo, mi ci ero specchiato. La donzelletta era arrivata al capolinea, come i versi finali della canzone di Nick:

but Saturday sun has turned to Sunday’s rain 

ma il sole del sabato si è trasformato nella pioggia della domenica.

 

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Alberto Poggi

Fisico di formazione, strimpellatore di chitarre per diletto, scribacchino per passione. Ho attraversato molte situazioni e ruoli nella mia vita. Da due anni sono ufficialmente un pensionato, ma non penso nemmeno lontanamente di andare in pensione con la testa. Non preoccupatevi però, sono un pigro nella scrittura.

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