“Le stelle sono buchi nel cielo da cui filtra la luce dell’infinito.“
(Confucio)
Cercarti nel silenzio del sonno
quando l’aria notturna accompagna
parole che hai lasciato ad altri.
Inseguo piccoli risvegli
lucidi istanti di confine
del tempo che ci separa.
Sapessi il tuo nome potrei
dipingere tra i lini il tuo corpo
baciare piano le tue labbra.
Nuvole alte svaporano dal cielo
un’alba ancora incerta del giorno
si consuma in un vocio d’esistenze.
***
Perdo ogni notte
tempo come avessi tempo
dimentico
mendico
gioia non mia
cerco tra voci la tua,
calda marea d’agosto.
Sosto d’amore accaldato
ai piedi di cento finestre,
accento da gatto randagio
rincaso adagio
scrivo ancora e ancora
pur di tenerti con me.
***
Momenti rubati
ai tuoi occhi scuri
nell’intreccio lucente
di capelli raccolti.
Un fermaglio
ultimo cade
lasciandoti nuda
al mio sguardo,
quando la mano
sognando sfiora
la tua pelle d’estate
un pensiero d’amore profondo
tra di noi quieto rimane.
***
Persiane socchiuse
sul finir dell’estate
un frinir di aduse
cicale beate.
Tra fresche lenzuola
di ruvido lino
dal tepore del vino
accaldato
l’intrecciato dono
due corpi sfiniti
in odor d’abbandono.
***
Lasci un sentore d’amaro
pomeriggio ruvido e vuoto.
Bruciano pensieri riarsi
non calore, ma luce
taglia il giorno che suda
nebbia dai cortili deserti.
Né spero, né vivo oggi
soltanto rido
folle di tedio.
***
Pianura
Campi di grano, vicini frutteti
maceri, d’alberi attorniati
stradoni e fossati
di nebbie a pareti
come sposi vestiti
esausti riposano,
ultimi superstiti
d’un giorno lontano.
Poi
Danzano sotto il sole cocente
al suono di mille fisarmoniche.
Zirlano armoniche
cinque merli dal niente,
la tristezza lontana
scopre strade d’asfalto
e la sera matana
nella piana fa salto.
Stefano Agnelli è nato a Codigoro (FE) nel 1964. Si è laureato in Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Bologna. Attualmente insegna nella scuola secondaria di secondo grado e collabora con “Il giornale di Rodafà, rivista online di liturgia del quotidiano”. Ha pubblicato due libri di poesie: “La stagione del sonno fecondo”, Corbo, Ferrara, 2007 e “Turno di notte”, Albatros, Roma, 2011.
La rubrica di poesia Parole a capo curata da Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su periscopio. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]
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Pierluigi Guerrini
Commenti (1)
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Stefano Agnelli non ama la finzione poetica. Egli considera la poesia un incomparabile medium comunicativo per condividere con altri la propria esistenza, tutta intera, senza filtri né limiti. E parla delle sue vere emozioni, delle sue sensazioni, della sua reale sofferenza spirituale, del suo disagio nel sentirsi straniero in una società che non comprende più l’arte; e parla senza limiti del suo folle amore (“dolceamara indomabile belva”, come lo definiva la grande poetessa Saffo); e parla con assoluta innocenza della sua stessa follia. Vero poeta! Vero uomo!