Per una “lista della non violenza” è troppo tardi:
gli attivisti pacifisti davanti al rebus delle elezioni
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Una settimana fa, in un accorato appello Peppe Sini dichiarava: “Costruire e presentare le liste della nonviolenza alle imminenti elezioni politiche è la cosa più necessaria che il popolo della pace, della solidarietà e della liberazione dovrebbe fare in questi giorni, ed ogni persona ragionevole, corrucciata e sollecita, dovrebbe impegnarsi per questo.”.
Per chi non lo conosce Peppe Sini è un decano della nonviolenza italiana, un grande studioso, uno strenuo militante. E, credo, un grande stimolo per tutti i nonviolenti.
Ma al di là dell’autorevole appello, da varie parti ci si è interrogati sulla possibilità di avere alle prossime elezioni uno straccio di pace, come avrebbe detto Gino Strada, cioè che il popolo pacifista possa votare per qualche alternativa al dibattito attuale Centrodestra vs Centrosinistra; dibattito che, innegabilmente, ha appiattito la discussione e messo fuori gioco l’agenda pacifista, come ricordava Mao Valpiana in una sua recente intervista al Riformista.
I Disarmisti Esigenti per esempio hanno convocato un webinar in questi giorni con l’obiettivo minimo di costruire un’agenda pacifista da confrontare con le varie forze politiche; una iniziativa importante ma che già dà per scontato che non ci sia una “lista arcobaleno” nel panorama politico.
Dal lato della Rete Pace e Disarmo, altra importante rete pacifista, non giungono invece comunicati o notizie ma si può supporre la preparazione di un’agenda da presentare alla politica, come è stato in passato.
E’ di oggi la dichiarazione di Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista, impegnato nell’Unione Popolare, che contesta la questione “legge elettorale” che, secondo alcuni, renderebbe inutile presentare liste o coalizioni che non prendano molti voti perché non eleggerebbero nessuno. Dice Acerbo: “Basta consultare il Ministero degli Interni dove c’è un ufficio competente per le operazioni elettorali. Non dovrebbe essere difficile alzare la cornetta e parlare col dirigente di cui non faccio il nome. Oppure fare un quesito al Ministero e ricevere risposta. Chiarisco: se una coalizione non raggiunge il 10% le liste che superano il 3% comunque eleggono. Cosa perderebbero se non superano il 10%? Il recupero dei voti delle liste alleate che non raggiungono il 3%. Ma se non c’è coalizione quei voti non li avrebbero lo stesso. Quindi non perdono nulla.”.
Questo articolo, con altro titolo, è uscito il 30 luglio 2022 su pressenza.com
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Olivier Turquet
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