“Io vedo i mostri”, di Federico Alotto, è un cortometraggio horror, che si rifà al “cinema di genere” italiano. Il film è ambientato in una situazione notturna, dove il mostro, nascosto nel buio di una cantina, è pronto a scavare nelle paure più intime. Il film tiene lo spettatore col fiato sospeso, sino all’ultimo respiro, sorprendendolo nel finale.
“I see monsters” (il titolo nell’edizione internazionale) ha vinto il premio come miglior film straniero al prestigioso International Beverly Hills film festival (BHff) di Hollywood, Los Angeles. Si è trattato di un successo importante completato dal premio assegnato ad Andrea Zirio, protagonista del film, quale migliore attore.
Alotto ha frequentato il conservatorio sotto la guida del maestro Paolo Russo, ha collaborato con numerosi musicisti tra cui Elio, Baustelle, Fratelli di Soledad e l’Orchestra di Fondazione Crt. Nel 2012 ha realizzato il primo lungometraggio intitolato “L’uomo col cappello”, girato in un mese con un budget ridottissimo. Il film ha ottenuto una buona accoglienza ed è stato premiato con una menzione speciale, all’Ecologico international film festival di Gallipoli.
“Io vedo i mostri” si può classificare con quello che fu definito “cinema di genere” (una rarità tra i cortometraggi), una cinematografia sviluppatasi tra gli anni ‘60 e ‘80, che traeva spunto dai film di maggiore successo (specialmente americani), con l’obiettivo di proporre sequel a dir poco impossibili e di creare dei veri e propri filoni. Tra gli autori più noti citiamo Enzo G. Castellari, Lucio Fulci, Joe D’Amato, Mario Bava, Umberto Lenzi, Fernando di Leo e Ciro Ippolito, quest’ultimo autore e regista di “Alien 2 sulla terra”. Questi film erano realizzati con budget ridottissimi, attori e registi sconosciuti, ma la ristrettezza economica era superata dall’ingegno e da soluzioni innovative, che ne decretarono la fortuna, sino a farli uscire dai confini nazionali.
Il ritorno di questo genere cinematografico si deve senza dubbio al regista Quentin Tarantino e alla sua fortunata produzione: “Kill Bill”, “Pulp fiction”, “Django unchained” e “Bastardi senza gloria”, il titolo è un omaggio al film del 1977 di Enzo G. Castellari “Quel maledetto treno blindato”, uscito negli Stati Uniti con il titolo “Inglorious Bastards”, che Tarantino ha storpiato in “Inglourious Basterds”.
Il cortometraggio di Alotto narra la storia del piccolo Giulio e della sua paura di recarsi in cantina. La scena iniziale inquadra e caratterizza i protagonisti: un padre trasandato e poco comunicativo, un bambino timido che a fatica riesce a tagliare la sua bistecca e una madre inquietante, concentrata esclusivamente sul porre in un certo modo la bottiglia del vino sulla tavola. La buona tecnica di regia, l’ottima fotografia di Valerio Sacchetto e il perfetto sincronismo dell’azione scenica, da parte degli attori, catturano l’attenzione dello spettatore, senza rivelare in anticipo lo sviluppo della storia. Nella loro dettagliata caratterizzazione i tre protagonisti creano comunque una sorta di ‘normalità’ narrativa, bruscamente interrotta nel momento in cui il bambino si reca in cantina. Mentre questi è intento a versare il vino nella bottiglia, si rivela la presenza di un’altra persona, che vive segregata nel locale. Il finale è drammatico e svela finalmente chi siano i veri mostri.
Gli elementi tipici del cinema di genere (horror/thriller) ci sono tutti: un’ambientazione notturna, una cantina buia, il mostro nascosto nell’oscurità. Si tratta di situazioni inserite in un contesto di suspense, in grado di attirare l’attenzione dello spettatore. La storia si sviluppa in due ambienti diversi e allo stesso tempo simili. La sala da pranzo è calda e accogliente, nonostante i genitori del bambino sembrino creature mostruose, poi la scena si sposta all’interno di un locale spoglio e scarsamente illuminato, dove scarafaggi, topi e oscure creature appaiono più rassicuranti.
Valerio Sacchetto ha avuto il merito di ricreare ambienti in cui le ombre e la quasi assenza delle luci immergono lo spettatore in un’atmosfera horror, come per le scene girate nella cantina in cui si inizia a percepire la presenza di un nuovo elemento. Gli attori hanno offerto un’interpretazione convincente e credibile, caratterizzando senza eccessi i loro personaggi.
“I see monsters” ha vinto anche il Crimson screen horror film festival (best short e best cinematography), che si svolge negli Usa a Charleston in South Carolina e il premio per il migliore cortometraggio horror al “Winter film awards” di New York City. Il film è stato presentato, tra gli altri, al Torino film festival e al Film leben festival (best horror short) di Llmenau (Turingia) in Germania. E’ attualmente in concorso al “Nasicae short movie festival”, che si tiene a Castenaso (Bo) dal 22 al 23 novembre.
“Io vedo i mostri” di Federico Alotto, con Andrea Zirio, Alessia Pratolongo, Vanina Bianco Giulio Caterino, sceneggiatura Emanuela Kalb, cortometraggio, genere horror, 2013, Italia, produzione La Carboneria, con il sostegno di Rotary Club Torino Castello – Ass. Cult. Adrama
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William Molducci
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