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Bologna – Quando sembrava fatta e il traguardo della stabilizzazione pareva raggiunto, la sorte dei medici precari del 118 in Emilia-Romagna è tornata in alto mare. E ora si rischia che possa sfumare la prospettiva dell’incarico a tempo indeterminato, tanto che lo Snami, sindacato dei medici, ha indetto lo stato di agitazione. “E’ una questione che va sistemata, non sarebbe accettabile” veder saltare la conquista del tempo indeterminato per chi ha anni di esperienza e attività nel 118, spiega alla ‘Dire’ il presidente regionale dello Snami, Roberto Pieralli. Con una lettera inviata al prefetto di Bologna, Attilio Visconti, al presidente dell’Emilia-Romagna e all’assessore regionale alla Sanità, Stefano Bonaccini e Raffaele Donini, nonché alla commissione di garanzia sugli scioperi, la Snami ha indetto la mobilitazione e chiesto di attivare la procedura di raffreddamento. In caso di fumata nera, lo sciopero sarebbe dietro l’angolo. Proprio oggi sono arrivati segnali dalla Regione. “C’è una interlocuzione in atto, vedremo”, dice Pieralli. Per ora il problema resta e si deve anche fare in fretta. C’è infatti la deadline del 10 febbraio, termine per l’assegnazione degli incarichi nel servizio di emergenza e, se non si riapre all’ipotesi che era emersa per stabilizzare i precari, ci sarebbe perfino il rischio che medici con meno titoli o meno anzianità ottengano questi posti.
Eppure, appunto, sembrava fatta. A inizio anno, con la legge di bilancio che aveva aperto la possibilità per i medici precari del 118 di vedere “riconosciuto il loro impegno ed esperienza pluriennale, potendo accedere per legge alle procedure di assegnazione degli incarichi oggi ricoperti precariamente da anni”, si era profilato un modo per assegnarli alle zone carenti di emergenza sanitaria territoriale 118. Ma si è bloccato tutto. E’ proprio per la “mancata pubblicazione dell’avviso pubblico” per i medici precari del 118 che lo Snami ha deciso di mobilitarsi. In un primo momento, specifica nella lettera Pieralli, la Regione “si era correttamente e sollecitamente attivata”, producendo appunto un avviso pubblico e un modulo di partecipazione in forma di bozza, “che tutti i sindacati si aspettavano sarebbe stato pubblicato” nei tempi indicati dai dirigenti del servizio. Tanto che i medici interessati erano stati avvisati e informati di tenersi pronti. Poi lo stop: “Senza nulla più sapere in merito, e visto il ritardo di pubblicazione, si è appreso solo per le vie brevi che il servizio assistenza territoriale avrebbe deciso di non procedere alla pubblicazione, rimandando a eventuale successiva data e a diversa procedura, l’ammissione di tali medici alla meritata stabilizzazione”, scrive Pieralli. Il che, ribadisce alla ‘Dire’, “sarebbe inaccettabile, anche perché si parla di figure professionali che vengono da un enorme impegno nella pandemia, peraltro neanche adeguatamente retribuito. Sentire dire che si potrebbe rinviare a settembre o a chissà quando, è inaccettabile anche sul piano umano rispetto a queste persone”.
E soprattutto, avverte nella lettera, non stabilizzarli “comporterebbe il rischio concreto ed immediato di perdita di chance di professionisti, col loro superamento da parte di colleghi con minore anzianità e titoli”. L’ipotesi in ballo ora è che si possa procedere assegnando una parte di incarichi il 10 febbraio e produrre il bando più avanti. In ballo in regione ci sono 95 incarichi provvisori oggi affidati a precari: una parte ha una anzianità di oltre tre anni, un’altra è precaria perchè avendo sostenuto l’esame professionale in altre regioni in Emilia-Romagna non ha potuto accedere al corso di formazione che poi assegna gli incarichi stabili. Non far uscire il bando che rappresenterebbe una speranza di posto fisso per almeno una cinquantina di medici, compromette “le chance di tanti valorosi precari, di poter finalmente trovare il giusto riconoscimento degli sforzi fatti”. E questo “comportamento di potenziale danneggiamento dei medici” si va a sommare ad “un panorama regionale desolante, dove la contrattazione regionale di settore è ferma dal 2008. Inoltre, in molte aree dell’Emilia-Romagna “i medici 118 precari e non, svolgono compiti ben oltre le previsioni contrattuali, privi di riconoscimenti economici e di tutela” che avrebbero con “un corretto inquadramento per i compiti di assistenza ospedaliera”, segnala Pieralli.
Fatto sta che siccome il tempo stringe, questo “obbliga il sindacato ad attivarsi” dichiarando lo stato di agitazione che non si esclude di far diventare sciopero.

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