da: ufficio stampa A.N.B.I.
Il presidente Francesco Vincenzi: “Servono monitoraggio sugli interventi ed una nuova legge contro il consumo di suolo. Poi un’idea per accedere ai fondi sociali europei”
“Nella volontà di voltare pagina dimostrata con la creazione della Struttura di Missione #italiasicura e con l’odierna organizzazione degli Stati Generali contro il Dissesto Idrogeologico, noi ci stiamo fino in fondo con il lavoro quotidiano, che i Consorzi di bonifica svolgono silenziosamente sul territorio.”
Lo afferma Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.), intervenuto, a Roma, all’assise “Fuori dal fango!”, promossa dalla Presidenza del Consiglio.
“Nel segno dell’operatività, che ci caratterizza, chiediamo 3 cose – prosegue Vincenzi – Chiediamo la creazione di una cabina di regia per monitorare lo stato di avanzamento e l’effettiva realizzazione degli interventi necessari, per i quali, entro il 2015, dovranno essere spesi circa 2 miliardi e sarà stanziato annualmente 1 miliardo nei 7 anni a seguire. Chiediamo poi una forte azione collettiva, affinchè venga approvata la legge contro l’indiscriminato consumo di suolo, causa dell’aumentato rischio idrogeologico. Infine, indichiamo l’utilizzo delle cooperative sociali nella manutenzione del suolo, giacchè ciò permetterebbe di accedere agli oltre 10 milioni di euro, disponibili sul Fondo Sociale Europeo di cui oltre 4 miliardi per l’occupazione sostenibile.
Ad inizio del nuovo anno – continua il Presidente A.N.B.I. – presenteremo il 6° Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico che, nel 2014, prevedeva oltre 3.300 interventi per quasi 8 miliardi di euro, finanziabili con mutui quindicennali; iniziare un grande piano di prevenzione significherebbe non solo risparmiare vite umane, ma spendere 5 volte meno di quanto necessita poi per riparare i danni.
A questo piano di prevenzione i Consorzi di bonifica già oggi partecipano con circa 600 milioni di euro, spesi annualmente per la manutenzione ordinaria di oltre 180.000 chilometri di canali e migliaia di opere idrauliche; queste risorse derivano dai tributi imposti a consorziati, unico esempio di federalismo fiscale applicato. I nostri impianti, pur molto efficienti, con mirati investimenti sarebbero in grado di dare risposte ancora più efficienti di fronte alle mutate condizioni climatiche; per questo, sono necessari investimenti pubblici, che si tramuterebbero in posti di lavoro diretti e indiretti, perché sicurezza idrogeologica significa preservare il territorio, le sue genti e le sue bellezze, patrimonio inclonabile del nostro Paese. Per far ciò – conclude Vincenzi – serve una nuova cultura, condizione prima per superare le pastoie burocratiche, nonché le cattive politiche, che hanno caratterizzato negli ultimi anni lo sviluppo del territorio.”
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