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Perché si scrive poesia? È una delle domande ricorrenti che faccio a chi la scrive e la legge. La stessa domanda è stata posta a Cristiano Mazzoni, che il 3 dicembre ha presentato il suo ultimo libro presso la Galleria Carbone.
Senza troppi giri di parole, Cristiano risponde a Pier Luigi Guerrini che ha moderato l’incontro “scrivo per necessità, se non scrivessi e non ricevessi un riscontro da chi (anche per sbaglio) mi legge, forse non sarei qui”. La poesia quindi come necessità, come forma d’espressione e d’arte salvifica. Un libro come diario di vita e un modo per incontrare l’altro per ricevere da lui conforto, e perché no, anche per fortificare la propria autostima.

Non a caso la raccolta di Cristiano, circa duecento pagine, è la somma di dieci anni di vita. Poesie che raccontano il mito rivoluzionario di Che Guevara, quasi un ‘maestro di vita’ per il nostro. Non a caso la bandiera rossa continua a sventolare, metaforicamente e non solo, dall’inizio alla fine della raccolta “Sventola bandiera, ricordati di essere vera,/ tu rappresenti tutti noi,/le tue righe abbracciano due secoli,/la tua memoria sta nella storia,/mai più scolorita, mai più abbandonata,/ ogni gradino del tuo curvone,/porta la tua gente, oltre il tempo presente”.

band statale 16

Le note musicali della Band Statale 16, che per la presentazione de I pensieri del Comandante hanno proposto diverse canzoni da Sergio Endrigo alla cantante anarchica Lalli (fra le tante), hanno ben incorniciato le poesie sociali imperniate sul lavoro in fabbrica di cui Mazzoni conosce tutti gli aspetti più alienanti. Il mondo delle battaglie sindacali e sociali per il bene della comunità dei lavoratori di cui sente parte attiva e rivoluzionaria, ma di cui soprattutto ne condivide la parte più umana e sensibile.
Perché sono i lavoratori i veri eroi: “Metalmeccanico, tu nasci dalla rivoluzione industriale,/flange, dadi, bulloni e tiranti,/serraggio e sflangiatura dei tempi moderni”. In questo mondo che tende a sopraffarli, a dividerli, a comprarli, a disgregarli e a sfruttarli “dove siete compagni,/non vi trovo, vi ho perso, mi sono perso,/combattete nemici creati da altri […] perché sognate con le parole dei vostri oppressori,/al vento si disperde la vostra rabbia,/indirizzata male e mai capita”.

La nostalgia e la malinconia sono i tasti toccati sulle corde delle poesie legate soprattutto ai ricordi dei genitori e delle persone care perdute: “papà siamo coetanei,/oramai è ufficiale, quasi non credo,/quasi non mi vedo,/il tempo soffia, sotto la cenere o anche auguri mamma,/oggi è il tuo compleanno,/hai smesso di invecchiare tre anni fa,/ed io non ho più tolto la testa dalla sabbia”.
D’altronde i ricordi migliori vengono descritti come foto e proprio nelle foto sfogliate alle volte si trova la vera occasione per scrivere

Vecchie foto di mondi antichi,
scatole da scarpe piene di ricordi,
contorni frastagliati, immagini ingiallite.
Mio padre giovane, nella miseria della borgata,
mia madre bella e sorridente, felice, nel lungo dopo guerra.

E poi c’è il calcio (quello giocato) nelle borgate di periferia che è metafora di vita come fa notare Pier Luigi Guerrini prendendo a prestito le parole di Pier Paolo Pasolini e Valerio Magrelli che del calcio ne hanno parlato con passione, analizzandone tutte le sfaccettature più vere e umane. Così è anche per Cristiano che in più di una poesia né parla con il filtro dell’infanzia: “sogno di un bambino, i ragazzi entrano in campo dal tunnel degli spogliatoi,/sembra di sentire il rimbombo dei loro tacchetti,/il campo è verde come il tappeto di un biliardo,/si schierano a centrocampo, con quella maglia di una/bellezza che toglie il fiato”.

E infine molte, molte poesie legate a figure storiche della politica, della letteratura e dello sport che hanno influenzato la vita e l’immaginario di Cristiano, come quelle di Don Gallo, Pasolini, Enrico Berlinguer, Sandro Pertini, Pietro Mennea, ma anche molti personaggi che sono solo i suoi eroi personali portati all’attenzione del lettore ignaro, che tramite la sua scrittura appassionata, vi riesce a scorgere la commozione e l’affetto sincero dell’autore.

Cristiano Mazzoni

Il libro dalla copertina rossa (di quale altro colore poteva essere?) non è solo la somma di dieci anni di vita di Cristiano, ma anche la descrizione di un’immaginario storico politico di un’Italia altra, un po’ sognata ma anche vissuta, e che a volte ha deluso, ma che continua incessantemente e sinceramente a lottare con i mezzi che ha a disposizione che – permettetemi di dire – non sono solo la famiglia, la voglia di democrazia, l’utopia dell’uguaglianza sociale, il lavoro, ma anche la poesia e la letteratura, perché la cultura quella del dialogo e perché no, anche dello scontro civile, può rendere liberi e migliori, come è venuto fuori dal dibattito scaturito subito dopo la presentazione tra il pubblico che era seduto nella saletta. Ma cos’è la poesia per Cristiano?

Poesia

La poesia non si impara, né si insegna,
non si trova, né si crea,
e infatti, io la cerco,
inutilmente,
tra le lettere, di questa stupida,
tastiera.

 

Cover e foto nel testo di Valerio Pazzi

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Ambra Simeone

Ambra è nata in un paese di mare e ogni volta che si trova in un posto nuovo, lì lascia qualche goccia salmastra. Quando scrive si lascia trasportare dalle brezze marine, quando disegna non usa squadre o righelli, e per entrambe le cose la bussola fa più di un giro. Quello che legge e ascolta non è assimilabile ad un solo genere, perché per lei le parole e la musica non seguono nessuna corrente.


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