“La mia città che in ogni parte é viva,
ha il cantuccio a me fatto”.
Cosi ha scritto Umberto Saba in una poema su Trieste, la sua città.
Anche Ferrara per me è diventata sempre di più ‘la mia città‘. Lì, anche se non ci vivo sempre, come Saba a Trieste, ho un “cantuccio a me fatto“.
Non è il Palazzo Schifanoia, e neanche la piazza Trento Trieste, il Giardino Massari o la piazza Municipale. Quando sono a Ferrara ogni mattina, più o meno presto, vado da casa mia verso piazza Travaglio dove c’è un cantuccio un po’ nascosto.
Niente di spettacolare o straordinario. Una edicola ben gestita, viva, con un’atmosfera piacevole e seducente, per comprare un giornale, una rivista, talvolta anche un libro.
Ma perché un’edicola ha un valore così particolare, non solo per me, ma anche per una cultura urbana in genere?
Da più di vent’anni sono spesso a Ferrara e, in quest’ultimo periodo, sono già state chiuse parecchie edicole. In Via Romano, in via Carlo Mayr, in via Piangipane, in via Garibaldi, in via San Maurelio e in tanti altri posti della città.
Nessuno ha detto quasi niente di questa cosa.
È successo e basta.
Ma la chiusura di un’edicola è sempre anche una perdita per la vita di una città.
Una volta le edicole erano non solo posti per comprare i giornali ma anche per incontrare altre persone. Magari solo i vicini di strada, per fare due chiacchiere, per scambiarsi informazioni, per fare qualche battuta sui politici, per commentare l’ultima partita di calcio.
Per la vita quotidiana di una città, quei luoghi, dove si poteva, attraverso i giornali e le riviste, conoscere le vicende mondiali e locali, erano una fonte continua di nuove notizie, private e pubbliche.
Oggi basta un clic sullo smartphone e subito si possono leggere tutti i giornali del mondo, ci si può mettere subito in contatto con amici o follower in ogni angolo della Terra, non solo con quelli che vivono nel nostro quartiere. Ma è davvero un progresso di civiltà, della modernità, della comunicazione democratica in una città?
Credo di non essere un uomo d’altri tempi, quando si scrivevano lettere con la penna stilografica o si inviavano con dei piccioni viaggiatori. Giorno per giorno sono in contatto con tantissime associazioni e ong in tutto il mondo. Attraverso internet mi informo su quanto accade a Kabul, Mogadiscio, Teheran, Washington, Comacchio…
Ma essere in un contatto diretto, vis-à-vis con un giornalaio. parlare con lui e con gli altri clienti dell’edicola, è tutta un’altra una cosa: più umana, più piacevole, completamente diversa di una comunicazione tecnica, lontana, astratta.
Dove si trova ancora un edicola c’e “il cantuccio a me fatto“.
Evviva le vecchie edicole!
Lunga vita all’edicola di Laura e Andrea in piazza Travaglio!
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Carl Wilhelm Macke
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