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Un caro amico, trasferito in Trentino, mi invia sullo smartphone un articolo di un giornale in zona Dolomiti. Con la foto crudele che vedete in copertina.

In breve. Ad Andalo hanno tagliato un abete completamente sano. Alto 28 metri e vecchio di 113 anni (si capisce contando gli anelli, ma io bambino non ci sono mai riuscito) per donarlo al Santo Padre per il Santo Natale.

La Provincia Autonoma di Trento (Pat) dichiara – senza nessuna ironia – che quell’alberone sarà il testimone dell’impegno “per valorizzare e preservare le nostre fondamentali risorse naturali”. E felici e orgogliosi sembrano anche Il Sindaco di Andalo e i valligiani. Compresi i bambini. Perché sono stati proprio tre bambini di Andalo – dopo che un carico eccezionale ha trasportato l’albero ghigliottinato fino a piazza San Pietro – a consegnare ufficialmente il prezioso dono a un cardinale di turno. Con la classica letterina di Natale: “Caro Papa Francesco, questo albero arriva dal nostro paese…”. Poveri bambini, cosa gli tocca fare. 

Qui in redazione, quasi ogni giorno arrivano lettere, proteste, appelli contro l’abbattimento di alberi. Per ampliare uno stadio, per ‘pulire’ un argine, per far posto ad altro cemento… Mi pare il chiaro segno che la gente non ne vuol saper di uccidere gli alberi. La gente – i cittadini senza potere e un po’ di giudizio –  è molto più avanti dei sindaci, degli amministratori, dei politici, degli urbanisti e dei piani regolatori.

“Nessuno tocchi Caino”. Giustissimo. Ma, anche, nessuno tagli un albero senza ragione. Lasciate stare i nostri fratelli alberi: in Amazzonia e a casa nostra.  E sarà un Natale migliore.

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it