Mi giunge la notizia della scomparsa di una cara amica: Fiamma Nicolodi, grande musicologa e studiosa. Le due sorelle Nicolodi, Fiamma e Daria erano tra le personalità più in vista della Firenze colta. La loro villa era tra i luoghi frequentati dalla cultura fiorentina. Di Fiamma sono onorato in questo Diario di postare il ricordo che la professoressa Anna Dolfi ha composto e che qui riproduco:
Fiamma Nicolodi, una presenza senza età
di Anna Dolfi
” Era una strana scuola la media Carducci di via Borgo Pinti. Di sicuro una delle più quotate di Firenze, con professori che brillavano, non so se per bravura, certo per severità e per un’acuta sensibilità al ceto sociale. Non c’è dunque da stupirsi che fosse frequentata per lo più da rampolli di famiglie importanti, che vivevano in classe e fuori in una complicità che fatalmente funzionava ad excludendum.
Solo un paio di ragazze di quel gruppo facevano eccezione, e Fiamma era tra queste. Il suo distacco non aveva niente di intenzionale, legato com’era a una specie di svagatezza, a una naturale eleganza, a una precoce urbanità alimentata da una storia di cui niente si sapeva, ma che si intuiva difficile.
Incontrandola con sorpresa e piacere quasi vent’anni dopo in casa di amici, scoprii che anche lei non aveva amato quegli anni, e che il nostro giudizio su insegnanti e compagni non era molto diverso. Non fu dunque sul ricordo di un mondo, ma per la distanza da quello, che cominciammo a incontrarci con piacere, a parlare di università e di cultura, di libri, di città, di vacanze, di musica.
Soprattutto di musica: dei concerti ai quali le capitava di invitare me e Laura, specie se con programmi e con intrepreti di nicchia da andare poi magari a trovare in camerino, o delle prime al Comunale o al Teatro del Maggio dove era facile incontrarla, sì che la si cercava con lo sguardo raggiungendola durante gli intervalli quando passava sorridendo da un’autorità all’altra.
E poi la si vedeva in Facoltà, o per le strade di Firenze, dove sfrecciava sulla sua bicicletta con cestino, muovendosi dalla bella casa di S. Niccolò – piena di libri e di dischi, dove non mancava uno splendido pianoforte a coda – per andare in centro, ai teatri, a lezione.
Laura, mia sorella, che era stata compagna di scuola di Daria, l’aveva frequentata piuttosto a partire dagli anni di Salerno e mi portava lo spaccato di un pendolarismo universitario faticoso, attenuato proprio dalla condivisione. Così eravamo in due a lanciare il suo nome quando si organizzava una cena con amici che si pensava potessero piacerle. Anche la mamma era contenta di vederla: Fiamma, che aveva avuto una madre difficile e lontana, aveva nei suoi confronti un’attenzione tutta particolare, che diceva molto della sua sensibilità.
Ma se penso oggi a qualche giorno o momento del passato legato a lei, mi tornano a mente in particolare un pomeriggio e una serata a Forte dei Marmi, con i suoi racconti di un mondo semi scomparso di esuli e di spiagge deserte, conclusosi con una cena in una sala poco illuminata della mitica Villa Elena; una grigliata settembrina da noi, a Viareggio, che ci siamo riproposte più volte di ripetere, e alcuni incontri parigini in presenza, ma perfino in assenza, visto che mi capitò di entrare notte tempo, su suo incarico, munita solo di una torcia elettrica, in un appartamento chiuso che aveva in affitto a due passi da Notre Dâme per recuperarle, in un secretaire dai molti cassetti, documenti che le erano rimasti a Parigi.
Abbiamo scherzato a lungo su quella mia impresa da agente segreto e su altre, letterarie e no, nelle quali tentavo di coinvolgerla. Mi piace ricordarla così, con il suo serio sorriso, perennemente giovane, nonostante le vicissitudini di salute, equilibrata, talmente incapace di lamentarsi da sparire all’improvviso in una notte di agosto, portando con sé la sua straordinaria capacità di leggere come pochi gli spartiti, non solo della musica, ma della vita.”.
A questa figura è inevitabile associare quella della sorella Daria, la dark Lady delle scene italiane, compagna e attrice in tanti film di Dario Argento e madre di Asia, anche lei attrice. Per la biografia di Daria Nicolodi (1950-2020) [Vedi qui].
Fiamma fu talvolta suggestionata dall’avventurosa esperienza di vita e di lavoro della sorella, ma la sua straordinaria formazione culturale le impedì di essere coinvolta in questo giro, anzi! si rafforzò la sua acribia filologica e la sua severa ma appassionata difesa dei valori di una cultura di cui fu esempio straordinario.
Per leggere tutti gli altri interventi di Gianni Venturi nella sua rubrica Diario in pubblico clicca [Qui]
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Gianni Venturi
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