Proposta del Distretto Sud Est per la Riorganizzazione Provinciale nella Fase 2 dell’Emergenza Sanitaria
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Da: Sindaco Cristian Bertarelli
Proposta del Distretto Sud Est per la Riorganizzazione Provinciale nella Fase 2
dell’Emergenza Sanitaria
Indirizzo
La pandemia mondiale da Coronavirus, sul territorio nazionale, ha evidenziato particolari criticità
nell’assistenza territoriale in ambito sanitario regionale, provinciale e distrettuale.
Queste criticità rilevate, nello specifico per il territorio della Provincia di Ferrara (se pur
fortuitamente colpita limitatamente da questa pandemia), pongono il doveroso punto di riflessione
sulle debolezze riscontrabili per l’assistenza sanitaria territoriale, ricordando che i principi
fondamentali su cui si basa il SSN dalla sua istituzione, avvenuta con la legge n.833 del 1978, sono
l’universalità, l’uguaglianza e l’equità.
Proprio per garantire i principi del SSN si deve operare una doverosa rivalutazione e un
indispensabile potenziamento del servizio sanitario territoriale provinciale: tutto ciò è oggi
ampiamente incentivato dalla nuova vision della politica nazionale e regionale, attraverso
importanti risorse economiche e di indirizzo, di seguito e per quanto concerne la provincia di
Ferrara si riportano una rivalutazione sulle attività e alcuni programmi da intraprendere sin da ora,
per garantire a tutti i distretti, e in particolare a quello Sud-Est, quanto sancito dalla Costituzione
della Repubblica Italiana attraverso l’Articolo 32.
Secondo la proposta delle due aziende sanitarie alla CTSS, i pazienti con malattia di Covid-19
accertata della Provincia di Ferrara sarebbero distribuiti in base al distretto di appartenenza. Nello
specifico, all’Ospedale hub di Cona quelli del distretto Centro Nord (173.000 abitanti) e
all’Ospedale spoke del Delta i pazienti del distretto Sud-Est (98.000 abitanti) e Ovest (77.000
abitanti). L’ospedale di Cona accoglierebbe inoltre, indipendentemente dal distretto di provenienza,
tutti i pazienti della provincia con COVID-19 che hanno necessità di ventilazione non-invasiva
avanzata e invasiva (intubazione) o intervento chirurgico urgente.
Tale distribuzione, seppur equa nei numeri, NON tiene conto di alcune fattori:
1) I pazienti affetti da COVID-19 della provincia hanno il diritto di ricevere le cure migliori
possibili indipendentemente dal distretto di appartenenza. A tal proposito è evidente come
l’hub di Cona, essendo dotato di medici specialisti (pneumologi e infettivologi) che
mancano allo spoke del Delta, sia il più idoneo per curare tutti i pazienti affetti da tale
patologia e NON solo quelli per i quali sia necessaria assistenza ventilatoria.
1) La struttura dell’ospedale di Cona rende possibile il confinamento in reparti dei pazienti
COVID e una rigorosa separazione dei percorsi “puliti” da quelli “sporchi”, essenziale per
ridurre il rischio di contaminazione dei degenti e degli operatori sanitari, come peraltro
dimostrato dal minor numeri dei contagli intraospedalieri in fase 1. Tale
separazione è certamente molto più critica, per motivi strutturali, all’Ospedale del Delta.
2) L’enorme divario nel numero di posti letto disponibili fra l’hub di Cona e lo spoke del
Delta, penalizza gravemente il distretto Sud-Est nella ripresa delle attività ordinarie previste
nella fase 2 dell’emergenza sanitaria. Va inoltre considerato l’auspicabile afflusso di turisti
ai lidi comacchiesi che aumenterà la popolazione estiva del distretto, salvo nuove misure di
confinamento per un’eventuale recrudescenza della pandemia. Qualora infatti i pazienti del
distretto Sud Est e Ovest con COVID-19, accertato o sospetto, che non abbiano bisogno di
supporto ventilatorio – la stragrande maggioranza nella fase attuale – siano tutti ricoverati al
Delta, il reparto di Medicina (59 posti letto) probabilmente NON basterebbe e si correrebbe
il rischio di ricoverarli nuovamente nella piastra chirurgica polispecialistica. Ciò
comprometterebbe, ovviamente, la ripresa delle attività ordinarie di chirurgia, ortopedia,
urologia e ginecologia per i pazienti del Sud Est con palese iniquità di accesso alle cure fra i
distretti della provincia.
Proposta
Per garantire le migliori cure possibili a tutti i pazienti affetti da malattia di COVID-19 della
provincia e consentire di riprendere anche presso l’Ospedale del Delta le attività ordinarie a
beneficio della popolazione del distretto Sud Est, analogamente a quanto legittimamente perseguito
per quella del Centro Nord e Ovest, si propone per la fase 2:
1) Concentrazione di tutti i pazienti con malattia di COVID accertata per i quali sia
necessario il ricovero ospedaliero, indipendentemente dalla necessità di assistenza
ventilatoria e dal distretto di appartenenza, presso l’hub di Cona, dove ci sono condizioni
strutturali, tecnologie e competenze specialistiche esclusive per curarli in maniera ottimale.
1) La Medicina dello spoke del Delta, tornerebbe all’originario ruolo di supporto all’hub di
Cona, ricoverando pazienti COVID accertati solo qualora si saturassero i 64 posti letto
disponibili presso l’hub dopo la chiusura del reparto Covid 3.
2) Ricovero dei pazienti convalescenti con COVID-19 presso le strutture alberghiere osservate
e rilevate, a seconda dei bisogni assistenziali.
3) Istituzione in ogni presidio ospedaliero provinciale di aree di ricovero esclusive per i
pazienti sospetti di COVID-19 in attesa dell’esito dei test diagnostici. Tali pazienti
sarebbero pertanto ricoverati nella struttura del loro distretto per poi essere trasferiti presso
l’hub solo in caso di positività. Ciò consentirebbe a tutti gli ospedali distrettuali di
riprendere gradualmente le attività ordinarie per la popolazione dei propri distretti di
riferimento.
4) Altresì si ritiene utile evidenziare che l’installazione di un secondo Tomografo
Computerizzato (TC), garantirebbe la sicurezza della gestione dei pazienti in ingresso,
creando percorsi differenziati per snellire e rendere più sicure le condizioni di erogazione
delle prestazioni che coinvolgono tale apparecchiatura.
5) Si ricorda che la COVID-19 ha dato possibilità di percorrere scelte rivoluzionarie in
riferimento alle strutture di accoglienza dei pazienti, abbiamo visto sorgere ospedali da
campo per i ricoverare pazienti, requisire strutture e adibirle per tale patologia in altre
regioni, e ricordiamo che l’ospedale di Cona, nasce come struttura da più 876 posti letto e
che solo a causa della decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158 (noto anche come decreto
Balduzzi), ha visto la riduzione dei suddetti posti letto a 710 totali al 2019 (660 p.l. ordinari
e 50 p.l. di day hospital e day surgery), pertanto è doveroso e opportuno valutarne la
riconfigurazione per una corretta gestione dell’emergenza dovuta al Coronavirus.
La realizzazione di tali proposte consentirebbe la ripresa anche presso l’Ospedale del Delta della
propria attività di ricovero ordinaria in Chirurgia Generale, Ortopedia, Urologia e ginecologia
nonché quella ambulatoriale specialistica e di Radiologia, rispettando le direttive regionali in vigore
(pre-triage e accessi controllati) a partire dal mese di giugno. Ciò è di vitale importanza soprattutto
in previsione dell’auspicato incremento della popolazione nel periodo turistico.
COVID-19 fase 2 Riapertura reparto di Cardiologia ed Area Sub-intensiva Cardiologica
Premessa L’esplosione dell’emergenza sanitaria da SARS-CoV2 in Italia, responsabile della
malattia COVID-19, è iniziata nella seconda metà del mese di febbraio. Le strategie di
contenimento dell’epidemia messe in atto dalle aziende sanitarie della provincia di Ferrara hanno
previsto una trasformazione graduale di alcuni presidi ospedalieri in ospedali per l’assistenza di
pazienti affetti da, o sospetti per, COVID-19 (COVID-Hosp) mantenendo altri presidi ospedalieri
(COVID-Free), per quanto possibile, liberi dalla gestione di questi pazienti.
Organizzazione durante il picco della pandemia
Poiché l’ospedale del Delta è stato identificato come ospedale COVID-Hosp, l’attività cardiologica,
sia ambulatoriale che assistenziale ospedaliera, è stata travolta dal repentino processo di
riorganizzazione per affrontare le fasi di picco della pandemia. In sintesi, vengono riportati di
seguito gli effetti della pandemia COVID-19 sugli aspetti organizzativi, gestionali e clinici della
Cardiologia dell’Ospedale del Delta.
Chiusura dell’Area Sub-intensiva ad uso cardiologico ed up-grade tecnologico dei letti per
aumentare la disponibilità dei posti letto di Terapia Intensiva da destinare alla gestione dei
pazienti COVID positivi.
Chiusura del reparto di degenza ordinaria di cardiologia e riconversione in Unità di Terapia
Intensiva Respiratoria (UTIR) per ricovero pazienti COVID positivi con necessità di
ventilazione assistita.
Mantenimento di sole due camere per ricovero pazienti COVID positivi o
COVID-sospetti in fase di definizione diagnostica (tampone nasofaringeo [TNF]), con
problematiche cardiologiche acute.
Chiusura di tutta l’attività specialistica cardiologica ambulatoriale, cardiologica
interventistica (impianto di pacemaker, defibrillatori, etc) e di Day-hospital (cardioversioni
elettriche di aritmie, sostituzione di pacemaker o defibrillatori in fase di scarica, etc).
Cambiamento delle priorità cliniche dei medici cardiologici che hanno dovuto ri-orientare
la propria attività assistenziale ospedaliera quotidiana verso patologie che richiedono
competenze specialistiche diverse da quella cardiologica (in particolare pneumologia e
malattie infettive). Attualmente l’organico di cardiologia è così impiegato: 1-2 medici
lavorano presso il Reparto di Medicina Interna; 1 medico è stato trasferito temporaneamente
presso l’Ospedale di Cento a supporto della cardiologia e gli altri garantiscono all’intero
dell’ospedale del Delta, compreso PS, una guardia cardiologica H24 per consulenze
specialistiche e il mantenimento della gestione della terapia anticoagulante orale per circa un
migliaio di pazienti.
Proposta di ri-organizzazione in Fase 2
Nei due mesi di lockdown, abbiamo preso consapevolezza di alcuni aspetti che caratterizzano in
modo unico il virus SARS-CoV2: il numero non trascurabile di pazienti totalmente asintomatici
(identificati mediante protocolli di screening con TNG o test sierologico), paucisintomatici e con
manifestazioni cliniche atipiche. Questi aspetti fanno si che il virus abbia una rapida diffusione, sia
difficilmente tracciabile e che la malattia, mascherata da una sintomatologia atipica, possa sfuggire
alla valutazione penetrando così all’interno dei reparti di strutture ospedaliere COVID-Free.
Inoltre, la mancanza di un vaccino e le incertezze sull’efficacia e durata dell’immunità acquisita,
contribuiscono a rendere necessaria una riorganizzazione stabile del reparto di cardiologia al fine di
garantire il mantenimento del controllo dell’epidemia ed evitare il riaccendersi di focolai di
contagio nei prossimi mesi.
A questi aspetti dobbiamo aggiungere la necessità di una ripartenza ed il recupero dell’attività
interventistica cardiologica elettiva che era stata sospesa, e la ripresa delle prestazioni cardiologiche
in regime di DH non più procrastinabili. La ripartenza in fase 2 della pandemia COVID-19 deve
necessariamente prevedere la ripresa dell’attività cardiologica dell’Ospedale come segue:
Riapertura del reparto di Cardiologia secondo due possibili scenari:
1) Trasferimento del reparto di cardiologia nell’area ideale e naturale, dove era stata collocata
in origine, cioè adiacente alla Terapia Intensiva Cardiologica e alla sala operatoria dove si
impiantano pacemaker e defibrillatori, al I° piano. Questa area ospita 12 posti letto e negli
ultimi anni è stata adibita a DH oncologico, mentre il reparto di cardiologia trasferito.
2) Riapertura del Reparto di Cardiologia nell’area dove si trovava subito prima della pandemia.
➢ Riabilitazione cardiaca:
– attualmente vengono ricoverati 150 pazienti all’anno;
– si tratta di pazienti che hanno subito un intervento di cardiochirurgia, generalmente
arrivano in quinta/settima giornata postoperatoria;
– facciamo: rieducazione respiratoria e motoria (utilizzo di incentivatori di flusso
respiratorio, ginnastica passiva al letto, mobilizzazione in stanza, allenamento aerobico in
palestra), monitoraggio del ritmo cardiaco H24, medicazione ferite chirurgiche, esami
strumentali postoperatori, ottimizzazione terapeutica;
– alla dimissione il paziente viene prenotato presso il Centro Studi Biomedici Applicati allo
Sport di Ferrara, per successiva presa in carico con programma riabilitativo home-based;
Prospettive:
– allargamento della tipologia dei pazienti: post-infarto e scompenso cardiaco;
– allargamento a possibilità di accesso ambulatoriale alla palestra (riabilitazione di tipo
“ambulatoriale” diurna, e non solo di tipo “degenziale”).
Quest’area non è adiacente alla Terapia Intensiva Cardiologica né complanare ad essa, ma è ubicata
ad un piano diverso (II° piano) e dall’altra parte dell’ospedale rispetto alla Terapia Intensiva e alla
sala operatoria pacemaker/defibrillatori. In questo caso, la riorganizzazione dovrebbe prevedere 5
camere a 2 posti letto (10 pazienti) e 4 camere a posto letto singolo (4 pazienti). Queste ultime
camere, a posto letto singolo, sono fondamentali per gestire in sicurezza tutti i pazienti sospetti
COVID che siano in attesa di esito del test diagnostico rapido (TNF o sierologico). Nel caso il
paziente dovesse risultare positivo al test, dovrà essere trasferito all’ospedale di Cona e la camera
sanificata. Mentre, se in test dovesse risultare negativo il paziente potrà essere spostato in camera
doppia con un altro paziente negativo.
In sintesi: il reparto di cardiologia per poter ripartire, in questa seconda fase, dovrà necessariamente
attrezzarsi con camere singole per i casi sospetti in attesa di referto del TNF, e in caso di positività
dovrà seguire l’immediato trasferimento presso l’ospedale di Cona che, in quanto centro Hub
provinciale, come già specificato, offre il più qualificato e complesso livello assistenziale (Standard
of Care) per pazienti COVID positivi, essendo l’unico ospedale ad ospitare un reparto di
pneumologia, di malattie infettive, e due terapie intensive per la gestione di pazienti che dovessero
avere un peggioramento repentino del quadro respiratorio. Il paziente cardiopatico è il principale
bersaglio dell’infezione da SARS-CoV2, in alcune casistiche fino al 70% dei pazienti con COVID19 avevano una qualche forma di cardiopatia. Inoltre, il paziente cardiopatico rientra fra quelli a
peggior prognosi quando affetto da COVID-19. Quindi, nell’ottica di una riapertura del reparto di
cardiologia è necessario mantenere “pulito” l’intero ospedale del Delta, poiché le caratteristiche
strutturali dell’ospedale, non consento una sicura compartimentalizzazione delle aree dove isolare e
gestire casi COVID positivi. Al contrario, l’ospedale di Cona, per le caratteristiche strutturali,
consente ingressi, percorsi ed aree separate per la gestione di pazienti COVID positivi. Infine, va
sottolineato che per gli stessi motivi sopra elencati, finché l’ospedale non garantirà il trasferimento
presso il centro hub dei pazienti COVID positivi, la riapertura di tutte le numerose attività di
diagnostica ambulatoriale di cardiologia (ECG, test da sforzo, ecocardiografia standard,
ecocardiografia transesogafea, ecostress farmacologico, ecografia transcranica, Holter ECG ed
Holter PA, visite cardiologiche, ambulatorio pacemaker/defibrillatori, ambulatorio scompenso
cardiaco) non potranno garantire la necessaria sicurezza a pazienti e operatori sanitari.
Riapertura servizio di Pronto soccorso Pediatrico h24
Il considerevole bacino di utenza del Pronto Soccorso Generale del Delta, che durante il periodo
estivo raggiunge milioni di presenze sui Lidi, richiede una valutazione più accurata delle esigenze
del territorio, anche sul piano dei servizi pediatrici.
Le pediatrie di gruppo dislocate in alcuni comuni del territorio non riescono
effettivamente a soddisfare le esigenze di tutta l’utenza, e vista la morfologia del territorio del
distretto sud-est, e le distanze importanti dal polo ospedaliero di Cona, si ravvisa la necessità, come
per tante altre tipologie di utenza sulle quali intervenire con TEMPESTIVITÀ, visto che l’ospedale
(in questo caso l’Ospedale del Delta), è la struttura UNIVERSALMENTE RICONOSCIUTA DA
TUTTI, come struttura principale di riferimento per le urgenze: siamo a chiedere il ripristino del
pediatra H24 a disposizione del Pronto Soccorso del Delta, TUTTO CIÒ POICHÉ NON
DOBBIAMO DIMENTICARE L’EMERGENZA CORONAVIRUS CHE CI PORTA
OBBLIGATORIAMENTE A RIPRISTINARE TALE FONDAMENTALE SERVIZIO SEMPRE
PER RIDURRE AL MASSIMO IL FENOMENO DEL PENDOLARISMO SANITARIO DAL
BASSO FERRARESE VERSO CONA, COME PIÙ VOLTE RIMARCATO DAI DATI FORNITI
DAL DOTT. TIZIANO CARRADORI (DIRETTORE DELL’AZIENDA OSPEDALIEROUNIVERSITARIA DI CONA).
Riapertura del reparto di psichiatria presso l’Ospedale del Delta
Riapertura del reparto di psichiatria SPOD al Delta, cancellando l’invio di pazienti dal basso
ferrarese al SPDC di Cona (a gestione AUSL),poiché l’alto numero di utenti di tale servizio, e la
quasi totale assenza di mezzi di trasporto, arrecherebbe un danno enorme alla popolazione del basso
ferrarese sia in termini di ulteriori spese a carico delle famiglie che in termini di gestione multidisciplinare, facendo particolare riferimento al coordinamento struttura/utente/famiglia in carico
agli assistenti sociali, ovvero vi sarà confusione tra la gestione ASP del basso ferrarese e la gestione
SPDC/AUSL di Cona: assolutamente da evitare data la particolare fragilità di questi utenti.
Riapertura del laboratorio di Emodinamica
Si valuti attentamente la riapertura del laboratorio di Emodinamica, utilizzando anche personale
interaziendale, poiché tutt’oggi chi deve essere sottoposto a prestazioni inerenti tale servizio sono
tutti indirizzati e trasportati a Cona, per poi tornare al Delta, con tutti gli EVIDENTI rischi di
contaminazione ai quali sono soggetti gli utenti di tale servizio.
Riapertura del servizio di dialisi
Riapertura del servizio dialisi al Delta dovuta sempre alla difficoltà economica che va a gravare,
quasi in toto, sugli utenti: senza poi calcolare gli orari di rientro, dopo il termine del trattamento,
specialmente per chi dovesse essere inserito negli ultimi turni.
DI TUTTE LE PROPOSTE AVANZATE SI CHIEDE, ALLE AZIENDE SANITARIE
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