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Da: Ufficio Stampa Lega Emilia-Romagna

La seconda tornata di “lanci” in ambiente naturale della vespa samurai, alleata degli agricoltori nella lotta contro la cimice asiatica, sarà effettuata a metà luglio dopo quella avvenuta a giugno. Obiettivo raggiungere circa 300 aree accuratamente selezionate per garantire il massimo di diffusione e ripopolamento della stessa vespa nei principali comprensori frutticoli dell’Emilia-Romagna. Ma i danni sono già ingenti, come denunciano i frutticoltori della Bassa modenese, che hanno sensibilizzato sul tema Stefano Bargi, consigliere regionale della Lega, e il capogruppo modenese del Carroccio, Alberto Bosi. “Detto che l’adozione di questo provvedimento della vespa samurai era stato sollecitato della Lega – chiariscono i rappresentanti del Carroccio – gli operatori del comparto chiedono ora un intervento più massiccio a favore della frutticoltura emiliano romagnola. La pericoltura ha perduto negli ultimi due anni – rilanciano Bargi e Bosi – 4mila ettari di superficie, che ha costi di produzione di 19 mila euro all’ettaro, con danni dal 50 all’80% nel solo 2019. L’emergenza fitosanitaria è costituita dalla cimice, dalla maculatura bruna, dalla valsa, dalla moria delle piante senza messi di difesa chimica o biologica”. L’assessore regionale all’agricoltura Alessio Mammi ha informato dell’attivazione di un fondo di solidarietà nazionale con una dotazione di 80 milioni di euro, che “potrà coprire il 10% del danno economico contestato alle colture (melo, pero, pesco, nettarina e kiwi) causate della cimice” attaccano i leghisti. “Dalla Regione – continuano Bargi e Bosi – nessun aiuto aggiuntivo, solo la messa a punto di una procedura on line con un applicativo specifico per la presentazione delle istanze, possibile dopo 45 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del provvedimento che dichiara lo stato di eccezionalità dell’evento”. Raccogliendo l’appello dei frutticoltori della Bassa modenese, Bargi e Bosi ricordano che, come previsto dai regolamenti Ue, la copertura delle spese derivate da misure eccezionali avviene utilizzando i margini di bilancio annuali o accedendo alla riserva di crisi che attualmente ammonta a 478 milioni di euro. “Queste risorse europee sono già state attivate” aggiungono Bargi e Bosi, “a livello europeo per la crisi di mercato della carni bovine in Irlanda, produttori di latte, epidemia di peste suina africana, l’influenza aviaria”.

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