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Di Francesca Cigala Fulgosi e Giancarlo Rasconi

Come medici condividiamo pienamente l’appello lanciato lo scorso maggio dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, la massima organizzazione nazionale dei medici, e dall’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente: “Covid-19: le lezioni da imparare e gli sbagli da non fare”(https://www.isde.it/wp-content/uploads/2020/05/documento-covid-isde.pdf ).

L’appello elenca sinteticamente gli obiettivi da perseguire e gli errori da non fare per contrastare le prossime pandemie, che ormai tutta la comunità scientifica ritiene inevitabili se non si prenderanno adeguati provvedimenti:
_“Rispettare gli habitat naturali e l’ecosistema è fondamentale per ridurre il rischio di pandemie. La prevenzione primaria è l’arma più potente per evitare danni sanitari e sociali di ampia portata.”
_“Il depotenziamento dell’assistenza sanitaria, l’introduzione di logiche privatistiche e prestazioni a pagamento hanno amplificato i danni, mettendo a nudo le carenze di un sistema sanitario inadeguato a soddisfare i reali bisogni di salute della popolazione”.
_“Il perseguimento della salute è prioritario rispetto agli interessi economici, sia che si tratti di patologie infettive che di malattie cronico-degenerative, entrambe espressione di un alterato rapporto con l’ambiente”.
Il documento analizza poi cosa si dovrebbe fare per ripartire dopo la crisi, e parte dall’osservazione che salute ed economia non devono più essere contrapposte.

Invita a ripensare il sistema sanitario orientandosi a un modello di assistenza “basato sui servizi territoriali incentrati sulle persone, sulla prevenzione e sui problemi prioritari di salute e non sul risparmio, sul profitto e su esigenze private che portano a privilegiare prestazioni altamente specialistiche e super remunerate”.

Invita a ripensare il sistema economico e produttivo, “ riducendo l’aggressione all’ambiente e riequilibrando l’utilizzo delle risorse”, partendo dalla constatazione che l’inquinamento ambientale ha già causato eventi estremi drammatici e rilevanti effetti negativi sulla salute, tra cui il riemergere di vecchie malattie infettive e la diffusione di nuovi ceppi virali.

Dà poi concrete indicazioni: “Per la ripresa economica e sociale occorre un grande piano di sviluppo sostenibile basato sulle energie realmente rinnovabili, su un’agricoltura improntata ai principi dell’agroecologia, sul recupero della biodiversità e non su grandi opere impattanti su ambiente e salute. Occorre un piano pluriennale per la messa in sicurezza del suolo e delle infrastrutture esistenti (strade, ponti ..), la bonifica delle aree inquinate, la rigenerazione urbana, l’adeguamento sismico degli edifici e la messa in sicurezza della rete acquedottistica, il potenziamento della rete ospedaliera pubblica”.

Segnala come azioni da mettere in campo subito: l’approvazione della legge sull’agricoltura biologica e della legge sul blocco totale di consumo di nuovo suolo, ferme da anni in senato, l’adozione di misure per un’adeguata tutela del patrimonio forestale e boschivo (“il polmone verde” del paese) e la moratoria sull’implementazione di tecnologie digitali “ non ancora adeguatamente testate”.

L’appello termina con un’ importante affermazione: “Non si può pensare di uscire dalla crisi sanitaria, economica e sociale indotta dalla pandemia rimanendo ancorati o addirittura prigionieri dello stesso modello di sviluppo e di consumo che ha contribuito a crearla”.

Questo è il forte messaggio lanciato dalla classe medica italiana e che non può essere ignorato: dovrà orientare le azioni della politica e i comportamenti dei cittadini.

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