Al ferrarese Mazzoni il premio internazionale Liberi di scrivere
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Lo scrittore ferrarese Lorenzo Mazzoni ha vinto la quarta edizione del prestigioso premio internazionale Liberi di Scrivere Award, competizione dove viene votato il miglior libro italiano e straniero dell’anno. Mazzoni ha vinto con il romanzo “Apologia di uomini inutili”, davanti a grossi nomi sia nazionali (Maurizio De Giovanni, Giuliano Pasini, Giuseppe Genna) che internazionali (Orhan Kemal, Neil Gaiman, William McIlvanney e il premio Pulitzer Adam Johnson). Una vittoria importante per l’autore ferrarese e per il suo editore, Edizioni La Gru, coraggioso gruppo indipendente con sede a Padova.
Il romanzo, che alla sua uscita a maggio, al Salone del Libro di Torino, era stato salutato con un plauso dalla critica più attenta e colta, è un atto d’accusa al mondo occidentale e alla tremenda piaga della pedofilia. Ambientato fra lo Yemen e l’Egitto, il libro si nutre di atti e pensieri folli e disumani. Tra atmosfere cupe, violenze, terrorismo e interessi di politica internazionale, Lorenzo Mazzoni offre una storia senza pietà, ignorando completamente l’ipotesi di un lieto fine standard, immergendosi in un viaggio senza ritorno nelle fragilità umane. “Apologia di uomini inutili” non è dunque una lettura d’evasione. È una lettura di liberazione, anche se dolorosa, perché pensare a tutto ciò che lasciamo accadere sotto i nostri occhi di occidentali può far male.Come dichiarato anche da Enrico Pandiani, uno dei più importanti scrittori noir italiani: “Era dai tempi di Eric Ambler che mancava un romanzo di denuncia così colto e appassionato. Una nuova, vibrante stagione della spy-story di denuncia, sullo sfondo di un Medio Oriente affascinante e letale”.
Importanti anche le parole di Liberi di Scrivere, che ha organizzato il premio vinto dallo scrittore estense: “Non è una lettura facile. Lorenzo Mazzoni non è uno scrittore commerciale, che utilizza la retorica per attirare consensi, che sposta il baricentro narrativo a uso e consumo di una letteratura usa e getta, banale, edulcorata, perbenista. C’è una genuina rabbia nei suoi testi, un’ autentica e viscerale nausea e ripugnanza che rendono la sua onestà intellettuale scomoda e provocatoria al tempo stesso, difficilmente classificabile in categorie e generi. Mazzoni non ha mai nascosto i suoi debiti letterari nei confronti di Kapuscinski, Hartley e Greene. Il Greene soprattutto de I commedianti e Il potere e la gloria. La spy story è un ottimo veicolo per denunciare i mali di questa società contemporanea sempre più indifferente, violenta, disgregata, in disfacimento. Il respiro internazionale (spie e delatori da sempre si sono mossi in scenari esotici, variegati, altri) permette di individuare le cause, di tutto ciò di vedere come tutto sia connesso, in questa società così tragicamente, spropositatamente globalizzata. Un bellissimo libro, amaro e vero, mi sento di consigliarlo, pur avvertendo del linguaggio crudo e forte di alcune pagine”.
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