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Da: Coordinatore Circolo UAAR Ferrara

Incredulità. Queste la sensazione che abbiamo provato dopo la notizia della consegna, da parte del Comune di Ferrara, di circa 3mila mascherine protettive all’Arcidiocesi di Ferrara e 500 ai referenti della comunità ebraica locale. Partendo dal fatto che risulti non equo che solo una fetta di fedeli possa ricevere un trattamento di favore (cattolici ed ebrei), il problema principale risiede nella scelta di donare mezzi di protezione attualmente di difficile reperibilità ad ambienti religiosi quando gli stessi forse erano una priorità assoluta negli ambienti sanitari.
«In un momento in cui vi è carenza di DPI (dispositivi di protezione individuale), il Comune di Ferrara ha deciso di donare mascherine all’Arcidiocesi di Ferrara e alla comunità ebraica locale dimostrando di non saper valutare le priorità e compensando le assurde richiesta della Chiesa di poter svolgere, nonostante il momento emergenziale, le funzioni religiose» commenta Gregorio Oxilia, coordinatore del circolo UAAR di Ferrara.
«Le funzioni religiose – prosegue Oxilia – ricadono sotto la voce “assembramenti” e presentano, come ha riconosciuto il Comitato tecnico-scientifico, “criticità ineliminabili”, tra cui il fatto che i fedeli sono quasi tutti anziani. A noi sembra voler assecondare un capriccio, dato che l’assenza momentanea delle funzioni religiose non impedisce a nessuno di continuare a vivere la propria spiritualità e religiosità. Per quanto la libertà religiosa sia da tutelare, penso che la salute pubblica venga prima di tutto – conclude Oxilia -. Come al solito, la scelta di pochi avrà ripercussioni su tutti».

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