Nel ferrarese è sempre più emergenza nutrie. Bisogna intervenire prima che i danni alle colture aumentino
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Da: Organizzatori
“Nel ferrarese è sempre più emergenza nutrie. Bisogna intervenire prima che i danni alle colture e il rischio idrogeologico aumentino. Per non parlare degli incidenti, anche gravi, accaduti agli agricoltori a causa dei cedimenti del terreno dovuti alle tane”. A ricalcare il problema di sostenibilità dovuto alla crescita esponenziale dei roditori della palude è Franco Dalle Vacche, presidente del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara al quale è affidato il compito di mantenere in equilibrio il delicato sistema del bacino idrografico estense
“Seppure con prudenza, si può stimare che sul territorio circa 500.000 nutrie, tanti esemplari quanti poco meno del doppio dei cittadini dell’intera provincia – prosegue il presidente – alla luce del contributo erogato alla Provincia per il contenimento dell’invasivo “castoro”, reputo molto attendibile una presenza di mezzo milione di animali, alloctoni, originari dell’America del sud e si tratta di una tra le grandi emergenze del territorio estense”. Pericolo per le produzioni agricole, l’incolumità pubblica, la tenuta arginale dei corsi d’acqua ma anche per la circolazione stradale.
“E’ preziosa e meritoria l’attività profusa dai Coadiutori per il contenimento di questi animali che sono altamente prolifici e che si cibano di vegetali, per una quantità corrispondente al 25% del loro peso al giorno – spiega – sono ingenti i danni al mondo agricolo che vede consistentemente ridotto il proprio raccolto, voracemente aggredito dalle nutrie, senza poter più contare sui parziali rimborsi da quando, nel 2014, le nutrie non sono state più classificate specie selvatiche. Non meno grave il pericolo che gli agricoltori temono costantemente anche per la propria incolumità a causa delle insidiose fragilità delle arginature durante la movimentazione dei veicoli agricoli o semplicemente a piedi”.
E ancor più rilevante è l’innalzamento del rischio idraulico, pericolo che incombe su tutta la comunità. “Penso a quanto successo l’anno scorso ad Ostellato e al collasso di argini che potrebbe essere prodotto a causa della fragilità create dalle tane. Ed è prioritario che le indispensabili opere idrauliche attive sul territorio non vengano messe a repentaglio dall’incessante attività di indebolimento messa in atto dalle nutrie e dagli altri animali fossori, quali volpi ed istrici, che colonizzano le loro tane – prosegue Dalle Vacche – sarebbero ingenti i danni causati dall’allagamento di ettari di terreni agricoli o di città. Una situazione preoccupante in qualsiasi contesto ma soprattutto per il nostro territorio che per il 44% è sotto il livello del mare con punte fino a quattro metri di depressione e col reticolo di canali che ricoprono la provincia, gestiti fin dal XIX secolo dai consorzi di bonifica, che ne evitano l’allagamento con grandi sforzi”.
Un altrettanto impattante problema per l’ambiente e l’ecosistema, è lo scortecciamento degli alberi adiacenti alle tane, in prossimità dei corsi d’acqua: 50-70 cm di corteccia rosicchiata ed asportata indebolendo la pianta fino alla morte. “Lo vediamo nelle alberature che costeggiano le strade del Mezzano – conclude Dalle Vacche – prossime ai canali, costituiscono l’habitat naturale per decine di specie animali che vedono sempre più compromesso il loro ambiente. La salute delle specie arboree, in particolare dei grandi alberi è inoltre intimamente connessa con quella dell’intero ambiente: la salvaguardia delle specie autoctone e la preservazione di un clima compatibile alla presenza dell’uomo sulla terra, sempre più compromesso anche dalla riduzione degli alberi. Non rendersi conto della gravità della situazione ci renderebbe simili a coloro che avvisati per tempo di un pericolo incombente, non tengono conto degli allarmi, salvo poi ritrovarsi a fare i conti con macerie e devastazioni”.
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