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Una cara amica mi inoltra una poesia che sta girando sui social. Mi è sembrata molto bella, molto giusta, un piccolo antidoto alla frenesia collettiva che ha portato i media a diffondere il contagio della paura, della insensatezza, della irresponsabilità. Non conosco il poeta, Andrea Melis; l’ho ringraziato per messenger a nome di tutta la redazione di Ferraraitalia. Buona lettura. (Effe Emme).

di Andrea Melis

Lavatevi le mani
ma andate scalzi
e baciate la terra ferita.
Starnutite pure nel gomito
ma leccate le lacrime di chi piange.
Non viaggiate a vanvera
ora è tempo di stare fermi
nel mondo
per muoversi in noi stessi
dentro gli spazi sottili
del sacro e l’umano.
Indossate pure le mascherine
ma fatene la cattedrale del vostro respiro,
del respiro del cosmo.
Ascoltate pure il telegiornale
che finalmente parla di noi
e del più grande miracolo
mai capitato:
siamo vivi
e non ci rallegra morire.
Per ogni nuovo contagio
accarezza un cane
pianta un fiore
raccogli una cicca da terra,
chiama un amico che ti manca
narra una fiaba a un bambino.
Ora che tutti contano i morti
tu conta i vivi,
e vivi per contare,
concedi solo l’ultimo istante
alla morte
ma fino ad allora
vivi all’infinito,
consacrati all’eterno.

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Redazione di Periscopio



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