Da: Coldiretti dell’Emilia Romagna.
L’anticipo di un mese delle colture da seme in Romagna ha già portato alla richiesta di irrigazione
Il livello idrometrico del Po è sceso ed è basso come in piena estate ma anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 25% di quello di Como al 28% dell’Iseo. È quanto emerge dal monitoraggio di Coldiretti dal quale si evidenzia che il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è di -2,4 metri, lo stesso di metà agosto scorso. Sono gli effetti – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – del grande caldo e dell’assenza di precipitazioni significative in un inverno bollente con una temperatura che fino ad ora è stata in Italia superiore di 1,65 gradi la media storica secondo le elaborazioni su dati Isac Cnr relativi ai mesi di dicembre e gennaio.
Il clima mite può creare problemi – fa sapere Coldiretti Emilia Romagna – sia perché favorisce la riproduzione di insetti dannosi come la cimice asiatica, sia per le fioriture anticipate, come quella degli albicocchi. “E anche con le colture da seme”, fa sapere Coldiretti regionale “siamo di fatto in anticipo di un mese; per questo in Romagna è stata richiesta l’irrigazione con acqua del Po con largo anticipo”. “La situazione fa tenuta monitorata: se la stagione si dovesse rivelare scarsa di piogge” conclude Coldiretti Emilia Romagna “andremmo incontro a un’emergenza siccità”.
La situazione critica a causa di siccità e delle alte temperature per il fiume Po – sottolinea Coldiretti regionale – ha spinto l’Autorità distrettuale di bacino a convocare per il 6 marzo l’Osservatorio sulle crisi idriche per fare il punto della situazione anche perché non si prevedono precipitazioni se non di scarsa entità, per cui potrebbero verificarsi ulteriori riduzioni dei livelli idrometrici anche del 20%.
L’eccezionalità degli eventi atmosferici – evidenzia Coldiretti – è ormai diventata la norma anche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione in Italia dove il 2019 – sottolinea la Coldiretti – è stato il quarto anno più caldo per il nostro Paese dopo i record di 2014, 2015 e 2018 secondo le elaborazioni su dati Isac/Cnr che effettua le rilevazioni dal 1800. L’andamento anomalo di questo inverno conferma dunque – continua la Coldiretti – i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel carrello della spesa. L’agricoltura – conclude la Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con sfasamenti stagionali ed eventi estremi che hanno causato una perdita in Italia di oltre 14 miliardi di euro nel corso del decennio tra produzione agricola nazionale, strutture e infrastrutture rurali.
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COLDIRETTI
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