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Da: Legacoop Estense.

“Il recupero d’impresa in forma cooperativa dopo una crisi aziendale o in caso di mancato ricambio generazionale conta in questi ultimi anni in tutto il Paese decine di casi, con centinaia di posti di lavoro mantenuti e punti produttivi rimasti attivi. Anche per la nostra provincia può rappresentare un’opzione importante, considerati i tanti casi di imprenditori che lamentano mancanza di prospettive dovute all’impossibilità di passare il testimone a figli o persone di fiducia”. Così il presidente di Legacoop Estense Andrea Benini ha aperto la conferenza stampa di presentazione del Protocollo di Intesa tra cooperazione e sindacati per la promozione congiunta dei Workers Buyout (WBO), o imprese recuperate: uno strumento attraverso cui i lavoratori coinvolti nella perdita del posto di lavoro, che sia per crisi o per mancato ricambio generazionale, hanno la possibilità di proporsi come protagonisti del riavvio dell’attività o di parte di essa, affittando o rilevando il ramo d’azienda e costituendo una società cooperativa di lavoro per esercitare questa attività. Firmatari dell’intesa sono le tre centrali cooperative Legacoop Estense, Confcooperative, AGCI (riunite nell’Alleanza delle Cooperative Italiane) e i sindacati confederali CGIL CISL e UIL. “Nello strumento del WBO – precisa il presidente di Confcooperative Ferrara Michele Mangolini – riconosciamo un’importante forma di politica attiva del lavoro, che stimola l’autoimprenditorialità dei lavoratori dando loro un’opportunità di riscatto e dignità, coniugando il recupero dei posti di lavoro con la forma democratica dell’impresa cooperativa. Ringraziamo i sindacati dei lavoratori per essere al nostro fianco in questo percorso”. Questa forma di autoimprenditorialità mutualistica, viene sostenuta da risorse pubbliche (Legge Marcora) e dai fondi mutualistici delle centrali cooperative, che affiancano nella capitalizzazione delle cooperative le risorse investite dai soci lavoratori, tramite l’anticipo degli ammortizzatori sociali autorizzati e non ancora goduti. Si tratta inoltre di una proposta operativa già indicata all’interno del Patto del Lavoro di Ferrara.
“La proficua e tempestiva collaborazione fra le organizzazioni firmatarie è fondamentale per l’individuazione dei possibili casi di WBO, così come prioritario è il sostegno congiunto ai gruppi di lavoratori che rigenerano le proprie aziende costituendosi in cooperativa”, affermano i segretari provinciali di CGIL Cristiano Zagatti, di CISL Bruna Barberis e di UIL Massimo Zanirato. “Per queste ragioni, il nostro impegno a fianco delle centrali cooperative sarà volto a sensibilizzare le istituzioni, al fine di individuare e promuovere gli strumenti di sostegno economico e finanziario più adeguati, e a garantire un confronto continuativo con gli Enti coinvolti, a partire dall’INPS, per evitare che problematiche procedurali possano rallentare le fasi di avvio dei WBO. Le imprese recuperate dai lavoratori possono costituire uno stimolo a una nuova visione di auto-imprenditorialità per il nostro territorio”.
I Workers Buyout sono esperienze con ricadute positive su tutti i soggetti coinvolti, nonché sulle comunità locali e sulle Istituzioni. In primo luogo sui lavoratori che, costituendosi in cooperativa, tutelano la loro occupazione e mandano avanti la propria azienda. Per le comunità locali e le Istituzioni è un punto produttivo che resta aperto, diminuendo il carico di lavoro per i Centri per l’impiego e i servizi sociali, generando indotto economico e entrate fiscali. Per gli imprenditori senza successori è l’occasione per veder proseguire la propria azienda, trasferendo gli sforzi e i sacrifici di una vita ai lavoratori che li hanno condivisi. Per le procedure concorsuali eventualmente insediatesi costituisce un’entrata aggiuntiva, derivante dall’affitto o dalla vendita dei cespiti, in grado di ristorare i creditori. Per lo Stato è un risparmio di contributi figurativi sui periodi di ammortizzatori sociali e una ripresa di gettito fiscale.
Tra gli impegni assunti con la sottoscrizione del protocollo, rientrano la formazione dei funzionari, il monitoraggio delle situazioni di crisi in atto sul territorio, la promozione di gruppi di lavoro per analizzare la fattibilità dei progetti di creazione di nuovi WBO. Nei casi in cui il progetto sia valutato positivamente, le organizzazioni sindacali supporteranno i lavoratori nell’accesso alle misure di agevolazione previste dalla Legge Marcora e dai Decreti che disciplinano l’utilizzo degli ammortizzatori sociali in via anticipata per l’avvio di un’attività d’impresa.
Antenne alzate, quindi, su tutte le situazioni critiche presenti sul nostro territorio: da quanto emerge dai dati forniti dall’Ufficio Statistica della Camera di Commercio di Ferrara, nel 2019 sono state 2.025 le imprese che nella nostra provincia hanno cessato l’attività, e il mancato ricambio generazionale è tra le cause più frequenti di mortalità. Basti considerare che al 30 settembre 2019 erano 2.370 gli imprenditori individuali over 70 (circa il 12% del totale), 632 dei quali donne. Un fenomeno in costante crescita, che ha fatto registrare, rispetto al 2011, un +1%. Gli imprenditori ferraresi segnalano difficoltà ricorrenti, quali: scarsa disponibilità alla delega da parte dell’imprenditore uscente; complessità del processo di trasferimento delle competenze e delle reti di relazioni, che in genere richiede un lungo periodo di affiancamento; difficoltà di condivisione della visione strategica tra vecchie e nuove generazioni; assenza di pianificazione ed eccessiva burocrazia.

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