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da: Alessandra Tuffanelli

Non posso che condividere il contributo di Sergio Gessi. Nei contenuti e nei toni. Durissimi, quanto necessari. Da tempo sono sempre più disgustata dal livelli infimi raggiunti dal dibattito politico nel nostro paese e nella nostra città. E questo recente episodio è solo l’ultimo, orribile, raccapricciante, intollerabile atto di una commedia dell’assurdo che mai mi sarei aspettata di vivere fino ad una manciata di anni fa.

“Più giù di così / Non si poteva andare / Più in basso di così / C’è solo da scavare / Per riprendermi / Per riprenderti / Ci vuole un argano a motore” (Daniele Silvestri, Salirò)

Parole, quelle scritte da Giangi Franz, inaccettabili, intollerabili. Che mi fanno domandare da chissà quale remoto anfratto della mente umana può scaturire un così profondo e ingiustificato livore nei confronti di perfetti sconosciuti, colpevoli solamente di essere state vittime di una tragedia. “Nessuna compassione per Venezia o per i veneti. Il Veneto è la regione con la più alta evasione fiscale” ha affermato, scrivendolo sul suo profilo Facebook. Ma siamo proprio sicuri che le persone decedute per il maltempo in Veneto, così come i loro familiari che ora li stanno piangendo, fossero degli evasori? Dei delinquenti? E anche lo fossero state, quale enorme somma dovrebbero aver occultato per meritarsi di pagare con la vita? Che responsabilità hanno avuto nel processo di cambiamento climatico imputabile del fortunale scatenatosi contro migliaia di persone che, in una manciata di minuti, han visto spazzare via tutto quanto avevano realizzato in una vita di sacrifici e di lavoro. Case, attività. I ricordi più cari. Io che mi ritengo una persona assolutamente normale, non particolarmente nota come campionessa di bontà, non posso che provare tanta tristezza ed empatia per i fratelli veneti, così per tutti gli altri italiani colpiti, da nord a sud, da questi eventi disgraziati. Le responsabilità? Certo che esistono. Andranno individuate e i responsabili, in caso di colpe accertate, duramente perseguiti e condannati. Ma non ora. Ci sarà un tempo e un modo anche per questo. Ora è il momento della solidarietà, di un unico forte abbraccio che ci unisca tutti. Dell’aiuto disinteressato e delle manifestazioni di affetto sincero.

Se c’è un aspetto positivo in tutta questa triste vicenda, se ci sono degli eroi veri e vincenti, questi sono gli studenti che da tutta Italia si sono mobilitati per portare aiuto alle persone in difficoltà, donando tutto ciò che hanno a disposizione: la loro presenza materiale, la forza delle loro braccia, la loro volontà e instancabile determinazione. Una meravigliosa catena umana che si è costituita spontaneamente e che mostra quanta bellezza ci sia nei nostri giovani: sarà solo grazie a loro se ci sarà un futuro e che loro potranno fare bene laddove noi abbiamo fallito. Davanti a questo esempio di generosa umanità noi abbiamo solo da tacere rispettosamente, guardare e imparare la lezione.

Alla luce di queste riflessioni le parole del professor Franz appaiono ancora più fastidiose. Ingiustificatamente crudeli. Così come sarebbero fastidiosi quei due euro che ha promesso di donare utilizzando un tono talmente irriverente. Per cortesia, se li tenga. Chiunque li dovesse ricevere non potrebbe che sentirsi insultato ed umiliato e sono convinta che preferirebbe farne a meno. Ma, se mi han tanto deluso le sue esternazioni, ancora più doloroso è stato leggere le tante manifestazioni a difesa delle sue crudeli parole, provenienti da tanti amici e conoscenti, persone appartenenti a quella fetta di società che si definisce sinistra progressista e che ogni giorno si batte contro la presenza dei cosiddetti haters in rete. Signori, oggi che gli haters siete voi, in virtù di un odioso e ingiustificabile campanilismo senza senso, come la mettiamo? L’odio, gli insulti, le minacce, la mancanza di pietà e di empatia fanno schifo, vengano queste da sinistra come da destra, dal basso o dall’alto, da nord o da sud. Facciamo tutti un passo indietro per favore. Moderiamo i termini, abbassiamo i toni. Scusiamoci – sinceramente – laddove abbiamo consapevolmente ferito qualcuno. E contiamo fino a 10, 100, 1000 la prossima volta, prima di colpire. Impegniamoci tutti facendo un passo verso la direzione della civiltà. E firmando la petizione “Basta odio in Rete – #ODIARETICOSTA” (vai al link) che ha già raccolto quasi 50mila adesioni. Ma facciamola crescere ancora. È estremamente importante, perché più siamo, meglio è. Costruiamo insieme un enorme fronte enorme di civiltà e di umanità. In modo che possa essere abbattuto mai più.

E quindi ritorniamo da dove eravamo partiti, dal buon Daniele Silvestri: “E resto qui distrutto / Disperato ancora un po’ / Ma prima o poi ripartirò / E salirò …”

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