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Da: Coldiretti Emilia-Romagna

Parteciperà una delegazione di Coldiretti.

Perdite in tutta Italia per oltre 350 milioni di euro. In Emilia Romagna la produzione di pere, pesche, nettarine, ciliegie, kiwi, albicocche e piante da vivai ha subito perdite che in alcune aziende sono arrivate al 100%.

La situazione drammatica causata dall’invasione della cimice marmorata asiatica resta in cima alle priorità di Coldiretti Emilia Romagna che lunedì 21 ottobre parteciperà in Prefettura a Ferrara all’incontro con la ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova per discutere della piaga che dalla scorsa primavera si è abbattuta sul comparto ortofrutticolo del Nord Italia causando ingenti danni non solo in Emilia Romagna, ma anche Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Piemonte.

La cimice marmorata asiatica arriva dalla Cina ed è particolarmente pericolosa perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all’anno con 300-400 esemplari alla volta che, con le punture, rovinano i frutti rendendoli inutilizzabili e compromettendo parte del raccolto. “Servono risorse finanziarie straordinarie per far fronte a una vera e propria calamità – afferma il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Nicola Bertinelli – ma anche una politica europea che vigili sull’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici e applichi le stesse cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati”.

Coldiretti, che nelle ultime settimane, al Villaggio di Bologna e al forum di Cernobbio, ha discusso del tema a più riprese con il Premier Giuseppe Conte alla ministra Bellanova, ricorda che si attende urgentemente il via libera del ministero dell’Ambiente che, sentiti il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e quello della Salute, deve emanare le linee guida per il via libera alla vespa samurai nemica naturale della cimice.

A livello regionale Coldiretti Emilia Romagna ha incontrato i vertici della Regione per denunciare come la gravità della situazione imponga che venga al più presto dichiarato lo stato di calamità e vengano messi in campo interventi finanziari e agevolativi per far fronte al mancato reddito delle imprese, attraverso convenzioni con le banche, l’intervento dei Consorzi Fidi, la sospensione di mutui, pagamenti, tasse, contributi per compensare e non appesantire il bilancio delle aziende gravato dalle spese colturali sostenute per una produzione che rischia di venire azzerata e di non produrre quindi alcun reddito.

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