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Ferrara film corto festival

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Da: Stefania Soriani

Caro sindaco le scrivo così mi distraggo un po’,
in merito all’esposizione del crocifisso in aula da parte dei docenti, ci tenevo a ricordarle che non si tratta di una sua benevola concessione far scegliere liberamente gli stessi, infatti questa decisione non è di sua competenza, bensì dell’istituzione scuola e di chi vi opera fattivamente; a meno che Ferrara non sia stata trasposta a livello spazio-temporale, nell’epoca Rinascimentale del Duca D’Este.
In questo momento non mi rivolgo a lei in quanto segretaria provinciale del PRC di Ferrara; bensì come insegnante statale di scuola primaria nel Comune di Ferrara.
A tal proposito mi preme rammentarle la circolare dell’ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna, nello specifico il protocollo n.001743-30/10/2013; nella stessa si evince una precisazione in merito alla controversa discussione sulla collocazione dei “simboli religiosi nelle aule scolastiche”.
In riferimento alla presenza o meno di simboli religiosi, nello specifico i crocefissi, si pone l’accento sul clima generale di accoglienza, di rispetto e dialogo tra le diverse concezioni/visioni esistenziali o religiose peculiari delle scuole nella nostra regione.
Innanzitutto la questione non può essere considerata come sola problematica afferente l’arredo scolastico di cui sono responsabili i Comuni; ma si tratta di una questione educativa ad appannaggio dell’istituzione scuola, la stessa non vive nei divieti e neppure negli obblighi; bensì nello spirito di responsabilità e competenza dell’insegnante.
Si tratta di aspetti riguardanti gli orientamenti religiosi e le sensibilità individuali, e per questo motivo appaiono necessari sia delicatezza che rispetto inclusivo, il tutto finalizzato ad evitare situazioni conflittuali tramite un’azione deflattiva.
In merito al simbolo della religione cristiana, a noi docenti non spaventa affrontare il tema dell’identità, ma la scuola non ha bisogno di ostentare i suoi simboli, il crocifisso in aula può avere senso se assume un significato, ad esempio in alcune scuole è stata affissa una croce realizzata con il legno dei barconi sui quali i migranti hanno attraversato il Mediterraneo.
Quindi appellandomi al principio dell’autonomia scolastica, eviterò di esporre il crocifisso nella mia aula; ribadendo la vocazione accogliente e inclusiva della scuola che da Costituzione esprime il principio di laicità dello Stato.
Cordiali saluti: un’insegnante

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it