Inferno in Siberia, fiamme e speculazioni. Lilin: “Finalmente il governo ha dichiarato lo stato di calamità”
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Non c’è requie per la Siberia che continua a bruciare e non esistono allo stato attuale margini di previsione sicuri sui quali ipotizzare interventi definitivi volti allo spegnimento degli incendi che divampano nella tundra, il 90% dei quali si trova nelle ‘zone di controllo,’ quelle aree in cui la legge non prevede interventi di spegnimento e proprio per questo sfuggiti di mano. E’ diventato difficile respirare, i voli sulle zone dei roghi sono compromessi, la mobilitazione di esercito e squadre di lavoro volontario riescono a coprire solo meno del 4% del territorio in pasto alle fiamme, a fronte dei quasi 7 milioni di ettari interessati, destinati purtroppo ad aumentare. Secondo i dati forniti da Greenpeace Russia sulla Siberia in fiamme, sono 166 milioni le tonnellate di anidride carbonica emessa nell’aria, corrispondenti a quella emessa da 36 milioni di auto in un anno. Aggiungiamo anche il temibile ‘Black carbon’, le particelle nere prodotte che rischiano di finire nell’Artico e depositarsi sulla superficie ghiacciata, favorendo l’assorbimento del calore con effetti facilmente e drammaticamente immaginabili. Non sono fotogrammi di un film del genere catastrofico e nemmeno pessimismo ad oltranza, ormai ne siamo certi, consci che in questo caso la realtà supera di gran lunga la fantasia. Accade ai siberiani, accade a tutti noi. Fluiscono dati indicativi privi di certezza, perché risulta difficile un conteggio preciso e rigoroso; gli incendi potrebbero essere molti di più rispetto quelli rilevati perché sono imprevedibili, ingovernabili e assumono forme e proporzioni diverse a seconda del vento e delle variabili che sfuggono anche agli addetti ai lavori.
Ferraraitalia continua a seguire Nicolai Lilin che mantiene costanti i contatti con coloro che vivono in prima persona la tragica situazione. “La posizione del governo russo è cambiata – sostiene lo scrittore – e si è deciso lo stato di emergenza in 10 regioni, a seguito anche della raccolta di un milione e mezzo di firme da tutto il mondo, che chiedevano l’intervento tempestivo di Mosca. Anche molti Italiani hanno risposto al mio appello. Rimane il problema concreto di aver agito troppo tardi e aver permesso con i ritardi una catastrofe immane. Ora il governo si sta concentrando sugli aiuti alle popolazioni che hanno subìto danni, costrette ad abbandonare case e villaggi. Si sta facendo comunque poco, anche per quelli colpiti dall’alluvione dello scorso luglio. Si tende ancora a minimizzare la portata dell’evento, mentre la protesta popolare attraverso manifestazioni in molte zone sta tenendo alta l’attenzione sullo stato di assoluta necessità in cui versano i territori e i loro abitanti.”
Viene istintivo pensare anche alla fauna che popola la Siberia e arrivano video e foto che ritraggono animali selvatici atterriti, sofferenti, completamente sradicati dal loro habitat di sempre. “Escono in massa dalle foreste” racconta ancora l’autore dell’Educazione siberiana, al quale arrivano immagini toccanti di quelle povere creature “e raggiungono i centri abitati, i villaggi e le periferie delle città; gli animali più piccoli sono destinati a soffocare nella cortina di fumo intenso. Si aggirano disorientati, affamati, molti doloranti perchè raggiunti dal fuoco, quasi a chiedere aiuto alla stessa umanità che li ha condannati. Sono lupi, volpi, orsi che vagano nelle strade bloccando le auto, e sembrano elemosinare cibo e tranquillità.
Gli ambientalisti, ma anche la popolazione di Krasnoyarsk, hanno reagito con una petizione all’annuncio da parte delle autorità dell’abbattimento di 1500 orsi e 3000 lupi, in seguito alla quale le autorità hanno sospeso l’esecuzione e istituito un fondo speciale per la salvaguardia degli animali”. Sulle cause da addebitare a uno scellerato intervento umano doloso, Lilin è chiaro. “Putin ha nominato una commissione d’inchiesta sulla responsabilità dei ‘trafficanti del legno’ che ha portato all’arresto di otto persone (proprio tra coloro a cui era affidata la salvaguardia delle foreste) coinvolte nei traffici illeciti. Ci si augura che l’inchiesta continui e approfondisca le criminose azioni che hanno scatenato questo scempio.
Nel frattempo, i camion carichi di tronchi continuano indefessi i loro trasporti verso la Cina, viaggiando giorno e notte, tra il fumo dei boschi che bruciano e i disagi che ne conseguono”. Lilin spiega la consuetudine che riguarda la commercializzazione del legname, valida fino ad ora. “Appena arriva la neve” racconta “vengono abbattuti gli alberi, proprio perché con la neve diventa più facile il trasporto dei macchinari e i boscaioli non vengono martoriati dagli insetti che infestano quelle zone. In primavera i tronchi vengono ripuliti, caricati sui camion e trasportati in Cina. Gli scarti che rimangono sul terreno vengono bruciati e ogni traccia fatta così scomparire, nella certezza che le piogge spengano naturalmente i roghi. La primavera scorsa non è andata così e i drastici cambiamenti climatici con il caldo e il disequilibrio hanno cambiato le cose. Ciò che doveva essere non è stato, generando tutto ciò a cui assistiamo ora. Nell’incendio della foresta è saltato in aria un deposito militare di armi e l’esplosione è stata forte, mi riferisce la gente di là. Si avverte il timore della popolazione, preoccupata che possa succedere ancora”.
Il poeta e scrittore Fedor Tjutcev scriveva nel 1866: “La Russia non si può capire con la mente, né la si misura col metro comune: la Russia è fatta a modo proprio, in essa si può soltanto credere”. E noi vogliamo credere, finchè c’è ancora tempo.
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Liliana Cerqueni
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