Da: Cgil
Le dichiarazioni del Prefetto che leggiamo sulla stampa non danno rassicurazioni sulle sorti del sistema di accoglienza nella provincia di Ferrara, sistema cruciale per l’inclusione e quindi la coesione sociale del territorio.
Condividiamo la sottolineatura positiva del “modello consolidato di accoglienza diffusa” che ha caratterizzato Ferrara, ma ci sfugge come questo modello possa continuare ad essere praticato con il dimezzamento delle risorse previsto dal Governo.
Dimezzamento tradottosi in un capitolato che ha un duplice effetto: da una parte elimina i servizi rivolti all’integrazione – insegnamento della lingua italiana, formazione professionale, accompagnamento all’inserimento sociale o lavorativo, mediazione culturale, supporto psicologico, orientamento legale – riducendo l’accoglienza a una fornitura di vitto e alloggio; dall’altra rende economicamente non sostenibile proprio quel modello di accoglienza diffusa tanto elogiato.
Cosa avrebbero frainteso gli enti gestori? Davvero non comprendiamo come se ne possa fare una questione di “percezione”, a meno che cambiare la percezione non significhi modificare le condizioni del capitolato per renderle compatibili con bisogni e condizioni di chi viene accolto e rispetto dei contratti di lavoro degli operatori.
A due settimane dalla scadenza della proroga l’unica certezza sono le decine di posti di lavoro già persi nella nostra provincia (ma si sa, quando sono precari non fanno rumore). Posti di lavoro ricoperti da giovani, per lo più laureati, che hanno sviluppato competenze e nuove professionalità.
L’unica prospettiva, se non cambiano le regole del gioco, è che i posti di lavoro persi aumenteranno e il consolidato modello dell’accoglienza diffusa ferrarese sarà un ricordo.
Da: Cgil
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