Skip to main content

Nel dialogo fra amici, tra le confidenze più strette, capita che il corpo mandi segnali di verità che vanno in altre direzioni rispetto alle parole. Lettrici e lettori raccontano qual è la loro dimensione di confidenza.

Corpi ribelli

Cara Riccarda,
chiedi se il mio corpo parla di me? Tipo che quando sono in scacco di una scelta difficile o sotto la spada di un malessere invadente i miei polmoni si ammalano e mi mettono in sospensione la vita per un mese?
C.

Caro C.,
ho un amico che colleziona polmoniti, è arrivato alla quinta. A me sembra sempre che lui stia per fare qualcosa di importante, inevitabile, sostanziale e dirompente per la sua vita, poi si ammala e tutto si blocca. Ma sta proprio male, lo prende un colorito verdognolo, perde anche la voce e questo gli impedisce di giustificarsi o di promettere qualcosa. Gli mancano, insomma, tutti gli strumenti corporei per dire sì alla vita, come avrebbe voluto prima di autosospendersi. O forse è un modo per andare in autotutela, non so. Quando poi sta bene, riprende in mano quello che voleva fare e aspetta: la polmonite potrebbe coglierlo anche d’estate.
Riccarda

Al di là di un caffè

Cara Riccarda,
mi è capitato di parlare con la signora della lavanderia, con il signore del bar. Sono poi uscita con le amiche e ho finto, o forse ero davvero spontanea, che tutto andasse bene. Non riesco a parlare con le persone amiche, non riesco a tenere un rapporto che vada oltre il caffè anche se riconosco la loro sensibilità e intelligenza. Per quanto riguarda la lavandaia e il barista ancora mi vergogno come una pazza.
Noname

Cara Noname,
il caffè è già un buon punto di partenza, tempo fa non arrivavo neanche a quello. Quando lo provi, poi ti crea dipendenza. Ammetto di essere molto fortunata, i miei caffè, che spesso sono anche aperitivi e cene, giocano su quello che io ancora non so di me e che scopro tra un colpo di tosse e un ginseng.
Riccarda

Chiedere è lecito…

Cara Riccarda,
intervengo sulla parte dell’articolo in cui dici che si dovrebbe imparare a chiedere. Ma io credo che se il focus è la gratuità, chiedere condiziona il dono che quindi smette di essere tale… e poi tante conseguenti riflessioni che starebbero meglio accompagnate da uno spritz che da un cappuccino.
Marco

Caro Marco,
grazie per questo off topic. Non credo che la gratuità e la richiesta sempre si elidano a vicenda: la richiesta è certamente molto rischiosa sia perché potrebbe rimanere inascoltata sia perché dice qualcosa di vero. La gratuità non viene compromessa, forse solo si ridisegna e si allarga quando vede meglio l’altro, oppure finisce quando si sente trasformata in obbligo. In ogni caso, la richiesta potrebbe valere la pena come espediente di verità. Non credi?
Riccarda

Potete scrivere a parliamone.rddv@gmail.com

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

tag:

Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it