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Da: Ufficio Stampa

Martedì 12 marzo alle 21.00, verrà proiettato al Cinema Boldini DOVE BISOGNA STARE di Daniele Gaglianone e Stefano Collizzolli. Co-prodotto da ZaLab, di cui Stefano Collizzolli è socio fondatore, il film si inserisce nella mappatura sulle cause ed effetti che le migrazioni portano. La proiezione rientra, inoltre, nell’ambito del progetto Viaggio in Italia – Tappe di una metamorfosi collettiva promosso dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Ferrara, con il patrocinio di Ateneo di Ferrara, Comune di Ferrara, Fondazione Forense di Ferrara, UCCA, in collaborazione con IBS+Libraccio Ferrara, Arci Ferrara, Fice, Centro Teatro Universitario, Scuola forense di Ferrara, Iuss Ferrara 1391 e se@unife.
Si tratta di un ciclo di incontri che affrontano alcune delle tematiche più attuali del panorama storico politico italiano e nel quale si inserisce il doppio appuntamento al Cinema Boldini, martedì 12 e a seguire quello della prossima settimana, martedì 19 marzo con SANTIAGO, ITALIA di Nanni Moretti.
Il documentario “Dove bisogna stare” non tratta il tema delle migrazioni dal punto di vista di chi parte, ma si concentra sulla capacità di confrontarsi e condividere un destino comune.
C’è un Paese raccontato come terrorizzato dalle migrazioni e violentemente ostile nei confronti dei migranti. Su questa narrazione, una parte del ceto politico continua a costruire la propria identità e le proprie fortune elettorali. Un’altra parte del ceto politico sembra, invece, incapace di parlare ad un paese spaventato e sempre più aggressivo.
Ma esiste anche un altro paese, che pratica solidarietà e lotta per i diritti ogni giorno, in maniera spesso informale e non strutturata. Non è professionismo, e a volte non è nemmeno esattamente militanza. Dove bisogna stare racconta quattro donne, di età diverse, che in luoghi diversi sono impegnate in attività a prima vista assurde al senso comune o quello spacciato come tale. Donne che appaiono fuori luogo rispetto alla narrazione dominante, quasi incomprensibili. Ascoltando i loro racconti e restituendo il loro quotidiano scopriamo, invece, discorsi e gesti lineari, straordinari nella loro semplicità. Scopriamo che non stanno fuori luogo, ma in un luogo molto reale, nel luogo in cui sentono di avere bisogno di stare.
Quattro donne tra i 22 e i 64 anni vivono in differenti città italiane di frontiera e sono accomunate da un sentimento che le porta a vivere sotto un comune denominatore: non voltare le spalle di fronte a una situazione di marginalità, esclusione e caos.
Georgia, ventiseienne, faceva la segretaria. Un giorno stava andando a comprarsi le scarpe; ha trovato di fronte alla stazione della sua città, Como, un accampamento improvvisato con un centinaio di migranti: era la frontiera svizzera che si era chiusa. Ha pensato di fermarsi a dare una mano. Poi ha pensato di spendere una settimana delle sue ferie per dare una mano un po’ più sostanziosa. È ancora lì.
Lorena, una psicoterapeuta in pensione a Pordenone; Elena, che lavora a Bussoleno e vive ad Oulx, fra i monti dell’alta Valsusa, e Jessica, studentessa a Cosenza, sono persone molto diverse; sono di età differenti, e vengono da mondi differenti. A tutte però è successo quello che è successo a Georgia: si sono trovate di fronte, concretamente, una situazione di marginalità, di esclusione, di caos, e non si sono voltate dall’altra parte. Sono rimaste lì, dove sentivano che bisognava stare.

Le storie di Georgia, Lorena, Elena e Jessica, si collocano a metà tra la retorica folle dell’invasione e della chiusura e i ragionamenti raffinati dei benpensanti, la loro azione è la speranza per poter uscire dalla tensione e dai problemi causati dal fenomeno delle migrazioni. Il luogo in cui abitano e operano è il luogo in cui sentono di aver bisogno di stare.
In sala sarà presente il regista. A dialogare con lui ci sarà Andrea Pugiotto, costituzionalista dell’Università di Ferrara.

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