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Da: Ufficio Stampa Arci Ferrara

PROIEZIONE SPECIALE

AL CINEMA BOLDINI

Mercoledì 6 febbraio ore 21.00

LADRI DI BICLETTE, regia di Vittorio De Sica

(Italia, 1948 – 88′)

IL CINEMA RITROVATO AL CINEMA – RESTAURO

Ingresso 5 euro

Mercoledì 6 febbraio alle ore 21.00 arriva al Cinema Boldini LADRI DI BICICLETTE, capolavoro di Vittorio De Sica, nella nuova versione restaurata e distribuita nelle sale italiane dalla Cineteca di Bologna, grazie al progetto Il Cinema Ritrovato.

Il nuovo restauro, presentato in anteprima al Festival di Cannes nel 2018, è stato realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata in occasione del festeggiamento dei 70 anni della pellicola, ed è stato promosso da Fondazione Cineteca di Bologna e Compass Film di Stefano Libassi, in collaborazione con Arthur Cohn, Euro Immobilfin, Artedis, e con il sostegno di Istituto Luce-Cinecittà.

Titolo simbolo del Neorealismo, Oscar come Miglior Film Straniero nel 1950, Ladri di biciclette si ispira all’omonimo romanzo di Luigi Bartolini, e si avvale per la sceneggiatura dello stesso Vittorio De Sica e di Cesare Zavattini, oltre che delle firme di Oreste Biancoli, Suso Cecchi d’Amico, Adolfo Franci, Gherardo Gherardi, Gerardo Guerrieri. Affidato a un cast di attori non professionisti, Ladri di biciclette è, secondo André Bazin, “il centro ideale attorno al quale orbitano le opere degli altri grandi registi del Neorealismo”.

Roma, pochi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Antonio Ricci, disoccupato, vive in un quartiere periferico della città con la moglie Maria, il figlioletto Bruno e una figlia neonata. Finalmente trova lavoro come attacchino municipale, impiego per il quale è necessaria la bicicletta, che Antonio e Maria riescono a riscattare dal monte di pietà. Ma già il primo giorno di lavoro la bicicletta di Antonio viene rubata.

La pellicola, tra i prestigiosi riconoscimenti, è stata inoltre inserita nella lista dei 100 film italiani da salvare, nata con lo scopo di segnalare le testimonianze cinematografiche che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978. La ricerca della realtà, di cui è portavoce questa pietra miliare del neorealismo cinematografico, emerge non come imitazione ma come verità: De Sica e Zavattini amavano passeggiare per le strade della città al fine di cogliere al meglio la quotidianità e la vita delle persone, trovandosi così davanti a quelle che sarebbero diventate scene ed episodi del film, dalla messa dei poveri alla stanza della santona.

Numerose sono poi le dimostrazioni di stima che De Sica ricevette per questo lavoro. L’amico e regista Mario Soldati, in una lettera del 1948, così scriveva:

“Carissimo,

mi parlarono, come capirai, in modo enorme del tuo film, domenica. Non venni, perché avevo paura fosse troppo bello. Ebbi, domenica, molte telefonate. Soffrivo d’invidia. Non volevo andarlo a vedere. Naturalmente, sono poi stato, alla prima, al Barberini, sperando che fosse un po’ meno bello di quello che mi avevano detto. Invece è più bello ma in altro modo. Ancora ti ripeti, sei come Verdi e Chaplin: non ragioni: senti. Anni fa ti dissi che non capivi niente, e dissi che molte volte i geni non capiscono niente, perché sentono, perché vedono. Ora ti dirò una cosa sola. Tu ‘albeggi’ Noi (tutti noi registi italiani) ‘tramontiamo’.”

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