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da: Ferrara sotto le Stelle 2014

La mitica band di Glasgow, autrice di alcuni album considerati pietre miliari del rock degli ultimi tre decenni, celebra la sua lunga carriera con uno show che raccoglie tutte le perle del suo sterminato repertorio.

Dalla Scozia alla conquista del mondo passando per il pop.
Sono in cinque, vengono da Glasgow e nel 1985 sbancano le classifiche di mezzo pianeta grazie al singolo “Don’t You (Forget About Me)”: il loro nome? Simple Minds, dominatori del panorama pop nel corso degli anni Ottanta.
Il bello è che per qualche tempo hanno seriamente rischiato di non inciderlo affatto, “Don’t You (Forget About Me)”.
Non solo: all’inizio non suonano neppure pop. All’inizio navigano nel gran mare del post punk e dell’art rock, pescando a piene mani dal sound dei Roxy Music.
L’esordio ufficiale dei Simple Minds è del 1979, quando una doppia pubblicazione mette subito in chiaro che la band sa spaziare fra suggestioni musicali molto diverse: “Life In A Day” (aprile 1979), il loro primo album, è un disco che fonde art rock e musica pop in composizioni che privilegiano strutture musicali il più possibile lineari. “Real To Real Cacophony” (novembre 1979) è invece nettamente più sperimentale e darkeggiante. È anche quello dei due album che conquista la critica e che attira sul gruppo i riflettori che contano.
Il terzo disco dei Simple Minds conferma due cose: gli entusiasmi delle riviste di settore e il fatto che la band ami sperimentare territori musicali sempre nuovi.
“Empires And Dance” (settembre 1980) è infatti decisamente influenzato dall’elettronica, pur non abbandonando le radici art rock. La metamorfosi musicale continua nei due album successivi, quando i Simple Minds avviano la definitiva transizione verso uno stile pop più accessibile: “Sons And Fascination” e “Sister Feelings Call” vengono inizialmente pubblicati insieme e solo successivamente distribuiti separatamente, il primo a settembre del 1981, il secondo a ottobre dello stesso anno.
La band viene notata da Peter Gabriel, che li chiama come opening act per il suo tour e li introduce alla Virgin Records.
La svolta in direzione pop contribuisce grandemente ad allargare la schiera dei fan e, sorprendentemente, per quelli di vecchia data, ciò avviene senza mettere da parte la qualità. Tanto che critica e pubblico possono salutare con toni ugualmente entusiasti i successivi due album della band: “New Gold Dream (81-82-83-84)”, pubblicato a settembre del 1982, e “Sparkle In The Rain”, uscito all’inizio del 1984 e prodotto da Steve Lillywhite.
A metà degli anni Ottanta, in gran parte per iniziativa di Kerr, i Simple Minds iniziano a impegnarsi pubblicamente in politica, sostenendo Amnesty International, e organizzando nel Regno Unito e negli Stati Uniti d’America grandi concerti contro il regime dell’apartheid sudafricano. Di questo periodo è l’album “Street Fighting Years”, che comprende tra gli altri il brano “Mandela Day”, in onore del leader anti-segregazionista Nelson Mandela.
Nello stesso periodo Kerr conosce Chrissie Hynde, cantante dei Pretenders e nota attivista animalista. Nel 1984 i due si sposano a New York e l’anno successivo hanno una figlia. Dalla Hynde Kerr ottiene il divorzio nel 1990, risposandosi due anni dopo con Patsy Kensit dalla quale divorzierà nel 1996.
La vera consacrazione internazionale avviene con “Don’t You (Forget About Me)”: leggenda vuole che il pezzo arrivi al gruppo dopo che Bryan Ferry aveva deciso di non eseguirlo. Senonchè all’inizio anche Jim Kerr non ne vuole sapere, soprattutto perché non è convinto del testo. Dopo qualche insistenza il brano viene inciso comunque e nel giro di pochissimo tempo il singolo diventa uno dei più grandi successi dei Simple Minds, l’unico loro brano a raggiungere la vetta delle classifiche statunitensi.
Innegabilmente, uno dei motivi di tanto successo risiede nel cambio di formazione avvenuto mesi prima: è proprio il nuovo batterista Mel Gaynor, infatti, ad arricchire il singolo con uno degli intro di batteria più famosi del suo tempo, provato e riprovato dagli aspiranti batteristi tanto quanto quello inventato da Larry Mullen Jr. per “Sunday Bloody Sunday” (U2).
Sia come sia, l’enorme successo commerciale di “Don’t You (Forget About Me)” non vince le perplessità di Jim Kerr, tanto che non entra a far parte dell’album successivo (“Once Upon A Time”). Il singolo si trova invece all’interno di “Live In The City Of Light” (maggio 1987, una sorta di greatest hits dal vivo che soddisfa fan vecchi e nuovi).
Da questo momento in avanti, però, il successo commerciale non si accompagna più agli entusiasmi della critica, che diventa più severa nei confronti del quintetto di Glasgow. Così è per “Street Fighting Years” (maggio 1989), forse l’album più politicamente impegnato della band, con brani come “Belfast Child” (dedicato alla questione irlandese) e “Biko” (dedicato al Sud Africa). Anche negli anni successivi, i continui cambi di formazione non giovano alla creatività della band, che inanella una serie di lavori incapaci di rivitalizzare il suo sound.
Non desta quindi meraviglia l’uscita del monumentale “Silver Box” (5 CD rimasterizzati), quasi a rivendicare la primogenitura di un suono che ha segnato un’epoca (con 60 milioni di copie vendute) e un tour che passa in rassegna i loro greatest hits, da “Alive and Kicking” a “New Gold Dream”, da “Waterfront” a “Don’t You (Forget About Me).

SIMPLE MINDS
Piazza Castello – Ferrara
Lunedì 28 luglio – ore 21:00
Ingresso: il concerto è completamente SOLD-OUT
Info: 0532-241419
Ulteriori informazioni sono reperibili presso il sito web della rassegna: www.ferrarasottolestelle.it

Risorse in rete:

www.simpleminds.com

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