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Da: Coldiretti Emilia Romagna

Sul mercato dilaga prodotto non certificato, appello alla borsa merci

Il maltempo che questa estate ha colpito i campi dell’Emilia Romagna ha causato danni anche al seme di erba medica, una produzione in cui la nostra regione coltivando il 50 per cento dei circa 40 mila ettari seminati in Italia. Lo afferma Coldiretti Emilia Romagna, ricordando che il seme di erba medica è una produzione di elevata qualità, che in Italia deve essere tutto certificato per produrre foraggio necessario all’alimentazione degli animali che producono latte e carni di pregio.

A causa di bombe d’acqua, grandine e nubifragi di inizio estate – informa Coldiretti – la produzione di seme di erba medica quest’anno si è più che dimezzata rispetto al 2017, quando il raccolto fu molto abbondante. Al danno della scarsa produzione – spiega Coldiretti Emilia Romagna – si aggiunge anche la beffa della presenza sul mercato italiano di seme non certificato (che viene normalmente dovrebbe essere inviato solo all’estero, dove non sono richieste le certificazioni) che mette in difficoltà il prodotto di qualità. Quotare in borsa seme non certificato è come quotare un’auto di cui non si sa né marca né cilindrata né le prestazioni ed è assolutamente fuorviante per il vero mercato. Per evitare quella che si configura come una concorrenza sleale, Coldiretti Emilia Romagna ha chiesto alla Borsa Merci di Bologna di non quotare più nei propri listini il seme non certificato in modo da contenere il diffondersi di questo prodotto sul mercato italiano.

Il seme di erba medica certificato – sottolinea Coldiretti – assicura produzioni di alta qualità necessari all’alimentazione di bovini e ovini che producono latte destinato a prodotti Dop come il Parmigiano Reggiano e a prodotti tradizionali come il Pecorino del Pastore dell’Appennino emiliano romagnolo, o anche le carni della vacca romagnola e dell’agnello Igp del centro Italia (prodotto in Romagna). Inoltre l’erba medica, inserita nella rotazione del mais e dei cereali in genere, riduce le infestanti nei terreni coltivati a cereali, con una significativa riduzione dell’uso di diserbanti.

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