L’Emilia-Romagna dichiara guerra al bracconaggio ittico. L’assessore Caselli: “Rafforziamo le misure di vigilanza e contrasto ai predoni del Po”. Sul grande fiume intesa con Lombardia, Veneto e Piemonte
Firmato l’accordo: piano di azioni comuni per debellare un fenomeno che sta depauperando il patrimonio delle specie autoctone. Più mezzi a disposizione e più uomini delle forze di polizia in campo. Verso un regolamento unico interregionale per la gestione della pesca
Bologna – Più uomini delle forze dell’ordine e volontari per i controlli sul campo, con più mezzi a disposizione, e regole comuni per la pesca per una lotta senza tregua al fenomeno del bracconaggio ittico nel bacino del Po. Sono i punti qualificanti del protocollo d’intesa sottoscritto oggi, presso la centrale idroelettrica di Isola Serafini, alla confluenza tra il più grande fiume italiano e l’Adda, nel comune di Monticelli d’Ongina (Pc), dalle quattro Regioni rivierasche – Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte – con l’obiettivo di coordinare forze ed interventi di contrasto alla pesca illegale che sta depauperando il patrimonio ittico dell’intero bacino fluviale padano, oltre a rappresentare un serio rischio per la salute dei consumatori a causa dell’immissione sul mercato di ingenti stock di pescato in assenza di controlli sanitari e di requisiti di tracciabilità. Per la Regione Emilia-Romagna ha firmato l’assessore all’Agricoltura e pesca, Simona Caselli.
L’accordo, di durata triennale e al quale hanno aderito anche l’Autorità di bacino del Po e le prefetture dei rispettivi capoluoghi regionali con il compito di coordinare gli interventi di contrasto immediato alla pesca di frodo, impegna i firmatari a collaborare e a mettere in campo azioni sinergiche e coordinate per mettere un freno alle razzie, spesso ad opera di bande organizzate di malviventi originari dai Paesi dell’Europa dell’est che, oltre a mettere in serio pericolo la sopravvivenza di specie autoctone tutelate dall’Unione europea e a rischio di estinzione come lo storione cobice, rischia di compromettere le prospettive di sviluppo turistico e di fruizione collettiva del grande fiume.
“Con questo accordo-sottolinea Caselli- facciamo fronte comune con le altre Regioni padane per rafforzare e rendere più incisive le misure di lotta al bracconaggio ittico che abbiamo inserito nella nuova legge per la pesca e la tutela delle specie autoctone approvata dall’Assemblea legislativa regionale nel febbraio scorso. In più poniamo le basi per una gestione condivisa del fiume Po, con l’obiettivo di armonizzare le norme che regolano la pesca e coordinare le azioni per la tutela della fauna ittica autoctona e della biodivesità, a partire appunto dall’attività di repressione della pesca illegale”.
Come si articola il programma di interventi
Il programma di azioni delineato dall’accordo si articola in più punti. In primo luogo sarà messo a punto un piano operativo per l’attivazione degli interventi delle squadre di agenti della Polizia di Stato e delle Polizie locali e provinciali, impegnati nell’attività di controllo, vigilanza e repressione dei fenomeni malavitosi. Un piano da far scattare nel breve termine, con il supporto dei volontari delle associazioni di pescatori sportivi, e che sarà appunto coordinato in ciascuna regione dalle prefetture delle città capoluogo. Al riguardo il protocollo prende ad esempio le azioni di contrasto effettuate nel mantovano nel biennio 2016-2017, in sinergia tra i corpi di Polizia (statale, provinciale locale), le guardie giurate ittiche, la Regione, con il coordinamento della Prefettura locale. Alle attività di prevenzione e repressione della pesca illegale potranno partecipare anche le unità speciali dei Carabinieri forestali delle quattro Regioni interessate.
Nel medio periodo sarà poi messo a punto un programma di potenziamento del personale e della dotazione di mezzi (autoveicoli, natanti, visori notturni, ecc.) dedicati in via esclusiva al contrasto del bracconaggio lungo l’asta del Po e nella rete dei suoi affluenti e canali di bonifica. Un programma di cui si faranno carico le quattro regioni firmatarie e che sarà coordinato dall’Autorità di bacino del Po.
Sul fronte normativo, si punta ad armonizzare le diverse discipline regionali, con l’obiettivo di arrivare all’approvazione di un unico regolamento interregionale per la pesca nel Po. C’è poi l’impegno a promuovere modelli di governance della pesca e del turismo fluviale per assicurare un presidio permanente tutto l’anno dei fiumi e corsi d’acqua, per scoraggiare le scorribande dei predoni, oltre ad avviare un monitoraggio degli stock ittici e del loro stato di salute. Per coordinare gli interventi sarà insediato presso la Prefettura di Milano un tavolo con il compito di elaborare ed aggiornare il programma delle azioni di contrasto alla pesca fraudolenta.
L’accordo si inserisce nel programma di iniziative approvato nel giugno 2017 dalla “Consulta interregionale per il Po”, organismo di cui fanno parte gli assessori regionali alla Pesca delle quattro regioni coinvolte. L’incontro odierno è stata anche l’occasione per illustrare il completamento del progetto Conflupo, la realizzazione di una scala di risalita con vasche ampie di cinque metri per permettere ai pesci “migratori” come lo storione obice e l’anguilla di superare lo sbarramento artificiale della diga di Isola Serafini.
Un vero e proprio corridoio ecologico che mette in collegamento, attraverso il Po, il mare Adriatico con il Ticino e poi il lago di Lugano, e che consente a queste specie di raggiungere gli ambienti adatti per riprodursi. Il progetto, coordinato dalla regione Lombardia, è costato circa 7 milioni di euro, di cui quasi la metà stanziati dall’Ue. La Regione Emilia-Romagna ha investito oltre 2 milioni di euro attraverso l’Aipo.
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