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A chi è nella nomenclatura dei partiti e si occupa di politica locale, può capitare di scivolare e ricevere un avviso di garanzia quasi certo, e anche qualche condanna.
Siena e Genova, e ora anche Milano e Venezia, non sono le tappe del Giro d’Italia ma sono le ultime vergognose vicende di corruzione che potrebbero incrinare quel cambio verso del presidente Renzi, oltre alle evidenti e nascoste resistenze contro i tanti “no” che ogni giorno si incontrano e si leggono.
Il tema non è nuovo. Anche su questo quotidiano si è letto a più riprese di corruzione, affari, interessi non chiari, ruberie, falsità e di bugiardoni e la meraviglia di quel 40% e oltre è stata una sorpresa che neppure i sondaggisti e la stampa avevano previsto e compreso.
Una storia che ricorda Guardie e ladri , fatta di troppe e spudorate ipocrisie, e che ci ricorda, come recita l’editoriale di domenica 8 giugno di Corsera, che la questione è trasversale e nessuno si salva, anche se qualcuno avanza pesi e misure.
Politica ed etica non si scindono, anzi si plasmano, e a partire dai territori. Anche se sta poi a Roma discuterne con duri provvedimenti, si lascia alle lontane periferie, anche nel dopo tangentopoli del ’92, il maneggio di sofisticate tecnicalità per far sparire, nelle scatole cinesi, le brutture imperterrite dei soliti noti, ormai senza anagrafe.
Non è certamente una novità che nel nostro Paese il costo delle grandi opere pubbliche sia almeno il triplo che altrove, ma quale severità è stata attivata per bloccare lo scempio, senza escludere anche quelle piccole cose che nei Comuni e nelle aziende pubbliche locali, da anni, si esercitano nella scarsa trasparenza dei capitolati e delle minute trattative (più si spezzano i fornitori e meglio è).
Abbiamo citato Guardie e ladri, soprattutto per sostare un po’ sulle guardie: la novità di questa specie di corruzione è che va dalla Corte dei conti, all’Agenzie delle entrate, alla Guardia di finanza, al Tar e al Consiglio di stato, a qualche magistrato, vigile e geometra, come fosse un corpo d’armata disarmante nell’auditing per il rispetto delle regole e dei comportamenti pubblici.
Questo non ci esime, però, dal marcare ed indicare il dito su altri target, dagli imprenditori ai politici ed amministratori, le cui condanne debbono essere severissime e a casa con la dura pena. Ma quello che qui si vuole evidenziare è la novità della corruzione e che solo il pentimento (e per fortuna ce n’è almeno uno) ha messo in rilievo, scoprendo il coperchio, ipocrisie comprese.
Non resta molto da aggiungere, quello che ci dispiace e che c’è il rischio che fra qualche settimana tutto diventi una bufala: un essere comunque garantisti, le nebbie che avanzano, responsabilità incrociate ma innominabili e tutto finisce così.
Ora che sono terminate le elezioni europee, regionali e dei comuni basterebbe la pubblicazione analitica e precisa di come e da dove sono pervenute le risorse finanziarie (dirette, indirette, altre strade…) per poter dire che veramente è finita.
Abbiamo anche sentito dire, da qualche campo, che siamo diversi, non abbiamo capito, però, da chi; però si sappia che il denaro non ha colore, basta, forse, verniciarlo diversamente.
Non sappiamo, inoltre, se Renzi riuscirà nell’impresa di portare l’Italia in una nuova Europa e se l’elefante abbia finito di rompere i preziosi nella cristalleria; noi e quei quaranta punti (con otto di decimale) speriamo che il Presidente possa veramente andare avanti e spazzare via quel marciume che ostacola i sentieri di una nuova crescita.

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Enzo Barboni



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