Per ricordare Paolo Ravenna, in occasione dell’intitolazione dello Slargo Paolo Ravenna in Via Ercole I d’Este (19 gennaio 2018)
“Aprire le finestre” era un leitmotiv per Paolo Ravenna, il cosiddetto ‘Avvocato della Mura’, noto a ferraresi e non per tutto il suo grande impegno civile. Per qualcuno, che ha avuto la propria formazione culturale e politica negli oggi leggendari e molto discussi anni Sessanta, non è cosi difficile trovare un modello di cultura in grado di dare un orientamento alla nostra vita e di sostenere la nostra visione di una città colta, vivace, civile. Nel mondo culturale sia d’Italia sia della Germania ci sono, per dare solo qualche esempio, uomini come Benedetto Croce, Thomas Mann, i fratelli Scholl, Piero Gobetti, Bert Brecht, Rita Levi Montalcini o Norberto Bobbio.
Ricordando Paolo Ravenna si può citare come ‘maestro‘ anche Fritz Bauer, in Italia quasi sconosciuto, un giurista ebreo molto importante per la cultura democratica in Germania del Dopoguerra. Odiava, come l’Avvocato Ravenna, l’antifascismo retorico e preferiva un lavoro concreto e sobrio contro i responsabili della Shoah. Ma non sono certo che questi orientamenti, questi fari intellettuali, abbiano ancora qualche peso culturale per i giovani d’oggi. Speriamo di sì, ma per essere realistici bisogna ammettere che il mondo dei grandi vecchi non trova più un’eco clamoroso fra i viventi attuali.
Non ho voglia di intonare una grande lamentazione per il degrado culturale del tempo presente: non serve a nessuno, solo a me, forse, per calmare i miei nervi. Come architetto, artista, avvocato o giornalista (per parlare della mia categoria), si deve continuare con il lavoro di ogni giorno, ma in un modo ‘kantiano‘ come ci hanno insegnato sia Fritz Bauer sia Paolo Ravenna.
Ci si deve dunque aspettare dagli altri (professori, artisti, giornalisti ecc. ) un lavoro serio, competente, pieno di coscienza e anche di fantasia e curiosità. Tutti insieme, noi e gli altri, siamo responsabili per il nostro lavoro, per la nostra vita come cittadini d’Europa: quest’ultima era per l’Avvocato un titolo d’onore e non di vergogna, come urlano oggi sempre di più i numerosi bulli di un populismo stupido.
“Resistere, resistere, resistere”, come slogan contro il degrado della vita pubblica e della responsabilità per la “res pubblica”: uno slogan che per l’Avvocato era anche e sempre una spinta per fare una battaglia civile, una tensione che si manifestò soprattutto per salvare le famose Mura di Ferrara.
Thomas Mann ha definito il senso della parola ‘tradizione’ come orientamento a un modello di riferimento culturale e spirituale: Mann era un grande ’tradizionalista’ che, senza un aggiornamento, rischia però di diventare museale, un monumento storico, immobile. Paolo Ravenna aveva, invece, un grande senso per la storia, certamente anche per il passato, ma voleva sempre aprire la finestra verso qualcosa di nuovo, il mondo fuori.
Mai come oggi noi abbiamo bisogno di una ‘vita attiva’, quella della filosofa Hannah Arendt, di una creatività umana, di un senso profondo per l’urgenza di una nuovo ‘impulso civile’. Oggi non si può parlare o scrivere solo sulla cultura dentro la mura di Ferrara e nemmeno d’Europa. Dobbiamo aprire le finestre delle nostre case, dove grava talvolta un’atmosfera soffocante e piena di polvere culturale; ma dobbiamo riconoscere che quella stessa atmosfera è anche piene di una storia civile e umana, gravida di grandi valori per i quale si deve “resistere, resistere, resistere”.
Ma non dobbiamo solo difendere il nostro gran tesoro di cultura, d’arte, di valori democratici; dobbiamo anche aprire le nostre finestre per nuovi orizzonti culturali. In questi giorni di “cash & carry“ e dell‘elogio della irresponsabilità come virtù, ci mancano uomini che siano in grado di rappresentare altri valori di vita. Come ha scritto una volta lo scrittore triestino Claudio Magris, ci servono valori freddi, i quali, stabilendo condizioni di partenza uguali per tutti, permettono ad ognuno di coltivare i propri valori caldi, di inseguire la propria passione.
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Carl Wilhelm Macke
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