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Le aziende agricole contribuiscono ogni giorno a preservare ambiente e biodiversità e sono
profondamente coinvolte nel progetto. Il Parco potrebbe dare una forte spinta a turismo e
promozione delle eccellenze agroalimentari.

FERRARA – Con il via libera della commissione Bilancio del Senato diventa più concreto il progetto
di un Parco Unico del Delta del Po, un’area protetta di 130mila ettari tra Veneto ed Emilia
che per estensione supererebbe anche il Parco Naturale Regionale della Camargue in Francia, al
quale si ispira. Un deciso passo avanti che Agrinsieme Ferrara – il coordinamento di Cia,
Confagricoltura, Copagri e l’Alleanza delle Cooperative Italiane del Settore Agroalimentare (AgciAgrital,
Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare) – considera una reale opportunità
per lo sviluppo del settore agroalimentare. Fondamentale, in questo contesto, il duplice ruolo degli
agricoltori: produttori di eccellenze e “guardiani” della terra e della biodiversità, anche
grazie a tecniche produttive a basso impatto ambientale e al lavoro costante di salvaguardia
idrogeologica del territorio.
Secondo Stefano Calderoni, nuovo coordinatore di Agrinsieme, si tratta di un progetto che fa
uscire il territorio da un “provincialismo inutile” e lo proietta in un contesto Europeo, dove la
promozione turistica passa attraverso un’offerta integrata che coinvolge diversi settori produttivi.
«Immaginiamo un Parco dalle caratteristiche uniche, con un’unica strategia di promozione
multisettoriale, per accogliere turisti provenienti da tutto il mondo. In questo contesto l’attività
agricola ha un ruolo fondamentale, innanzitutto perché il patrimonio ambientale e paesaggistico
del Delta del Po è il risultato delle trasformazioni che il lavoro di agricoltori e pescatori hanno
impresso nel corso di secoli. Inoltre i prodotti italiani di qualità piacciono a un pubblico vasto, tanto
che il nostro Pil cresce proprio grazie all’agroalimentare. La sfida è importante e deve
esserci massima coesione tra tutti i soggetti coinvolti, perché non è importante chi sarà il
presidente del Parco o quali saranno le regole applicate, ma che vi sia un obiettivo forte e
condiviso».
Il progetto del Parco interregionale del Delta del Po significherebbe, per gli operatori agricoli e
turistici un’opportunità di crescita potenzialmente enorme.
«I due parchi – continua Calderoni – offrono una serie di peculiarità, che nel corso degli anni
sono state valorizzate attraverso una serie di progetti e attività. Penso, ad esempio, al Festival
Internazionale del Birdwatching, alla rassegna naturalistica Primavera Slow fino alla creazione di
aree museali didattiche e alla riattivazione di produzioni antiche come quella del sale, tutto per
favorire una fruizione del Parco sempre più allargata e aperta. In questo contesto hanno avuto un
ruolo importante le eccellenze agroalimentari, che hanno contribuito a migliorare l’offerta turistica
rurale, a vantaggio del pubblico e degli operatori.

Avere un Parco unificato significherebbe offrire un ventaglio di possibilità ancora più ampio
e la una proposta di pacchetti turistici interessanti e ricchi da tutti i punti di vista: naturalistico,
didattico, enogastronomico e artistico. Una vera e propria experience basata sul rapporto uomoambiente,
attraverso il quale si esprime e viene valorizzata l’unicità del Parco. Un’unicità che non
richiede ulteriori vincoli per la sua tutela, perché gli agricoltori sono i primi ad impegnarsi in
un’opera costante di controllo e salvaguardia dei parametri ambientali, dato che vedono in questo
progetto concrete opportunità dal punto di vista dello sviluppo economico».

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CIA FERRARA



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