Emilia Romagna, avanti tutta sul taglio dei giochi: “La legge non sarà cambiata”. A rischio 12500 posti
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Da Agipro
Da una parte la legge anti ludopatia dell’Emilia-Romagna, che a breve determinerà un taglio drastico di slot e sale giochi; dall’altra, l’accordo preso in Conferenza Unificata da Governo ed enti locali, che prevede “un’equa distribuzione del gioco sul territorio”. Le due discipline sono in evidente conflitto e qualcuno dovrà cedere: il Governo, tollerando la quasi totale sparizione dei giochi, o la Regione, modificando la sua legge. Il sottosegretario all’Economia Baretta ha più volte sottolineato nei giorni scorsi la necessità che le Regioni non vadano oltre al patto siglato in Conferenza Unificata, che prevede nell’arco dei prossimi tre anni un taglio del 35% delle slot e il dimezzamento dei punti di gioco. Ma dalla Regione arrivano segnali contrari: «Modificare la legge? Non ne vedo proprio il motivo – ha detto ad Agipronews Mila Ferri, responsabile dell’Area salute mentale e dipendenze patologiche della Regione – Nell’accordo preso in Conferenza Unificata viene esplicitamente scritto che Regioni e Province autonome, ai fini del contrasto alla ludopatia, potranno prevedere forme maggiore di tutela per la popolazione rispetto al testo dell’intesa. Questa parte, anche a giudizio del nostro presidente Bonaccini, va intesa letteralmente».
La mappatura dei comuni – Avanti, quindi, con la legge regionale: la normativa, votata nel 2013 ma resa esecutiva solo nel giugno scorso, vieta l’apertura di punti di gioco e l’installazione di apparecchi entro 500 metri da una nutrita serie di luoghi sensibili: scuole, luoghi di culto, impianti sportivi, strutture sanitarie, luoghi di aggregazione giovanile e oratori. Quanto a sale e apparecchi già in esercizio, la legge prevede precisi step di adeguamento. Il primo passo lo devono fare i Comuni, chiamati entro il prossimo 31 dicembre, a individuare i luoghi sensibili sul proprio territorio e gli esercizi non in regola con il distanziometro. «La mappatura sta andando avanti senza problemi e i tempi saranno rispettati», ha detto al riguardo Mila Ferri. Proprio sulla base delle mappe comunali, ogni sindaco nei successivi sei mesi, vale a dire entro il primo semestre del 2018, comunicherà alle sale “sotto distanza” i provvedimenti di chiusura e, per quanto riguarda gli esercizi pubblici, il divieto di installazione di nuovi apparecchi e il divieto di rinnovo dei contratti tra esercente e concessionario. Gli esercenti che vorranno proseguire la loro attività in una zona non soggetta al divieto potranno usufruire di una proroga di ulteriori sei mesi.
La spesa: quasi 400 euro a testa in un anno – Un miliardo e 469 milioni: secondo i dati diffusi dai Monopoli di Stato, è quanto è stato speso per i giochi in Emilia-Romagna nel 2016, con un aumento del 5,7% rispetto all’anno precedente. Si tratta dell’8,13% della spesa nazionale. La voce principale riguarda gli apparecchi (slot e Vlt), sui quali sono stati giocati (al netto delle vincite) 923 milioni. Seguono, quasi appaiati, lotto (197) e Gratta e Vinci (194). All’Erario sono andati complessivamente 790 milioni, equivalente al 53,8% di quanto incassato da tutti i giochi. Considerando la popolazione maggiorenne, ogni residente in Regione ha speso 393 nel corso del 2016.
Le ricadute occupazionali – La riduzione dell’offerta di gioco non potrà che avere conseguenze sul livello occupazionale del settore. In Emilia-Romagna, secondo l’associazione di gestori slot Astro, sono in attività 3900 esercizi che vivono totalmente o prevalentemente grazie all’offerta di gioco lecito. Di questi, 3500 sono esercizi generalisti (bar, tabacchi, ecc,) e contano circa 7500 addetti; 400 sono sale dedicate, con 3000 addetti. Al quadro vanno anche aggiunte 150 imprese che si occupano di gestione e manutenzione di slot per conto dei concessionari (con 1500 tra addetti, agenti e impiegati) 20 imprese di costruzione e distribuzione delle macchine (circa 400 occupati) e un concessionario con oltre 80 dipendenti. In totale, sono circa 12500 i posti di lavoro messi potenzialmente a rischio dal taglio di apparecchi (che in regione passeranno da 35 mila a 22 mila) e punti vendita.
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